venerdì, giugno 29, 2007

Da Soru frasi inaudite, se ne vada oggi stesso

Ora basta, non possiamo accettare che la Regione sia rappresentata pubblicamente da un individuo che manifesta un simile spregio per le istituzioni. Gli attacchi inauditi del governatore Renato Soru alla Corte dei Conti sono inaccettabili e costituiscono una pesante minaccia per la democrazia in Sardegna. L’esperienza di Soru alla guida della Regione deve terminare oggi stesso: abbiamo a che fare con un personaggio pericoloso che va allontanato da qualsiasi posto di potere il prima possibile”: è il commento dei consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, alle gravi affermazioni fatte dal Presidente della Regione, Renato Soru, nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio.

“Non soltanto Soru ha gettato palate di fango su un’istituzione democratica, ma si è lasciato andare anche ad attacchi personali nei confronti di singoli magistrati, pronunciando frasi che non rientrano nelle proprie prerogative istituzionali e per le quali, pertanto, auspichiamo che sia perseguito penalmente come un privato cittadino”, proseguono e concludono Diana e Liori. “Prima di gettare fango sulle istituzioni e su persone di provata competenza e rettitudine, Soru farebbe bene a esaminare approfonditamente la propria coscienza, ad ammettere le proprie responsabilità in merito al bilancio truccato e agli altri scandali che lo hanno visto protagonista in questa legislatura, e ad andarsene a far danni il più lontano possibile dalla Regione e dai sardi”.

giovedì, giugno 28, 2007

Anticipazione entrate, la Corte dei Conti ha scoperto il bluff di Soru

Non siamo affatto sorpresi della decisione della Corte dei Conti di sospendere il giudizio sul bilancio della Regione per il 2006: abbiamo detto che sarebbe finita così già nel dibattito consiliare sull’autorizzazione all’esercizio provvisorio di bilancio per il 2007, con cui la maggioranza ha modificato la manovra 2006 prelevando un milione e mezzo di euro dalle annualità future e utilizzandoli per ripianare il deficit, e poi durante la discussione della finanziaria 2007, quando la spericolata operazione contabile è stata ripetuta. Oggi, la Corte dei Conti ha dimostrato che le nostre preoccupazioni erano fondate”: è il commento dei consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, alla notizia della sospensione del giudizio della Corte dei Conti sul bilancio della Regione per il 2006.

“Nella sua durissima relazione, la Corte ha espresso un concetto chiaro e inequivocabile: la manovra 2006 è priva di copertura finanziaria, perché l’uso delle entrate future per ripianare il deficit non ha alcuna validità giuridica e soprattutto perché non offre alcuna garanzia sul fatto che le risorse iscritte a bilancio entreranno realmente nelle casse della Regione”, proseguono i due consiglieri. “Ciò costituisce inoltre, la Corte lo ha confermato, una violazione del principio costituzionale dell’annualità del bilancio: il bilancio della Regione è fasullo, il governatore Renato Soru si è inventato un pareggio dei conti che esiste solo sulla carta ma che rischia di aprire una voragine nelle casse regionali”.

“Ora aspettiamo di vedere come il governatore cercherà di rimediare”, concludono Diana e Liori. “Le sue prime dichiarazioni non fanno ben sperare: l’intenzione sembra essere quella di aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale, nella convinzione che, siccome il governo nazionale del suo amico Romano Prodi ha deciso di essere indulgente e di non impugnare il bilancio, allora anche i magistrati faranno altrettanto. Soru imparerà sulla sua pelle che ai giudici non importa nulla degli accordi politici stretti sottobanco tra compagni di schieramento. Speriamo solo che voglia tornare rapidamente alla realtà e rassegnarsi a rimettere mano agli ultimi due bilanci regionali, per cercare di sanare il danno fatto prima che sia diventato irreparabile. Dopo, potrà trarre le dovute considerazioni per quanto riguarda la sua permanenza alla guida della Regione, che si sta dimostrando un’esperienza quanto mai deleteria cui porre fine al più presto”.

