martedì, ottobre 30, 2007

Referendum, soddisfazione per la decisione della Corte d’Appello

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, esprimono soddisfazione per la decisione della Corte d’Appello di Cagliari sul referendum regionale confermativo sulla legge statutaria. “I magistrati hanno optato per la soluzione più saggia”, spiegano i due consiglieri, “perché solo con il rinvio immediato degli atti alla Corte Costituzionale si può impedire che la statutaria venga promulgata nell’attesa di una sua successiva impugnazione”.

“Così facendo”, proseguono Diana e Liori, “la Corte d’Appello ha evitato che entrasse immediatamente in vigore una legge profondamente antidemocratica che avrebbe rafforzato enormemente i poteri del governatore Renato Soru, il quale certo non si sarebbe fatto scrupoli a utilizzarli a suo vantaggio nel tentativo di prolungare di un’altra legislatura la sua permanenza in viale Trento”.

“Ora attendiamo con rinnovata fiducia il pronunciamento della Consulta”, concludono i due consiglieri, “pur nella certezza che la querelle sui cavilli giuridici non potrà mai cancellare il dato politico emerso dal referendum, vale a dire che appena il 5 per cento degli elettori sardi ha espresso parere favorevole all’entrata in vigore della statutaria”.

lunedì, ottobre 22, 2007

Statutaria, non c’è proprio nulla da promulgare

Il referendum confermativo sulla legge statutaria si è concluso con un dato politico eclatante che va al di là delle più rosee aspettative dei sostenitori del No: meno del 5 per cento degli elettori ha scelto di recarsi alle urne per manifestare la volontà di confermare il testo approvato dalla maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, a commento del risultato del referendum regionale di ieri. “La statutaria voluta da Renato Soru è una legge minoritaria da cui oltre il 95 per cento dell’elettorato non è rappresentato”.

“I sardi hanno voluto dare un segnale forte al governatore e alla sua Giunta, nonostante la propaganda illegale del comitato per il Sì, che ha continuato a mandare in onda i suoi spot televisivi durante il silenzio elettorale”, proseguono i due consiglieri. “Soru dovrà considerare con molta attenzione questo dato prima di fare qualsiasi altro passo, soprattutto nel caso in cui la Corte d’Appello dichiarasse nullo il referendum a causa del mancato raggiungimento del quorum”.

“Le riforme istituzionali sono un argomento delicato su cui si deve cercare il consenso, non procedere con atti di forza”, concludono Diana e Liori. “Una legge statutaria promulgata contro il parere degli elettori potrebbe durare al massimo lo spazio di una legislatura, poi sarebbe spazzata via. Noi siamo affinché si facciano delle riforme destinate a durare e a produrre effetti positivi nel tempo. Altrimenti, i sardi continueranno a fare ciò che hanno fatto domenica: voltare le spalle a chi cerca solo grandi risultati di cui assumersi il merito e occuparsi di problemi più pressanti, come la crisi economica e occupazionale che finora il governo regionale di centrosinistra non ha fatto altro che alimentare con scelte politiche disastrose”.

sabato, ottobre 20, 2007

Violato il silenzio elettorale, si blocchi immediatamente la macchina referendaria

Nella giornata di oggi stiamo assistendo a una scandalosa violazione del silenzio elettorale da parte del comitato per il Sì al referendum sulla legge statutaria”, denunciano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori. “Nonostante le norme sui referendum impongano lo stop a ogni forma di propaganda nelle ultime 24 ore precedenti il voto, un’emittente televisiva locale sta continuando a trasmettere gli spot del comitato per il Sì”.

“A questo punto, chiediamo che le procedure di voto siano immediatamente bloccate e che il referendum slitti di una settimana, per consentire al comitato per il No di prendervi parte nelle condizioni di assoluta parità previste dalla legge”, proseguono i due consiglieri. “In caso contrario, preannunciamo che, qualora dovesse prevalere il Sì, chiederemo l’invalidazione del voto poiché il risultato sarebbe inficiato da una campagna propagandistica illegale. Ci impegneremo inoltre affinché su quanto sta accadendo sia fatta chiarezza nelle sedi giudiziarie competenti”.

“Siamo certi che i sardi non si lasceranno abbindolare con mezzi di così bassa lega”, concludono i due consiglieri, “ma faremo comunque rispettare il diritto dei cittadini a una scelta consapevole e non condizionata in maniera surrettizia e illegittima. Siamo pronti a condurre questa battaglia fino in fondo, con ogni mezzo necessario”.

venerdì, ottobre 19, 2007

Corso di specializzazione in medicina generale, bandire subito un nuovo concorso

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, hanno presentato un’interrogazione urgente all’Assessora regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, per chiedere che sia bandito un nuovo concorso per l’ammissione al corso di formazione specifica in medicina regionale per il triennio 2007-2010, essendo rimasti ancora da assegnare dodici dei venticinque posti disponibili.

I due consiglieri fanno riferimento alla graduatoria pubblicata oggi sul sito Internet della Regione: a fronte di venticinque posti disponibili, gli idonei risultano soltanto tredici. “La mancata ammissione al corso”, si legge nell’interrogazione, “rappresenta, per gli aspiranti partecipanti, la vanificazione di un importante percorso formativo e la perdita di un’opportunità lavorativa pressoché certa”. Il superamento del corso è infatti indispensabile per poter esercitare la professione medica come medico di famiglia o come titolare di guardia medica.

Liori e Diana chiedono se la Dirindin non ritiene che il concorso sia stato troppo selettivo, come saranno coperti i posti non assegnati e come saranno impiegate le risorse delle relative borse di studio. Inoltre, i due consiglieri propongono di bandire un nuovo concorso per assegnare i dodici posti vacanti o, in alternativa, di cumularli a quelli del triennio 2008-2011, in modo tale da mettere a concorso, il prossimo anno, trentasette posti anziché venticinque.



INTERROGAZIONE URGENTE LIORI – DIANA, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per l’ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale 2007-2010


I sottoscritti,

PREMESSO che, ai sensi del D.Lgs. 8 agosto 1991, n. 257, per l’esercizio della professione medica in qualità di medico di base convenzionato con il Servizio sanitario nazionale o di titolare di guardia medica è necessaria, oltre alla laurea in medicina, l’effettuazione di un corso di formazione specifica in medicina generale, organizzato dalla Regione;

CONSIDERATO che in data odierna è stata pubblicata sul sito Internet della Regione la graduatoria degli ammessi al corso per il triennio 2007-2010;

VERIFICATO che, su 25 posti disponibili, gli ammessi al corso risultano essere soltanto 13;

VALUTATO che la mancata ammissione al corso rappresenta, per gli aspiranti partecipanti, la vanificazione di un importante percorso formativo e la perdita di un’opportunità lavorativa pressoché certa;

SOTTOLINEATO che la frequenza del corso è finanziata dalla Regione per mezzo di borse di studio;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale alla Sanità

affinché riferisca

  • Se non ritiene che il concorso per l’ammissione al corso di formazione specifica sia stato eccessivamente selettivo, dal momento che gli idonei risultano essere appena la metà dei posti disponibili;

