“‘Lontano dagli occhi, lontano dal cuore’, dice la saggezza popolare. Deve essere per questo che la scienziata Margherita Hack ha pensato bene di proporre la soluzione a suo avviso più saggia per produrre energia nucleare in Italia garantendo al contempo la sicurezza della Penisola: costruire le centrali in Sardegna”, dichiara il capogruppo del Popolo della Libertà nel Consiglio regionale della Sardegna, Mario Diana.
“Purtroppo, però”, sottolinea Diana, “la professoressa Hack non tiene conto di una cosa che, in un paese democratico, non dovrebbe essere priva di una qualche importanza: nell’Isola abitano dei cittadini cui dovrebbe essere riconosciuto il pieno diritto di esprimersi su ciò che avviene nel loro territorio e – per dirla brutalmente – sulla loro pelle, e tali cittadini si sono già espressi in modo chiaro ed univoco in più occasioni contro il nucleare e contro la realizzazione di centrali in Sardegna e si apprestano a farlo nuovamente in occasione dell’imminente referendum”.
“Pur non essendo scienziati di chiara fama, i sardi sono persone di riconosciuto buon senso”, prosegue il capogruppo, “e, a differenza della professoressa Hack, hanno ben chiaro il senso della proporzione. Non sembra molto sensato, infatti, giustificare la proposta del ritorno al nucleare dicendo che ‘se non si fosse mai rischiato non avremmo nemmeno il fuoco’: per quanto un incendio possa causare gravi danni e numerose vittime, appare evidente come il confronto con un incidente atomico sia a dir poco impari”.
“La professoressa, inoltre, probabilmente conosce poco l’Isola e ancor meno le sue prospettive di sviluppo economico”, conclude Diana. “L’idea di realizzare una o più centrali in una terra che deve le sue speranze di superare una condizione di atavica arretratezza economica alla capacità di sfruttare le proprie bellezze ambientali e naturali per attrarre flussi turistici non può certo permettersi scelte che dissuaderebbero tante persone dal visitarla. La proposta, pertanto, non può che incontrare la più netta opposizione da parte dei sardi, i quali sperano che la professoressa Hack, nella sua pur vasta erudizione, riesca a trovare l’occasione per documentarsi meglio sulla Sardegna prima di esprimersi nuovamente in merito alla nostra terra o, in alternativa, scelga argomenti a lei più consoni”.
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