mercoledì, giugno 27, 2007

Alleanza Nazionale. Mario Diana e Antonello Liori: “Chiediamo la sospensione del Piano di eradicazione delle pesti suine”

(Nota dell'ufficio stampa del Consiglio regionale)

CAGLIARI, 27 giugno 2007 – I consiglieri di Alleanza Nazionale Mario Diana e Antonello Liori hanno convocato stamani una conferenza stampa, per chiedere l’immediata sospensione del Piano di eradicazione delle pesti suine, disposto il 16 maggio 2007, con decreto n. 11277/9. “È un decreto inattuabile per diversi aspetti, – ha spiegato Diana – . Nell’ art. 35 della legge, ad esempio, si impone un divieto di caccia nelle zone infette, ma non è chiaro quale sia esattamente l’attività venatoria vietata”. Un altro articolo del decreto contestato dai due consiglieri regionali è il 32, in cui si impone ai cacciatori di prelevare campioni di sangue e milza da tutti i suini selvatici abbattuti durante la stagione venatoria e di consegnarli al Servizio Veterinario delle Aziende sanitarie locali competenti. Secondo Diana e Liori i prelievi dovrebbero essere fatti da un personale competente e delegato dalla Regione, non dai cacciatori.

“La Spagna è l’unica nazione che è riuscita a superare con successo il problema di questa malattia endemica, diffusa in tutto il Mediterraneo –, ha aggiunto Liori . Da questo settore si potrebbe ricavare una importante fonte di guadagno per l’isola e in particolare per quelle popolazioni che su questo comparto nel passato basavano la loro economia e che, anche a causa delle restrizioni alle esportazioni, adesso si trovano in difficoltà. Devono essere rispettate delle regole – ha concluso Liori – Queste leggi mortificano l’allevamento e creano solo difficoltà. La nostra proposta mira a superare la crisi del comparto e a legare i giovani al proprio territorio ”. (lu.sa).



INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sul Piano di eradicazione delle pesti suine


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Con decreto n. 11277/9 del 16 maggio 2007, l’Assessore regionale alla Sanità ha disposto l’attuazione del Piano di eradicazione delle pesti suine nella Regione Sardegna;

  • Tale Piano contiene norme eccessivamente restrittive e di difficile, se non impossibile, attuazione da parte dei cacciatori;

  • Il Piano inoltre si concentra esclusivamente sugli aspetti di natura repressiva e sanitaria, trascurando la prevenzione e la diffusione tra cacciatori e allevatori delle buone pratiche che, attraverso un atteggiamento più consapevole, possono portare all’eradicazione delle epizoozie con minori disagi per la popolazione;


CONSIDERATO che

  • L’art. 32, comma 2, del decreto di cui sopra impone ai cacciatori di prelevare campioni di sangue e milza da tutti i suini selvatici abbattuti durante la stagione venatoria nei microareali soggetti a campionamento e di recapitarli al più presto al Servizio Veterinario delle Aziende sanitarie locali competenti;

  • I cacciatori non sono soggetti autorizzabili al prelievo di campioni sanitari, che deve essere effettuato da personale appositamente istruito e delegato dalla Regione;


VALUTATO che

  • L’art. 35, comma 2, lettera a) del decreto impone, nelle zone “infette sul selvatico”, un generico “divieto di caccia”;

  • Una dizione tanto generica rischia di impedire l’attività venatoria di ogni genere, compresa quella nei confronti di categorie animali, come l’avifauna, immuni dal contagio delle pesti suine;


VERIFICATO che

  • Al divieto di cui all’art. 35, comma 2, lettera a) sono previste deroghe, sulla base di accorgimenti estremamente restrittivi;

  • L’art. 35, comma 2, lettera a), punto 1, consente ai soli cacciatori residenti nei Comuni nei quali insiste la zona infetta di svolgere l’attività venatoria in tale zona;

  • Una simile restrizione non appare utile ai fini della riduzione dei rischi di contagio verso l’esterno e costituisce un’ingiusta e inutile limitazione all’attività venatoria;