  • Come saranno occupati i 12 posti ancora disponibili per il triennio 2007-2010 e come saranno utilizzati i fondi stanziati per le relative borse di studio;

  • Se esiste la possibilità di bandire un nuovo concorso per l’assegnazione dei 12 posti ancora disponibili per il triennio 2007-2010;

  • Se esiste la possibilità di cumulare i 12 posti non assegnati ai 25 disponibili per il triennio 2008-2011, con contestuale cumulo delle risorse per il finanziamento delle borse di studio.

giovedì, ottobre 18, 2007

Colle di Tuvixeddu, no al devastante progetto della Regione

Bloccare subito il progetto per la fruizione del parco archeologico del Colle di Tuvixeddu che la Regione ha trasmesso al Comune di Cagliari: lo chiedono i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, in un’interrogazione urgente al Presidente della Regione, Renato Soru, e all’Assessora regionale ai Beni culturali, Maria Antonietta Mongiu. I due consiglieri fanno riferimento alle notizie apparse oggi sulla stampa, le quali delineano un progetto assai più devastante di quello relativo al Piano integrato d’area ‘Sistema dei Colli’ bloccato dalla Regione e oggetto di contenzioso presso il Tar da parte di Coimpresa, società titolare dell’area.

Il progetto, sottolineano Diana e Liori, “comporterebbe la realizzazione di un ponte tra le due sponde del canyon che attraversa il parco archeologico, di un tunnel scavato al di sotto dal canyon, in cui dovrebbero essere ubicati un museo e una sala cinematografica, di passerelle ancorate alle pareti del canyon, di un anfiteatro all’aperto da 5.000 posti e di un parcheggio interrato per 300 auto”, oltre all’“interramento delle tombe della necropoli, la cui fruizione sarebbe consentita esclusivamente per mezzo di riproduzioni multimediali tridimensionali che sarebbero ospitate presso Villa Mulas”. Il progetto “appare passibile di arrecare danni irreparabili a un’area archeologica di fondamentale importanza, ritenuta tra le più importanti necropoli del bacino del Mediterraneo, sia a causa delle profonde modificazioni che si intende apportare al sito che del massiccio afflusso di visitatori che si prevede di attrarre” e “non tiene in alcun conto i principi di tutela del paesaggio e dell’identità dei luoghi che sono alla base del Piano paesaggistico regionale”. Inoltre, i due consiglieri dimostrano come i rilievi mossi dalla Giunta regionale al progetto di Coimpresa possano essere ugualmente validi per il progetto elaborato da Clément.

Diana e Liori chiedono dunque con quale procedura ad evidenza pubblica l’esecutivo ha selezionato Clément per la realizzazione del progetto e sulla base di quali titoli, a quanto ammonta la somma stanziata per la realizzazione del progetto, se è stata verificata la sua coerenza con il Piano paesaggistico regionale e se è già stato approvato dalla Giunta; in caso affermativo, chiedono anche per quali ragioni non è stata ricercata un’intesa con il Comune di Cagliari. Infine, i due consiglieri chiedono se Soru e Mongiu “non ritengono che il progetto presenti rischi maggiori per la tutela del paesaggio e dell’identità del Colle di Tuvixeddu rispetto a quello relativo al Piano integrato d’area bloccato dall’Amministrazione regionale” e sollecitano perciò che il nuovo progetto sia ritirato e che l’esecutivo consenta la realizzazione del Piano integrato d’area, “ritenendolo assai meno dannoso” rispetto al progetto commissionato a Clément.



INTERROGAZIONE URGENTE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sul progetto per la fruizione del Colle di Tuvixeddu commissionato dalla Giunta regionale a tale Gilles Clément


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Si apprende dalla stampa che la Giunta regionale avrebbe consegnato al Comune di Cagliari copia di un progetto per la fruizione del parco archeologico del Colle di Tuvixeddu, il quale prevederebbe profondi interventi di trasformazione dell’area finalizzati a renderla fruibile per attività culturali e di spettacolo;

  • Il progetto di cui sopra sarebbe stato commissionato dalla Giunta regionale a tale Gilles Clément;


CONSIDERATO che

  • Il progetto di cui sopra comporterebbe la realizzazione di un ponte tra le due sponde del canyon che attraversa il parco archeologico, di un tunnel scavato al di sotto dal canyon, in cui dovrebbero essere ubicati un museo e una sala cinematografica, di passerelle ancorate alle pareti del canyon, di un anfiteatro all’aperto da 5.000 posti e di un parcheggio interrato per 300 auto;

  • Il progetto prevederebbe inoltre l’interramento delle tombe della necropoli, la cui fruizione sarebbe consentita esclusivamente per mezzo di riproduzioni multimediali tridimensionali che sarebbero ospitate presso Villa Mulas, all’interno del parco;


VALUTATO che

  • Il progetto di cui sopra appare passibile di arrecare danni irreparabili a un’area archeologica di fondamentale importanza, ritenuta tra le più importanti necropoli del bacino del Mediterraneo, sia a causa delle profonde modificazioni che si intende apportare al sito che del massiccio afflusso di visitatori che si prevede di attrarre;

  • Il progetto non tiene in alcun conto i principi di tutela del paesaggio e dell’identità dei luoghi che sono alla base del Piano paesaggistico regionale adottato con Del. n. 22/3 del 24 maggio 2006;


RAMMENTATO che

  • Con Del. n. 5/23 del 7 febbraio 2007, la Giunta regionale ha disposto che l’approvazione del progetto di valorizzazione del parco archeologico equivarrà a dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, con contestuale esproprio dell’area in cui essa dovrà sorgere, la quale è interessata da un Piano integrato d’area in avanzata fase di realizzazione, bloccato dall’Amministrazione regionale e oggetto di contenzioso presso il Tribunale amministrativo regionale della Sardegna su iniziativa della società titolare dell’area;

  • Relativamente al Piano integrato d’area in fase di realizzazione, la delibera di cui sopra contiene le seguenti affermazioni:

    a) “La necropoli, che si è conservata a lungo in una condizione di equilibrio millenaria, è oggi a rischio. Il luogo con una spiccata identità e peculiarità rischia infatti di essere banalizzato da interventi superflui ed incoerenti e l’impressione generale che si ricava percorrendo il sito è che con i lavori sinora effettuati lo stesso stia subendo modifiche importanti, che la configurazione originaria stia cambiando e sia cambiata in parti significative, che l’idea che ha mosso il progetto sia quella di realizzare uno scenario da giardino pubblico, gradevole, attraente, consumabile, in una visione parziale e riduttiva dell’ambiente, della storia e del paesaggio”.

    b) “L’impressione è che alla base degli interventi vi sia un’idea che non è condivisibile: quella di bonificare e abbellire il contesto della necropoli, come se lo si ritenesse inespressivo, difettoso sul piano formale ed estetico. E in realtà la sequenza degli interventi in corso lede il carattere costitutivo dell’antica necropoli e delle stratificazioni ulteriori, il cui tratto distintivo era quello della cupezza, dell’inquietante senso di desolazione che i luoghi spogli e aridi suscitano. L’idea di attenuare (e adulterare questo carattere) non è condivisibile e desta perplessità la stessa idea di rendere agevolmente percorribile l’area in ogni sua parte”.

    c) “Alla disposizione delle sepolture connessa – derivata dalla morfologia del terreno e quindi naturale – si sovrappone un artificio geometrico, arbitrarie direttrici, una gerarchia che mette in subordine l’immagine della necropoli. La stessa intensiva messa e/o rimessa in luce di sepolture non appare giustificata né sul piano della percezione dei manufatti, né sul piano della fruibilità, né sul piano della conservazione degli stessi e della sicurezza. Altro elemento lesivo del paesaggio archeologico e dell’integrità delle superfici di strato, delle unità stratigrafiche sono le intensive canalizzazioni per sottoservizi presenti nell’area”.