  • I successivi punti 3 e 4 impongono che le carni dei suini abbattuti vengano stoccate a cura dei cacciatori in celle frigorifere appositamente dedicate, custodite da responsabili autorizzati in locali chiusi a chiave;

  • Tale imposizione appare assurdamente costosa e non necessaria per ridurre i rischi di contagio;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale alla Sanità

affinché riferisca

  • Se le misure eccessivamente restrittive adottate nei confronti dell’attività venatoria hanno la finalità politica di disincentivare tale tipo di attività, anche alla luce delle numerose altre disposizioni assunte in materia dall’Amministrazione regionale in carica che sembrano rafforzare tale ipotesi;

  • Quali misure intende adottare al fine di ritirare il decreto n. 11277/9 del 16 maggio 2007, eventualmente adottando un nuovo Piano per l’eradicazione delle pesti suine che preveda norme più ragionevoli nei confronti dell’attività venatoria;

  • Se risponde a verità che l’Assessorato alla Sanità ha avuto notizia del ritrovamento di suini ferali morti a causa della peste suina e se ha provveduto a darne comunicazione tempestiva ai Comuni e alle Asl competenti;

  • Quali misure intende adottare al fine di sottoporre all’adozione della Giunta regionale un disegno di legge per il rilancio del comparto suinicolo, dato atto che in questo momento, ancor più che nei periodi precedenti, non si rendono necessarie norme di tipo restrittivo o sanitario ma disposizioni votate alla prevenzione e all’incentivazione di pratiche virtuose nell’allevamento e nell’attività venatoria.

Cagliari, necessarie più guardie mediche

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, condividono l’esigenza manifestata stamani, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Sanità del Consiglio regionale, dai rappresentanti dell’Unione generale del lavoro, relativamente all’istituzione di nuovi presidi di guardia medica nella città di Cagliari.

“In città esiste un solo presidio di guardia medica per un bacino di circa 180 mila utenti, per giunta situato in posizione periferica”, spiegano i due consiglieri. “E’ come se ci fosse una sola guardia medica per l’intera Provincia di Nuoro. Il peso delle urgenze non può essere scaricato interamente sui pronto soccorso degli ospedali, perché questi devono servire esclusivamente per le emergenze più gravi, non affrontabili in ambulatorio. Senza contare il ticket imposto ai pazienti che ricorrono al pronto soccorso per cure non indispensabili, che dovrebbero essere prestate da strutture di altro tipo, un balzello al quale è impossibile sottrarsi a causa della mancanza di strutture adeguate”.

“Per questo”, concludono Liori e Diana, “chiediamo che l’Assessora regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, si faccia carico di istituire nella città di Cagliari delle guardie mediche di quartiere, che possano servire a decongestionare i presidi di pronto soccorso e a fornire agli utenti un servizio immediato, facilmente accessibile e gratuito”.

mercoledì, giugno 20, 2007

Disimpegno Feoga, un fallimento annunciato

Altro che mettere in campo le migliori competenze legali per andare alla Corte europea di Giustizia, l’assessore Foddis deve ammettere che la decisione della Commissione Ue di disimpegnare i 36 milioni di euro di fondi Feoga spettanti alla Sardegna per il sessennio 2000-2006 rappresenta un fallimento politico della giunta Soru, peraltro ampiamente annunciato”: è la replica dei consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, alle dichiarazioni dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis, sul disimpegno dei fondi Feoga per l’agricoltura, 36 milioni di euro che salgono a 73 se si considerano le quote di compartecipazione statali e regionali.

“I gruppi consiliari di centrodestra”, proseguono i due consiglieri, “hanno segnalato il rischio di disimpegno dei fondi con una mozione presentata lo scorso mese di febbraio, eppure l’Assessore non ha ritenuto di doversi impegnare per accelerare la spendita delle risorse. Questo è il risultato. Causa di tutto ciò è l’atteggiamento arrogante e presuntuoso della Giunta, che non ha mai dato ascolto non solo all’opposizione consiliare ma neppure alle organizzazioni di categoria degli stessi agricoltori, sia quando hanno proposto procedure più efficienti per l’espletamento dei bandi che quando hanno segnalato il concreto rischio di disimpegno”.

“A ciò si aggiungano i contrasti all’interno della maggioranza, che hanno portato alle dimissioni dell’Assessore al Bilancio, Francesco Pigliaru, e di conseguenza al congelamento del Centro regionale di Programmazione e all’interim assessoriale ancora nelle mani del governatore Renato Soru”, concludono Diana e Liori. “In tale ottica, appare evidente come la responsabilità del disimpegno sia da imputare interamente all’esecutivo e in particolare al duo Soru-Foddis, i quali ora, invece di arrampicarsi sugli specchi promettendo mirabolanti azioni legali, farebbero bene a guardare in faccia la realtà e a rimboccarsi le maniche per cercare nuove risorse da destinare al comparto agricolo, prima che la loro disastrosa azione di governo abbia finito di distruggere quel poco che è riuscito a resistere fino a oggi”.

lunedì, giugno 18, 2007

Agricoltori e artigiani manifestano e Soru li punisce

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, hanno presentato un’interrogazione al Presidente della Regione, Renato Soru, e all’Assessora regionale al Turismo, Commercio e Artigianato, Luisanna Depau, per chiedere conto dell’esclusione delle associazioni di categoria agricole e artigiane dall’accordo di programma quadro sull’internazionalizzazione siglato oggi a Sassari dal Presidente con il Ministro per il Commercio estero, Emma Bonino. In particolare, i due consiglieri chiedono di sapere “se si tratta di una precisa scelta politica determinata dalle manifestazioni di protesta indette contro la Giunta regionale da tali associazioni”.

Diana e Liori richiamano quanto riportato in una nota dell’ufficio stampa della Regione, secondo cui l’accordo è finalizzato “ad accrescere il grado di internazionalizzazione dell’economia locale” e a favorire la penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esteri. Pertanto, si legge nell’interrogazione, “si tratta di un’importante occasione di crescita per le imprese sarde, in grado di contribuire in modo determinante allo sviluppo economico dell’intera Isola”. L’esclusione delle associazioni di categoria, “rappresentanti nel complesso il 65% delle imprese di produzione sarde, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni”, taglia fuori dai benefici dell’accordo aziende che “nel corso degli anni, grazie a immani sforzi e con aiuti minimi da parte dell’amministrazione regionale, si sono andate affermando sui mercati esteri soprattutto per la qualità dei loro prodotti”, in particolare nei settori dell’agroalimentare e dell’artigianato artistico tradizionale.

Diana e Liori chiedono dunque di sapere “quante sono le aziende sarde che potranno godere dei benefici” dell’accordo, “a quanto ammontano gli investimenti di Stato e Regione” e “quale ruolo si prevede per l’agenzia Sardegna Promozione”, istituita oltre un anno fa e non ancora operativa, tra le cui finalità figura “il sostegno della capacità di esportazione e penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esterni”. Infine, i due consiglieri chiedono per quali ragioni sono state escluse le associazioni dei produttori agricoli e artigiani e quali misure la Giunta regionale intende adottare per modificare l’accordo, superando tale esclusione e consentendo così “anche alle aziende agricole e artigiane di medie e piccole dimensioni” di partecipare all’accordo.



INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sull’esclusione delle associazioni di categoria dei comparti agricolo e artigianale dall’accordo di programma quadro sull’internazionalizzazione sottoscritto dalla Regione con il Ministero per il Commercio internazionale


I sottoscritti,


PREMESSO che la Regione ha sottoscritto in data odierna un accordo di programma quadro sull’internazionalizzazione con il Ministero per il Commercio internazionale, finalizzato – si apprende da una nota stampa della Presidenza della Regione – “ad accrescere il grado di internazionalizzazione dell’economia locale” e a favorire la penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esteri;

CONSIDERATO che l’accordo si configura come un’importante occasione di crescita per le imprese sarde, in grado di contribuire in modo determinante allo sviluppo economico dell’intera Isola;