SOTTOLINEATO che

  • Il tunnel che il progetto prevede sia scavato al di sotto del canyon rientrerebbe in una zona del parco costellata di sepolture;

  • Il progetto prevederebbe inoltre che numerosi spazi all’interno del parco siano adibiti a giardini e in particolare è previsto che in una vasta area siano coltivati papaveri;

  • Il progetto prevederebbe la realizzazione di edifici di varia natura e di un’area attrezzata per la pratica sportiva;


CHIEDONO DI INTERROGARE

il Presidente della Regione e l’Assessore regionale ai Beni culturali

affinché riferiscano

  • Per mezzo di quali procedure ad evidenza pubblica la Giunta regionale è pervenuta a commissionare a tale Gilles Clément la realizzazione di un progetto per la fruizione del parco archeologico di Tuvixeddu;

  • Sulla base di quali titoli si è deciso di commissionare a tale soggetto la realizzazione del progetto;

  • A quanto ammonta la somma stanziata dalla Giunta regionale per la realizzazione del progetto e con quali atti ne è stato disposto l’impegno;

  • Se è stata verificata la coerenza del progetto con i principi del Piano paesaggistico regionale e con le Norme tecniche di attuazione;

  • Se non ritengono che il progetto presenti rischi maggiori per la tutela del paesaggio e dell’identità del Colle di Tuvixeddu rispetto a quello relativo al Piano integrato d’area bloccato dall’Amministrazione regionale;

  • Se il progetto è già stato approvato con delibera della Giunta regionale e, in caso affermativo, in quale data e per quali ragioni non è stata ricercata alcuna intesa con il Comune di Cagliari;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di ritirare il progetto trasmesso al Comune di Cagliari e di consentire la realizzazione del progetto relativo al Piano integrato d’area ‘Sistema dei Colli’, già in avanzata fase di realizzazione, ritenendolo assai meno dannoso per la tutela del paesaggio e dell’identità del colle di Tuvixeddu rispetto a quello commissionato a Gilles Clément.

Gli steward di Ryanair non parlano italiano. Ma la Regione paga

Gli assistenti di volo della compagnia low-cost irlandese Ryanair impiegati sulle rotte da e per la Sardegna non parlano italiano. Lo denunciano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, in un’interrogazione rivolta al Presidente della Regione, Renato Soru, e all’Assessore regionale ai Trasporti, Sandro Broccia, per chiedere che la Giunta regionale, nell’assegnare i contributi per l’attrazione delle compagnie low-cost, imponga a queste ultime il rispetto di precisi standard per quanto riguarda il servizio ai passeggeri e la sicurezza a bordo.

“Sul volo pomeridiano Cagliari-Pisa del 17 ottobre”, si legge nell’interrogazione, “gli assistenti di volo non parlavano la lingua italiana e non erano perciò in grado né di effettuare il servizio di assistenza ai passeggeri, presumibilmente tutti o quasi italiani dal momento che il volo collegava due città italiane, né, per la medesima ragione, di garantire la sicurezza a bordo qualora si fossero verificate situazioni di emergenza”. Il fatto è accaduto appena otto giorni dopo l’approvazione dell’ennesima delibera della Giunta regionale che stanzia finanziamenti, nella misura di 7.800.000 euro, alle società che gestiscono gli aeroporti di Cagliari-Elmas, Alghero e Olbia, da utilizzare per le iniziative promozionali necessarie ad attrarre le compagnie low-cost.

Ricordato che “la Regione è tenuta a impiegare le proprie risorse nell’interesse esclusivo della collettività sarda”, i due consiglieri chiedono a Soru e Broccia se sono al corrente del fatto che Ryanair utilizza, sui collegamenti da e per la Sardegna, personale di volo che non parla la lingua italiana e se risulta che tale pratica sia adottata anche da altre compagnie low-cost. Infine, Diana e Liori chiedono di condizionare i finanziamenti al rispetto, da parte delle compagnie a basso costo, di “precisi requisiti relativamente alla qualità del servizio offerto e al livello di sicurezza, primo tra tutti l’impiego di personale in grado di svolgere il servizio di assistenza a bordo nella lingua madre dei passeggeri” e la revoca dei finanziamenti già stanziati, “nei casi in cui questi siano stati utilizzati per favorire l’attivazione di collegamenti aerei gestiti da compagnie che non garantiscono gli standard qualitativi e di sicurezza più elementari”.



INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sulla qualità del servizio e sul livello di sicurezza garantiti ai passeggeri dalle compagnie aeree low-cost operanti in Sardegna


I sottoscritti,


PREMESSO che la Regione finanzia le società di gestione degli aeroporti sardi al fine di incrementare la loro capacità di attrarre le compagnie che forniscono collegamenti aerei a basso costo;

SOTTOLINEATO, a titolo meramente esemplificativo, che, con Del. n. 40/7 del 9 ottobre 2007, la Giunta regionale ha adottato uno stralcio del Piano per la comunicazione istituzionale con cui ha stanziato complessivi € 7.800.000 a favore delle società che gestiscono gli aeroporti di Cagliari-Elmas, Olbia e Alghero, da utilizzare per finanziare iniziative di promozione finalizzate all’attrazione delle compagnie aeree low-cost;

ATTESTATO che, sul volo pomeridiano Cagliari-Pisa del 17 ottobre u.s. della compagnia low-cost irlandese Ryanair, gli assistenti di volo non parlavano la lingua italiana e non erano perciò in grado né di effettuare il servizio di assistenza ai passeggeri, presumibilmente tutti o quasi italiani dal momento che il volo collegava due città italiane, né, per la medesima ragione, di garantire la sicurezza a bordo qualora si fossero verificate situazioni di emergenza;

VALUTATO che la Regione è tenuta a impiegare le proprie risorse nell’interesse esclusivo della collettività sarda;


CHIEDONO DI INTERROGARE

il Presidente della Regione e l’Assessore regionale ai Trasporti

affinché riferiscano

  • Se sono a conoscenza del fatto che sui collegamenti aerei low-cost da e per gli aeroporti sardi viene impiegato personale che non parla la lingua italiana;

  • Se risulta che altre compagnie aeree low-cost operanti sulle tratte da e per la Sardegna impieghino sui propri voli personale che non parla la lingua italiana;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di condizionare i finanziamenti alle società di gestione degli aeroporti sardi per l’attrazione delle compagnie aeree low-cost al rispetto, da parte di queste ultime, di precisi requisiti relativamente alla qualità del servizio offerto ai passeggeri e al livello di sicurezza, primo tra tutti l’impiego di personale in grado di svolgere il servizio di assistenza a bordo nella lingua madre dei passeggeri;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di revocare i finanziamenti già stanziati a favore delle società di gestione degli aeroporti sardi nei casi in cui questi siano stati utilizzati per favorire l’attivazione di collegamenti aerei gestiti da compagnie che non garantiscono gli standard qualitativi e di sicurezza più elementari nei confronti dei passeggeri.

mercoledì, ottobre 17, 2007

Organizzazioni di produttori, rivedere i requisiti minimi per il comparto suino

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, hanno presentato un’interrogazione all’Assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis, per chiedere la modifica dei requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo fissati dalla Giunta regionale.