VALUTATO che l’art. 7 della L.R. 11 maggio 2006, n. 4, ha istituito l’agenzia governativa regionale di promozione economica Sardegna Promozione, tra le cui finalità figura “il sostegno della capacità di esportazione e penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esterni”;

PRESO ATTO che l’accordo di programma quadro di cui sopra non prevede il coinvolgimento delle associazioni di categoria dell’agricoltura e dell’artigianato, rappresentanti nel complesso il 65% delle imprese di produzione sarde, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni;

SOTTOLINEATO che, ad esempio, non potranno godere dei benefici dell’accordo le imprese che operano nell’artigianato artistico, nella produzione artigiana di formaggi e quelle vitivinicole, le quali, nel corso degli anni, grazie a immani sforzi e con aiuti minimi da parte dell’amministrazione regionale, si sono andate affermando sui mercati esteri soprattutto per la qualità dei loro prodotti;

RAMMENTATO che le associazioni di categoria agricole e artigiane hanno dato vita in tempi recenti a partecipate manifestazioni di protesta contro le politiche della Giunta regionale la quale, fin dall’inizio della legislatura, nonostante le ripetute sollecitazioni, ha tralasciato di affrontare i numerosi e gravi problemi che interessano i due comparti;


CHIEDONO DI INTERROGARE

il Presidente della Regione e l’Assessore regionale al Turismo, Commercio e Artigianato

affinché riferiscano

  • Quante sono le aziende sarde che potranno godere dei benefici apportati dall’accordo di programma quadro sull’internazionalizzazione sottoscritto dalla Regione con il Ministero per il Commercio estero e a quali comparti esse appartengono;

  • A quanto ammontano gli investimenti di Stato e Regione per la realizzazione di tale accordo;

  • Quale ruolo si prevede per l’agenzia Sardegna Promozione;

  • Per quali ragioni la Regione ha ritenuto di non inserire nell’accordo le associazioni di categoria agricole e artigianali;

  • Se si tratta di una precisa scelta politica determinata dalle manifestazioni di protesta indette contro la Giunta regionale da tali associazioni;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di modificare l’accordo di cui sopra, consentendo la partecipazione anche alle aziende agricole e artigiane di medie e piccole dimensioni rappresentate dalle associazioni di categoria dei due comparti.

venerdì, giugno 15, 2007

Trapianti e bugie, la Dirindin non può restare un minuto di più

Il Consiglio regionale deve esprimersi sulle gravissime affermazioni fatte ieri dall’assessora Dirindin in merito al trapianto di fegato rifiutato il 12 giugno dal Centro trapianti dell’ospedale Brotzu poiché non era disponibile il quantitativo di sangue trasfusionale necessario all’esecuzione dell’intervento. Quanto dichiarato dall’Assessora in conferenza stampa è non solo lesivo della reputazione e della professionalità dei medici del Centro trasfusionale dell’ospedale Sirai di Carbonia, ma anche totalmente falso. Per questo, e per il gravissimo stato in cui versa la sanità sarda, frutto delle scelte fallimentari che stanno alla base di episodi come i quattro trapianti di fegato rifiutati dal Brotzu negli ultimi nove mesi, la Dirindin deve dimettersi subito, spontaneamente o dietro invito dell’Assemblea”: lo dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, a seguito della conferenza stampa convocata ieri dall’Assessora regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, relativamente all’ennesimo trapianto di fegato rifiutato dal Centro trapianti del Brotzu.

“Quanto sostenuto in conferenza stampa dall’Assessora, relativamente alla disponibilità di sangue in eccesso presso il Centro trasfusionale del Sirai, è semplicemente allucinante”, proseguono i due consiglieri. “La Dirindin ha trattato da bugiardi i medici dell’ospedale di Carbonia per cercare maldestramente di coprire le manchevolezze che si sono verificate al Brotzu. Non solo il Sirai avrebbe potuto fornire il sangue necessario per il trapianto, ma avrebbero potuto farlo anche i Centri trasfusionali delle altre Asl, come quello del Nostra Signora di Bonaria di San Gavino, più vicino persino del Sirai. Eppure, dal Brotzu non risulta sia stata fatta nessuna chiamata per accertare la disponibilità di sangue presso i Centri trasfusionali più vicini, da cui in meno di 40 minuti sarebbero potute giungere a Cagliari le sacche necessarie per portare a termine l’intervento”.

“Ciò che è accaduto il 12 giugno è la prova tangibile del fallimento delle politiche della Dirindin. Ma non basta, perché l’Assessora ha pensato bene di peggiorare la situazione denigrando con insulti gratuiti la professionalità dei medici sardi”, concludono Liori e Diana. “Auspichiamo che anche la maggioranza voglia guardare in faccia la realtà e prendere atto di una situazione che non è più sostenibile, invitando l’Assessora a tornarsene in Piemonte, dove forse potrà fare meno danni di quelli che sta facendo in Sardegna”.

La Regione riporti Genoni e Laconi nel Sarcidano

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, hanno presentato un’interrogazione all’Assessore regionale agli Enti locali, Gianvalerio Sanna, per richiedere la modifica del Piano per il riordino degli ambiti territoriali ottimali, il quale stabilisce come dovranno essere formate le unioni di Comuni e le comunità montane, in modo tale da escludere i Comuni di Genoni e Laconi dall’ambito dell’Alta Marmilla, in cui la Giunta regionale ha ritenuto di inserirli, e di includerli in quello del Sarcidano, cui storicamente appartengono.

L’interrogazione ricorda quanto sancito dalla L.R. n. 12 del 2005, secondo la quale “i Comuni individuano autonomamente gli ambiti territoriali e le forme, tra quelle previste dalla legge, per l’esercizio associato delle funzioni e dei servizi”, mentre il Piano “individua i caratteri territoriali degli ambiti adeguati per l’esercizio delle funzioni in forma associata, in considerazione della memoria storica e culturale dei territori e della conformazione delle regioni storiche della Sardegna”.

Nel primo schema di Piano adottato dalla Giunta, risalente all’ottobre del 2006, i Comuni di Genoni e Laconi risultavano inclusi nell’ambito del Sarcidano, così come richiesto da tutti i sindaci dell’area, poiché in possesso dei requisiti previsti dalla legge. Nonostante l’iter dello schema di Piano si sia concluso senza che alcuna obiezione venisse mossa verso l’inserimento di Genoni e Laconi nel Sarcidano, nel dicembre del 2006 l’esecutivo ha approvato in via definitiva il Piano con un’importante modifica: i due Comuni sono stati ‘spostati’ nell’Alta Marmilla.

La decisione non ha tenuto conto del fatto che i Comuni del Sarcidano, Genoni e Laconi compresi, già gestiscono in forma associata numerosi servizi quali la raccolta integrata dei rifiuti, lo sportello unico delle attività produttive, lo sportello unico catastale e il sistema bibliotecario, nell’ambito della comunità montana del Sarcidano-Barbagia di Seulo. Quest’ultima, dopo essere stata disciolta insieme alle altre comunità montane della Sardegna, è ora in fase di ricostituzione e vi hanno aderito nuovamente anche i Comuni di Genoni e Laconi. L’estromissione dei due centri dall’ambito del Sarcidano comporterebbe la loro esclusione dalla gestione associata dei servizi, “con conseguenti maggiori spese a carico delle casse comunali e mancato rispetto del dettato e dello spirito” della legge.

Diana e Liori chiedono pertanto all’ Assessore “per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di dover modificare lo schema di Piano”, ‘trasferendo’ Genoni e Laconi dal Sarcidano all’Alta Marmilla, “se ritiene che tale decisione rispetti il dettato e lo spirito” della legge e cosa intende fare per modificare la delibera di approvazione del Piano, “escludendo i Comuni di Genoni e Laconi dall’ambito territoriale ottimale dell’Alta Marmilla e includendoli in quello del Sarcidano, in ottemperanza a quanto stabilito” dalla legge.



INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sull’inserimento dei Comuni di Genoni e Laconi nell’ambito territoriale dell’Alta Marmilla


I sottoscritti,


PREMESSO che

  • L’art. 1, comma 1, della L.R. 2 agosto 2005, n. 12, in materia di comunità montane e unioni di Comuni, prevede che “i Comuni individuano autonomamente gli ambiti territoriali e le forme, tra quelle previste dalla legge, per l’esercizio associato delle funzioni e dei servizi”;

  • L’art. 2 della medesima legge stabilisce la procedura per l’adozione del Piano per il riordino degli ambiti territoriali ottimali, la cui approvazione definitiva spetta alla Giunta regionale in seguito a una procedura che dà ai Comuni l’iniziativa propositiva e che prevede l’espressione di pareri da parte del Consiglio delle Autonomie locali e della Commissione consiliare competente;

  • L’art. 2, comma 2, lettera a), della legge specifica che il Piano “individua i caratteri territoriali degli ambiti adeguati per l’esercizio delle funzioni in forma associata, in considerazione della memoria storica e culturale dei territori e della conformazione delle regioni storiche della Sardegna”;


CONSIDERATO che

  • Il 28 luglio 2006, l’Assessorato agli Enti locali ha comunicato al Comune di Genoni, in sede di predisposizione del Piano di cui sopra, la sua inclusione nell’ambito territoriale ottimale del Sarcidano, apparentemente accogliendo la richiesta unitaria presentata in tal senso da tutti i sindaci del Sarcidano, nella quale era evidenziato il percorso storico, culturale, sociale ed economico comune dei loro centri e dunque il soddisfacimento dei criteri di cui all’art. 2, comma 2, lettera a) della L.R. n. 12/2005;

  • Con Del. n. 42/18 del 4 ottobre 2006, la Giunta regionale ha adottato lo schema di Piano da sottoporre al parere del Consiglio delle Autonomie locali e della Commissione consiliare competente, confermando l’inclusione del Comune di Genoni nell’ambito territoriale ottimale del Sarcidano, quest’ultimo identificato anche come in possesso dei requisiti necessari per la costituzione in comunità montana;

  • Il 20 ottobre 2006 si è tenuta l’assemblea generale dei sindaci e dei Presidenti di Provincia per l’illustrazione dello schema di Piano, nel corso della quale non è stata mossa alcuna obiezione verso l’inserimento del Comune di Genoni nell’ambito territoriale del Sarcidano;


VALUTATO che

  • Con Del. n. 52/2 del 15 dicembre 2006, la Giunta regionale ha adottato in via definitiva il Piano per il riordino degli ambiti territoriali ottimali, inserendo il Comune di Genoni nell’ambito dell’Alta Marmilla;

  • Il 3 gennaio u.s., il sindaco del Comune di Genoni ha inviato una lettera all’Assessore regionale agli Enti locali, nella quale si chiedeva di rivedere la decisione della Giunta alla luce dei criteri previsti dalla L.R. n. 12/2005 per gli ambiti territoriali ottimali, nonché del fatto che i Comuni del Sarcidano già gestiscono in forma associata numerosi servizi quali la raccolta integrata dei rifiuti, lo sportello unico delle attività produttive, lo sportello unico catastale e il sistema bibliotecario, nell’ambito della disciolta comunità montana del Sarcidano-Barbagia di Seulo;

  • L’estromissione del Comune di Genoni dall’ambito territoriale del Sarcidano comporterebbe la sua esclusione dalla gestione associata dei servizi di cui sopra, con conseguenti maggiori spese a carico delle casse comunali e mancato rispetto del dettato e dello spirito della L.R. n. 12/2005;

  • Con deliberazione n. 2 del 25 gennaio 2007, approvata all’unanimità, il Consiglio comunale di Genoni ha richiesto, in deroga alla Del. n. 52/2 di cui sopra, l’inserimento del Comune nell’ambito territoriale ottimale del Sarcidano;

  • Con deliberazione n. 8 del 7 marzo 2007, approvata all’unanimità, il Consiglio comunale di Genoni ha aderito alla ricostituenda comunità montana del Sarcidano-Barbagia di Seulo;