Nell’interrogazione, i due consiglieri tracciano una cronistoria dei requisiti per il riconoscimento a partire dalla prima disciplina del settore, avvenuta nel 2001 a livello statale. Allora, per le organizzazioni di qualsiasi comparto, erano richiesti almeno cento produttori e un volume di prodotto commercializzato pari al 5 per cento dell’intera produzione regionale. Nel periodo 2002-2006, quando sono stati applicati tali requisiti, le organizzazioni del comparto suinicolo sardo hanno dovuto fare i conti con una sovrastima della produzione: i dati Istat sono arrivati a superare del 266,69% quelli rilevati dall’Assessorato regionale alla Sanità nei centri di macellazione autorizzati. Il volume minimo di produzione commercializzata veniva calcolato sulla base di una produzione regionale (sovrastimata) di 180 miliardi di lire, per cui le singole organizzazioni dovevano dimostrare un volume di affari di almeno 4 miliardi e mezzo (considerato che i requisiti minimi venivano dimezzati per le Regioni Obiettivo 1) per avere il riconoscimento: numeri impossibili da raggiungere per il modesto comparto isolano, tanto che le organizzazioni di produttori si sono viste costrette a ricorrere al Tar.

Nel 2005, il governo ha modificato i requisiti, portando a cinque il numero minimo di associati e a 3 milioni di euro il volume minimo di produzione commercializzata. Successivamente, in seguito alla concertazione tra lo Stato e le Regioni, il volume minimo per il solo comparto suino è sceso a 1 milione di euro o, in alternativa, il 3 per cento della produzione regionale. Nello scorso mese di luglio, la Giunta regionale ha adottato requisiti minimi superiori a quelli nazionali, come consentito dalla legge: cento produttori associati e 3 milioni di euro di fatturato. Tali requisiti, si legge nell’interrogazione, “risultano eccessivi in raffronto alle caratteristiche peculiari del comparto suinicolo sardo, che già in passato ha subito ingenti danni economici dovuti all’impossibilità di ottenere il riconoscimento delle organizzazioni di produttori nonostante i requisiti minimi fossero inferiori a quelli attualmente fissati dalla Regione”. Inoltre, “il comparto suinicolo sardo si trova a fare i conti con il perdurare del fenomeno dell’importazione illegale di bestiame da macello e con le periodiche recrudescenze della peste suina africana, con conseguenti, gravi ripercussioni sulla capacità produttiva delle aziende e sul valore di mercato della produzione”. Oltre al danno, la beffa: la concorrenza sleale del bestiame importato illegalmente e gli effetti della peste suina renderanno più difficile raggiungere i requisiti, facendo così perdere alle organizzazioni i contributi per i quali è necessario il riconoscimento.

Diana e Liori chiedono dunque all’assessore Foddis per quali ragioni sono stati fissati tali requisiti e sulla base di quali dati si ritiene che essi siano “realisticamente compatibili con le dimensioni del comparto suinicolo sardo”. Infine, i due consiglieri chiedono la revoca della delibera o la sua rettifica con la rimodulazione dei requisiti minimi.



INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sui requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Le organizzazioni di produttori agricoli sono state regolamentate una prima volta con D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 228, il quale prevede quali requisiti minimi per il riconoscimento da parte delle Regioni un numero minimo di cento associati e un volume di produzione commercializzata pari almeno al 5% della produzione regionale;

  • Ai sensi del decreto di cui sopra, le Regioni ricadenti nell’Obiettivo 1 del Quadro comunitario di sostegno dell’Unione Europea erano autorizzate a dimezzare il volume minimo di produzione commercializzata;

  • In Sardegna, il volume di produzione del comparto suinicolo, così come rilevato dall’Istat, risultava all’epoca ampiamente sovrastimato, tanto che, nell’applicare il decreto di cui sopra, il volume minimo di produzione commercializzata veniva calcolato sulla base di una produzione complessiva regionale pari a £ 180.000.000.000 e risultava pertanto pari a £ 4.500.000.000;

  • Il raffronto tra i dati in possesso dell’Istat, frutto di stime, e quelli rilevati dall’Assessorato regionale alla Sanità, provenienti dai centri di macellazione autorizzati, evidenziano, per il solo anno 2002, una discrepanza del 266,69%: a fronte di 890.663 capi stimati dall’Istat, ne sono risultati macellati solamente 242.892 (di cui 195.573 lattonzoli e 123.690 magroni, da cui vanno sottratti 76.371 capi importati in Sardegna per la macellazione);

  • La media calcolata negli anni 2002-2006 è di 188.800 lattonzoli e 116.280 magroni all’anno, da cui sottrarre 46.570 capi importati, per un totale di 258.510 capi allevati e macellati nell’Isola;

  • Tale dato evidenzia ulteriormente la sovrastima praticata dall’Istat, causa del mancato riconoscimento di organizzazioni di produttori in possesso dei requisiti previsti dal D.Lgs. n. 228/2001;

  • La sovrastima è stata oggetto di ricorso al Tribunale amministrativo regionale da parte delle organizzazioni di produttori aspiranti al riconoscimento;


CONSIDERATO che

  • Le organizzazioni di produttori sono state successivamente disciplinate con D.Lgs. 27 maggio 2005, n. 102, il quale ha fissato in cinque il numero minimo di associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata;

  • A seguito della concertazione in sede di Conferenza Stato-Regioni, il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali ha stabilito definitivamente, con Decreto 12 febbraio 2007, n. 85, i requisiti minimi per le organizzazioni di produttori, fissando, relativamente al comparto suinicolo, in cinque il numero minimo di associati e in € 1.000.000 o il 3% della produzione regionale il volume minimo di produzione commercializzata;


VALUTATO che

  • Con Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007, la Giunta regionale ha emanato le proprie direttive per quanto concerne il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, così come previsto dal D.Lgs. n. 102/2005, il quale attribuisce alle Regioni il potere di stabilire requisiti minimi più elevati di quelli stabiliti dallo Stato;

  • La delibera di cui sopra, relativamente al comparto suinicolo, fissa in cento il numero minimo di associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata;


SOTTOLINEATO che

  • Alla luce di quanto illustrato in premessa, i requisiti previsti nella Del. n. 27/16 risultano eccessivi in raffronto alle caratteristiche peculiari del comparto suinicolo sardo, che già in passato ha subito ingenti danni economici dovuti all’impossibilità di ottenere il riconoscimento delle organizzazioni di produttori nonostante i requisiti minimi fossero inferiori a quelli attualmente fissati dalla Regione;

  • Il comparto suinicolo sardo si trova a fare i conti con il perdurare del fenomeno dell’importazione illegale di bestiame da macello e con le periodiche recrudescenze della peste suina africana, con conseguenti, gravi ripercussioni sulla capacità produttiva delle aziende e sul valore di mercato della produzione;

  • Tali problemi, oltre a rendere più difficile il rispetto dei requisiti minimi fissati dalla Regione per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, causano danni economici gravissimi al comparto, che saranno ulteriormente aggravati dalla perdita dei contributi alle organizzazioni di produttori, i quali vengono corrisposti solo in seguito al riconoscimento delle organizzazioni da parte della Regione;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale all’Agricoltura

affinché riferisca

  • Per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di fissare in cento il numero minimo di produttori associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo e sulla base di quali dati ritiene che tali requisiti siano realisticamente compatibili con le dimensioni del comparto suinicolo sardo;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di revocare la Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007 o, in alternativa, di rettificarla rimodulando i requisiti minimi richiesti per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo.

martedì, ottobre 16, 2007

Lettera a Spissu sulla nuova moquette del Consiglio regionale

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, hanno inviato stamani al Presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, una lettera in merito ai lavori di ristrutturazione in corso presso l'Aula consiliare.


Oggetto: Lavori di ristrutturazione in corso presso l’Aula consiliare


Egregio Presidente,

consapevoli dell’elevato valore che l’utilizzo di prodotti locali riveste nell’affermazione dell’identità sarda e delle ricadute positive che potrebbero essere generate nel tessuto economico isolano se le istituzioni regionali scegliessero i loro fornitori unicamente tra le imprese sarde, Le chiediamo di volerci tempestivamente fornire alcune informazioni relativamente ai lavori di ristrutturazione attualmente in corso presso l’Aula consiliare. Visto che i lavori riguardano principalmente la posa di una nuova moquette, cogliamo l’occasione per ricordarLe il grave stato di crisi in cui versano le industrie tessili sarde, molte delle quali hanno chiuso i battenti anche in tempi recenti incrementando di centinaia di unità il numero dei disoccupati, e gli impegni assunti in campagna elettorale dallo schieramento politico che Lei rappresenta relativamente alla valorizzazione dei prodotti e dell’identità sardi, a partire dai panini in vendita negli aeroporti dell’Isola.

  1. I lavori di posa della nuova moquette sono stati affidati a un’impresa sarda?

  2. Con quali criteri è stata individuata l’impresa cui affidare i lavori?

  3. I materiali utilizzati, in particolare la moquette, sono di provenienza sarda?

Cordiali saluti


venerdì, ottobre 12, 2007

La Giunta taglia tutte le organizzazioni di produttori lattiero-caseari bovini. Tranne una

Per quale motivo la Giunta regionale, nell’approvare i requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, per il comparto lattiero-caseario bovino ha fissato valori talmente elevati da consentire a una sola delle organizzazioni operanti in Sardegna di ottenere il riconoscimento? Lo chiedono i consiglieri regionali del gruppo di Alleanza Nazionale in un’interpellanza, con primo firmatario l’on. Mario Diana, all’Assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis.

I consiglieri della destra fanno riferimento alla normativa nazionale, che fissa in cinque il numero minimo di produttori associati necessario per ottenere il riconoscimento e in un milione di euro il volume minimo di produzione commercializzata, per tutte le produzioni lattiero-casearie. La legge nazionale concede inoltre alle Regioni il potere di aumentare i requisiti minimi fissati dallo Stato. In Sardegna, la Giunta ha approvato lo scorso 17 luglio la delibera con cui stabilisce i requisiti minimi per le organizzazioni di produttori sardi, portando quelli per il comparto lattiero-caseario bovino a 350 produttori aderenti e 125 milioni di euro di volume minimo di produzione commercializzata. Il secondo requisito è incrementato del 2.500 per cento rispetto a quello fissato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

“I requisiti minimi fissati dalla Giunta regionale appaiono del tutto sproporzionati rispetto alle dimensioni del comparto bovino sardo”, si legge nell’interrogazione, che sottolinea inoltre come per gli altri comparti il volume minimo di produzione commercializzata non arrivi mai a superare i 30 milioni di euro. Inoltre, “i requisiti minimi fissati dalla Giunta, a quanto risulta, potrebbero essere rispettati da una sola delle organizzazioni di produttori del comparto oggi esistenti e porterebbero dunque alla revoca del riconoscimento a soggetti cooperativi importanti e consolidati, in particolare delle zone interne”. Tale revoca comporterebbe “la loro esclusione dai contributi specifici previsti per le organizzazioni di produttori, oltre a privarle del loro ruolo di fondamentale importanza nella programmazione della produzione, nella stabilizzazione dei prezzi e nel supporto alla commercializzazione, a tutto svantaggio dei produttori”.

Il gruppo di An chiede perciò a Foddis per quali ragioni e sulla base di quali dati la Giunta ha ritenuto di fissare requisiti così elevati per le organizzazioni di produttori del comparto lattiero-caseario bovino e la revoca della delibera o quantomeno una sua rettifica con una rimodulazione dei requisiti.



INTERPELLANZA DIANA – LIORI – ARTIZZU – MORO – SANNA Matteo sulle direttive in materia di organizzazioni di produttori agricoli emanate dalla Giunta regionale con Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Il D.Lgs. 27 maggio 2005, n. 102, ha introdotto norme per la regolamentazione delle organizzazioni di produttori agricoli;

  • L’art. 3, comma 3, del D.Lgs. n. 102/2005 attribuisce al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali il potere di stabilire per decreto il numero minimo di produttori aderenti e il volume minimo di produzione commercializzata per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori;

  • L’art. 3, comma 5, del D.Lgs. n. 102/2005 attribuisce alle Regioni il potere di stabilire limiti superiori a quelli indicati dal Ministro nel decreto di cui sopra;


CONSIDERATO che

  • Con Decreto 12 febbraio 2007, n. 85, il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali ha fissato i requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori;

  • Relativamente alle organizzazioni di produttori lattiero-caseari, il decreto di cui sopra stabilisce i requisiti minimi di 5 produttori aderenti e 1.000.000 Euro di volume minimo di produzione commercializzata;


PRESO ATTO che

  • Con Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007, la Giunta regionale ha fissato i requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori;

  • Relativamente alle organizzazioni di produttori lattiero-caseari del comparto bovino, la delibera di cui sopra stabilisce i requisiti minimi di 350 produttori aderenti e 125.000.000 Euro di volume minimo di produzione commercializzata;


VALUTATO che

  • I requisiti minimi fissati dalla Giunta regionale appaiono del tutto sproporzionati rispetto alle dimensioni del comparto bovino sardo e peraltro il volume minimo di produzione commercializzata non è neppure lontanamente paragonabile ai volumi minimi fissati per i diversi altri comparti di produzione, per nessuno dei quali si arriva a superare i 30.000.000 Euro;

  • I requisiti minimi fissati dalla Giunta, a quanto risulta, potrebbero essere rispettati da una sola delle organizzazioni di produttori del comparto oggi esistenti e porterebbero dunque alla revoca del riconoscimento a soggetti cooperativi importanti e consolidati, in particolare delle zone interne;

  • La revoca del riconoscimento a tali realtà comporterebbe la loro esclusione dai contributi specifici previsti per le organizzazioni di produttori, oltre a privarle del loro ruolo di fondamentale importanza nella programmazione della produzione, nella stabilizzazione dei prezzi e nel supporto alla commercializzazione, a tutto svantaggio dei produttori;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale all’Agricoltura

affinché riferisca

  • Per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di fissare in 125.000.000 Euro il volume minimo di produzione commercializzata necessario per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, incrementando del 2500% il volume minimo stabilito dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali;

  • Sulla base di quali dati la Giunta regionale ritiene che tale volume minimo di produzione commercializzata sia realisticamente compatibile con le dimensioni del comparto bovino sardo;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di revocare la Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007 o, in alternativa, di rettificarla rimodulando i requisiti minimi richiesti per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori lattiero-caseari del comparto bovino.

giovedì, ottobre 11, 2007

Protezione civile, la Giunta regionale calpesta le leggi

Revocare l’attribuzione delle funzioni regionali di protezione civile al Corpo Forestale, decisa dalla Giunta regionale con una delibera anziché con una legge regionale da sottoporre al Consiglio, così come prevede la legge istitutiva del Corpo: è quello che chiedono i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, in un’interrogazione all’Assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente, Ciccitto Morittu.

I due consiglieri fanno riferimento a una delibera del 25 settembre scorso, con cui la Giunta, nelle more della riorganizzazione dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente, ha sottratto competenze e personale al Servizio Protezione Civile, Tutela del Suolo e Politiche Forestali dell’Assessorato, attribuendo il tutto alla direzione generale del Corpo Forestale. Secondo la legge istitutiva del Corpo, però, quest’ultimo ha, in materia di protezione civile, soltanto compiti operativi di collaborazione e, per qualsiasi altra funzione non prevista dalla legge istitutiva, è necessaria l’approvazione di un’apposita legge o regolamento.

Secondo Liori e Diana, inoltre, le competenze regionali in materia di protezione civile comportano compiti di coordinamento tra le diverse strutture operanti sul territorio, compiti che appaiono non compatibili con la funzione di struttura operativa dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente che la legge istitutiva attribuisce al Corpo Forestale. Una simile attribuzione, si legge nell’interrogazione, “non trova riscontro né in altre realtà regionali, né nelle leggi dello Stato”, che inserisce il proprio Corpo Forestale tra le diverse strutture operative della protezione civile nazionale, alla pari con le associazioni di volontariato. “L’attribuzione delle competenze regionali in materia di protezione civile al Corpo Forestale”, prosegue l’interrogazione, “è stata decisa nonostante il parere contrario delle altre strutture operanti in Sardegna nella protezione civile e che dal Corpo Forestale dovrebbero in futuro essere coordinate, e risulta pertanto imposta dall’alto in assenza di alcun confronto democratico”.

Liori e Diana rilevano infine l’incongruenza tra l’atto della Giunta e la legge sul federalismo interno approvata l’anno scorso dal Consiglio regionale, la quale mantiene in capo alla Regione i poteri di indirizzo e coordinamento in materia di protezione civile, delegando a Province e Comuni le funzioni organizzative e attuative, anche per quanto concerne l’utilizzo delle associazioni di volontariato. Mentre la legge resta inattuata, l’esecutivo decide di mantenere l’attuale accentramento di poteri, limitandosi a trasferirli dall’Assessorato al Corpo Forestale.

I due consiglieri chiedono dunque all’Assessore per quali ragioni la Giunta ha deciso il trasferimento di competenze “in contrasto con le normative di legge vigenti” e la revoca della delibera ritenuta illegittima. Infine, nell’interrogazione si chiede l’applicazione della legge sul federalismo interno, con il trasferimento a Province e Comuni delle competenze previste nella normativa, e l’istituzione di un Dipartimento di Protezione Civile che faccia capo alla Giunta regionale, cui attribuire le competenze della Regione in materia.



INTERROGAZIONE LIORI – DIANA, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento di compiti e personale del Servizio Protezione Civile dall’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente al Corpo Forestale


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Con L.R. 5 novembre 1985, n. 5, è stato istituito il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Sardegna;

  • L’art. 1, comma 6, della L.R. n. 5/1985, relativamente ai compiti del Corpo Forestale in materia di protezione civile, recita: “Sono affidati altresì al Corpo compiti di collaborazione nelle attività connesse alla protezione civile”;

  • L’art. 1, comma 2, della L.R. n. 5/1985, nell’elencare le funzioni attribuite al Corpo Forestale, recita: “Ogni altra funzione attribuita con legge o regolamento”;

  • L’art. 2, comma 1, della L.R. n. 5/1985 recita: “Il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale è struttura operativa dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti di cui all’art. 1”;


CONSIDERATO che

  • Con Del. n. 37/22 del 25 settembre 2007, la Giunta regionale ha disposto la trasformazione del Servizio Protezione Civile, Tutela del Suolo e Politiche Forestali dell’Assessorato regionale alla Difesa dell’Ambiente in Servizio Tutela del Suolo e Politiche Forestali, attribuendo contestualmente le competenze della Regione in materia di protezione civile alla direzione generale del Corpo Forestale;

  • Tali competenze, ai sensi della L.R. n. 5/1985, non figurano tra quelle esplicitamente attribuite al Corpo Forestale e l’attribuzione avrebbe dovuto pertanto essere effettuata con legge o regolamento;


VALUTATO che

  • L’attribuzione al Corpo Forestale delle competenze regionali in materia di protezione civile, le quali comportano compiti di coordinamento tra le diverse strutture operanti sul territorio, non appare compatibile con la funzione di struttura operativa attribuita al Corpo;

  • Una simile attribuzione non trova riscontro né in altre realtà regionali, né nelle leggi dello Stato, le quali (L. 24 febbraio 1992, n. 225) includono il Corpo Forestale dello Stato tra le strutture che svolgono compiti di supporto e consulenza in materia di protezione civile, alla pari, per esempio, delle associazioni di volontariato;

  • L’attribuzione delle competenze regionali in materia di protezione civile al Corpo Forestale è stata decisa nonostante il parere contrario delle altre strutture operanti in Sardegna nella protezione civile e che dal Corpo Forestale dovrebbero in futuro essere coordinate, e risulta pertanto imposta dall’alto in assenza di alcun confronto democratico;


SOTTOLINEATO che

  • Risulta inattuata la L.R. 12 giugno 2006, n. 9, la quale, agli artt. 69-70, mantiene in capo alla Regione i poteri di indirizzo e coordinamento in materia di protezione civile, delegando a Province e Comuni le funzioni organizzative e attuative, anche per quanto concerne l’utilizzo delle associazioni di volontariato;

  • La Del. n. 37/22 di cui sopra, dal momento che affida al Corpo Forestale le funzioni in materia di protezione civile finora in capo all’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente, va in ottica diametralmente opposta al dettato normativo della L.R. n. 9/2006, confermando l’attuale accentramento di potere in capo a un unico ente anziché operare il decentramento nei confronti degli enti locali stabilito dalla legge;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente

affinché riferisca

  • Per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di affidare alla direzione generale del Corpo Forestale le funzioni in materia di protezione civile precedentemente attribuite al Servizio Protezione Civile, Tutela del Suolo e Politiche Forestali dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente, in contrasto con le normative di legge vigenti;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di riconoscere l’illegittimità della Del. n. 37/22 del 25 settembre 2007 e pertanto di revocarla;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di applicare il dettato normativo della L.R. n. 9/2006, trasferendo a Province e Comuni le competenze in materia di protezione civile di cui all’art. 70;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di istituire un Dipartimento di Protezione Civile, ad essa direttamente facente capo, cui attribuire le competenze regionali in materia.

mercoledì, ottobre 10, 2007

Presenze nei porti turistici, la Regione renda noti i dati completi

Assistiamo per l’ennesima volta all’insensato trionfalismo della giunta Soru per un presunto incremento delle presenze degli yacht sopra i 14 metri nei porti turistici sardi e per l’ennesima volta chiediamo che la Regione renda di dominio pubblico i dati completi sulle presenze negli scali isolani”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, replicando ai dati sulle presenze nei porti turistici diffusi oggi dalla Giunta regionale. “Pur ammettendo che i numeri si riferiscono ad appena 17 strutture portuali e al 50 per cento dei posti disponibili per le imbarcazioni soggette alla tassa sul lusso, la Giunta si sente comunque in dovere di gioire. Per quali ragioni non si sa, visto che dimostra di non essere in grado neppure di far rispettare una legge che essa stessa ha voluto e che impone ai gestori delle strutture di effettuare i rilevamenti statistici sul flusso delle imbarcazioni e di comunicarli all’Assessorato al Turismo”.

“Invitiamo la Giunta regionale ad astenersi in futuro da comportamenti del genere tesi a condizionare favorevolmente l’opinione pubblica in vista degli imminenti appuntamenti elettorali. Aspettiamo di conoscere i dati completi per capire se davvero si è registrato un incremento delle presenze o se l’esecutivo ha pensato bene di individuare il campione statistico più utile per dimostrare le proprie tesi”, concludono i due consiglieri. “Così come aspettiamo di sapere a quanto ammonta il gettito della tassa sulle imbarcazioni e a quanto ammontano le risorse che saranno ridistribuite a favore dei Comuni delle zone interne. In mancanza di certezze sulle ricadute che le tasse sul lusso hanno sul tessuto economico isolano, pensiamo che ci sia ben poco da gioire”.

giovedì, ottobre 04, 2007

Aggressioni ai medici della Asl n. 8, via Gumirato e la Dirindin

L’Assessora regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, revochi l’incarico al direttore generale della Azienda sanitaria locale n. 8 di Cagliari, Gino Gumirato, e rassegni le dimissioni: lo chiedono i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, in un’interrogazione sulle ripetute aggressioni ai danni del personale medico dell’Azienda, nelle quali i due consiglieri rilevano gravi responsabilità da parte dell’Assessora e del manager.

L’interrogazione fa riferimento a un episodio accaduto ieri, quando “una psichiatra in servizio presso il Centro di Igiene mentale di Senorbì, facente capo all’Azienda sanitaria locale n. 8 di Cagliari, è stata chiamata per l’esecuzione di un trattamento sanitario obbligatorio nel Comune di Barrali; aggredita dal paziente, la psichiatra ha riportato una frattura ad un braccio”. Liori e Diana fanno notare che “episodi del genere sono all’ordine del giorno sia nei servizi territoriali che negli ospedali della Asl n. 8 ed è pertanto necessario sollevare con forza il problema della sicurezza del personale medico e dei familiari che si trovano a contatto diretto con pazienti in preda a crisi psichiatriche, nonché dei pazienti stessi”. “Nel corso degli ultimi tre anni”, prosegue il testo dell’interrogazione, “nulla è stato fatto al fine di incrementare il livello di sicurezza in cui vengono gestite le situazioni come quella testé descritta, la cui incidenza è infatti cresciuta fino a diventare inaccettabile”. Le responsabilità, secondo i due consiglieri, sono palesi: “Il periodo in cui si è verificato il disimpegno della Regione e dell’Azienda nei confronti dei medici impiegati in mansioni ad elevata pericolosità e l’aumento delle aggressioni coincide con i mandati dell’attuale Assessore regionale alla Sanità e dell’attuale direttore generale dell’Azienda, i quali hanno dimostrato la loro assoluta inadeguatezza nell’affrontare il problema”.

Liori e Diana chiedono dunque alla Dirindin “se è a conoscenza delle aggressioni che con frequenza sempre maggiore si verificano ai danni dei medici in servizio presso l’Azienda sanitaria locale n. 8 e delle inaccettabili condizioni di sicurezza in cui essi sono costretti a operare” e cosa intende fare per “accrescere il livello di sicurezza dei medici che operano a contatto diretto con pazienti soggetti a crisi psichiatriche di natura aggressiva e in particolare di quelli chiamati ad eseguire trattamenti sanitari obbligatori”. Infine, i due consiglieri chiedono all’Assessora se intende riconoscere le responsabilità sue e di Gumirato “per le inaccettabili condizioni di sicurezza” in cui operano i medici della Asl n. 8 e dell’intero Servizio sanitario regionale, revocando così il mandato al direttore generale e rassegnando le proprie dimissioni.



INTERROGAZIONE LIORI – DIANA, con richiesta di risposta scritta, sulle ripetute aggressioni nei confronti del personale medico dell’Azienda sanitaria locale n. 8


I sottoscritti,


PREMESSO che, nella giornata di ieri, una psichiatra in servizio presso il Centro di Igiene mentale di Senorbì, facente capo all’Azienda sanitaria locale n. 8 di Cagliari, è stata chiamata per l’esecuzione di un trattamento sanitario obbligatorio nel Comune di Barrali; aggredita dal paziente, la psichiatra ha riportato una frattura ad un braccio;

CONSIDERATO che episodi del genere sono all’ordine del giorno sia nei servizi territoriali che negli ospedali della Asl n. 8 ed è pertanto necessario sollevare con forza il problema della sicurezza del personale medico e dei familiari che si trovano a contatto diretto con pazienti in preda a crisi psichiatriche, nonché dei pazienti stessi;

VALUTATO che, nel corso degli ultimi tre anni, nulla è stato fatto al fine di incrementare il livello di sicurezza in cui vengono gestite le situazioni come quella testé descritta, la cui incidenza è infatti cresciuta fino a diventare inaccettabile;

SOTTOLINEATO che il periodo in cui si è verificato il disimpegno della Regione e dell’Azienda nei confronti dei medici impiegati in mansioni ad elevata pericolosità e l’aumento delle aggressioni coincide con i mandati dell’attuale Assessore regionale alla Sanità e dell’attuale direttore generale dell’Azienda, i quali hanno dimostrato la loro assoluta inadeguatezza nell’affrontare il problema;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale alla Sanità

affinché riferisca

  • Se è a conoscenza delle aggressioni che con frequenza sempre maggiore si verificano ai danni dei medici in servizio presso l’Azienda sanitaria locale n. 8 e delle inaccettabili condizioni di sicurezza in cui essi sono costretti a operare;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di accrescere il livello di sicurezza dei medici che operano a contatto diretto con pazienti soggetti a crisi psichiatriche di natura aggressiva e in particolare di quelli chiamati ad eseguire trattamenti sanitari obbligatori;

  • Se intende riconoscere la responsabilità del direttore generale dell’Asl n. 8 nello scadimento del livello di sicurezza in cui operano i medici in servizio presso l’Azienda e pertanto revocare il suo mandato;

  • Se intende riconoscere la propria responsabilità per le inaccettabili condizioni di sicurezza in cui sono costretti a operare i medici del Servizio sanitario regionale e rassegnare le dimissioni dall’incarico.

mercoledì, ottobre 03, 2007

Cessione patrimonio immobiliare ex Enel, strani interessi in gioco

Il gruppo consiliare di Alleanza Nazionale ha presentato un’interpellanza affinché il Presidente della Regione, Renato Soru, e l’Assessora regionale all’Industria, Concetta Rau, riferiscano al Consiglio regionale su alcuni aspetti riguardanti la dismissione dei villaggi ex Enel di Oschiri e Ula Tirso. I due compendi fanno parte del patrimonio immobiliare che l’azienda elettrica si è impegnata a dismettere nel Protocollo di Intesa sull’eolico e sulle forniture scontate alle industrie energivore e, stando a quanto prevede il Protocollo, possono essere ceduti solo ed esclusivamente alla Regione o ad altri enti pubblici individuati dalla Regione stessa. Secondo quanto si legge nell’interpellanza firmata dai consiglieri Mario Diana, Antonello Liori, Ignazio Artizzu, Nanni Moro e Matteo Sanna, però, risultano “insistenti voci relative a privati cittadini interessati all’acquisto dei due villaggi in oggetto”.

Il documento presentato dal gruppo della destra ricostruisce i passi del Protocollo relativi alla dismissione dei due villaggi, oggi proprietà di Dalmazia Trieste S.p.A., società immobiliare del gruppo Enel, la quale si è impegnata a cederli “a un prezzo pari al valore di libro alla Regione Sardegna o ad altro ente locale o ente pubblico non economico dalla medesima individuati al fine di favorire i progetti di sviluppo del turismo ambientale e culturale dei territori, che gli enti locali interessati intenderanno promuovere”. Il Protocollo prevede limiti di 24 mesi dalla stipula del Protocollo e di 60 giorni dalla presentazione delle manifestazioni di interesse, trascorsi i quali, in caso di mancato accordo per la cessione, Dalmazia sarà libera di mettere i beni sul mercato alle proprie condizioni.

Il gruppo di An chiede a Soru e alla Rau di riferire in Aula se il Protocollo è stato modificato dopo la sua approvazione da parte della Giunta regionale e a quanto ammonta il “valore di libro” cui la Regione dovrebbe acquistare i villaggi. Relativamente al presunto interessamento dei privati, nell’interpellanza si chiede se ci sono state manifestazioni di interesse “da parte di privati cittadini o società a capitale privato” e se la Regione ha già presentato una sua offerta o se si è attivata per selezionare i progetti eventualmente proposti dagli enti pubblici interessati all’acquisto. Infine, i cinque consiglieri chiedono se la Giunta “ritiene di aver dato adeguata pubblicità ai contenuti del Protocollo nei territori interessati dalle dismissioni immobiliari” e se ritiene “utile o necessario bandire una gara pubblica per la selezione dei progetti di sviluppo turistico”.





INTERPELLANZA DIANA – LIORI – ARTIZZU – MORO – SANNA Matteo, con richiesta di risposta scritta, sulla dismissione dei villaggi ex Enel siti nei Comuni di Oschiri e Ula Tirso


I sottoscritti,


PREMESSO che, con Del. n. 27/50 del 17 luglio 2007, la Giunta regionale ha adottato un Protocollo di Intesa stipulato il 5 luglio u.s. dalla Regione con alcune società del gruppo Enel;

CONSIDERATO che, secondo quanto riportato nel testo del Protocollo, la società immobiliare Dalmazia Trieste S.p.A., proprietaria dei villaggi siti nei Comuni di Oschiri e Ula Tirso, “si rende disponibile a cedere tali proprietà a un prezzo pari al valore di libro alla Regione Sardegna o ad altro ente locale o ente pubblico non economico dalla medesima individuati al fine di favorire i progetti di sviluppo del turismo ambientale e culturale dei territori, che gli enti locali interessati intenderanno promuovere”;

AGGIUNTO che, citato ancora il testo del Protocollo, “con riferimento alla cessione dei villaggi siti nei Comuni di Oschiri e Ula Tirso, le Parti si impegnano a stipulare il rogito entro 24 mesi dalla sottoscrizione del Protocollo e comunque non oltre 60 giorni dalla data di richiesta da parte della Regione o di altro ente locale o di ente pubblico non economico. Trascorso infruttuosamente tale termine, Dalmazia sarà nuovamente libera di procedere alla vendita dei suddetti villaggi nelle forme che riterrà più opportune”;

ATTESTATE le insistenti voci relative a privati cittadini interessati all’acquisto dei due villaggi in oggetto;



CHIEDONO DI INTERROGARE

il Presidente della Regione e l’Assessore regionale all’Industria

affinché riferiscano

  • Se nel Protocollo sono intercorse modifiche successive all’approvazione della deliberazione citata in premessa;

  • A quanto ammonta il “valore di libro” cui fa riferimento il testo del Protocollo;

  • Se risulta che alla società Dalmazia siano giunte manifestazioni di interesse all’acquisto dei due villaggi in oggetto da parte di privati cittadini o società a capitale privato e, in caso affermativo, se è nota l’identità degli interessati;

  • Se la Giunta regionale ha già provveduto a inoltrare alla Dalmazia una propria offerta per l’acquisto dei due villaggi o, in caso contrario, quali misure sono state adottate al fine di selezionare gli eventuali progetti di sviluppo del turismo ambientale e culturale dei territori presentati da enti locali o enti pubblici non economici interessati all’acquisto;

  • Se la Giunta regionale ritiene di aver dato adeguata pubblicità ai contenuti del Protocollo nei territori interessati dalle dismissioni immobiliari in oggetto;

  • Se ritengono utile o necessario bandire una gara pubblica per la selezione dei progetti di sviluppo turistico di cui sopra.