  • Risulta che il Comune di Laconi si trovi nella medesima situazione di quello di Genoni, in quanto anch’esso in possesso dei requisiti previsti dalla L.R. n. 12/2005 per l’inclusione nell’ambito territoriale ottimale del Sarcidano, facente parte della ricostituenda comunità montana del Sarcidano-Barbagia di Seulo ma inserito dalla Giunta regionale nell’ambito dell’Alta Marmilla;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale agli Enti locali

affinché riferisca

  • Per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di dover modificare lo schema di Piano per il riordino degli ambiti territoriali ottimali adottato con Del. n. 42/18 del 4 ottobre 2006, escludendo i Comuni di Genoni e Laconi dall’ambito del Sarcidano e includendoli nell’ambito dell’Alta Marmilla;

  • Se, alla luce di quanto esposto in premessa, ritiene che tale decisione rispetti il dettato e lo spirito della L.R. n. 12/2005;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di modificare la Del. n. 52/2 del 15 dicembre 2006, escludendo i Comuni di Genoni e Laconi dall’ambito territoriale ottimale dell’Alta Marmilla e includendoli in quello del Sarcidano, in ottemperanza a quanto stabilito dalla L.R. n. 12/2005.

giovedì, giugno 14, 2007

Trapianti saltati, via Zamboni e la Dirindin

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, hanno presentato una nuova interrogazione in merito ai trapianti di fegato saltati all’ospedale Brotzu di Cagliari. Il documento fa seguito a uno analogo depositato alla fine di marzo, cui l’Assessora regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, ha dato una risposta che i due consiglieri definiscono “del tutto insoddisfacente”, dal momento che non ha preso in considerazione le richieste di rimuovere dall’incarico il dott. Fausto Zamboni, primario del Centro trapianti del Brotzu, e di chiudere temporaneamente il Centro stesso fino al ripristino delle condizioni di funzionamento ottimali.

L’interrogazione prende le mosse da quanto accaduto il 12 giugno, quando il Centro trapianti ha rifiutato il quarto intervento nell’arco degli ultimi nove mesi, in questo caso “a causa della mancanza del quantitativo di sangue trasfusionale necessario”, mentre nelle precedenti occasioni era stata “l’impossibilità di formare l’equipe specialistica”, dovuta alla “carente dotazione di personale” e alla sua “cattiva gestione”, a causare l’annullamento degli interventi già programmati.

Liori e Diana ricordano che “il trapianto è un intervento chirurgico complesso che viene sempre eseguito con procedura d’urgenza e che richiede scelte difficili”, e che “perdere un’occasione di trapianto può avere esiti fatali per il paziente”. La situazione in cui versa il Centro trapianti del Brotzu non è “ideale” per il suo corretto funzionamento: “L’equipe è sfaldata a causa dei continui contrasti tra il primario, dott. Fausto Zamboni, e il personale medico e paramedico” e sovente viene a mancare “il personale necessario per poter assicurare il regolare svolgimento dell’attività di trapianto”.

“La carenza di personale non è un evento che si verifica all’improvviso”, proseguono i due consiglieri. Inoltre, per far fronte alla carenza di sangue trasfusionale che si è verificata in occasione del trapianto programmato per il 12 giugno “non è giunta alcuna richiesta di sangue al centro trasfusionale dell’ospedale Sirai di Carbonia, il quale risulta in possesso di scorte in eccedenza” e comunque “la programmazione del fabbisogno di sangue trasfusionale deve necessariamente tenere conto del possibile verificarsi di episodi di emergenza, anche concomitanti”. Ciò ha fatto sì “che un potenziale ricevente abbia perso il suo turno per l’intervento di trapianto, il che comporterà un’attesa di durata indefinita, con conseguenti ripercussioni sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico e un concreto pericolo di morte, data la gravità del male da cui è affetto”.

Liori e Diana passano poi a sottolineare quanto accaduto all’Asl n. 1 di Sassari, il cui direttore generale, dott. Bruno Zanaroli, “ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di rimettere il mandato entro la fine del corrente mese, con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza del contratto, preso atto del fallimento della propria gestione e in seguito all’approvazione unanime, da parte del Consiglio comunale di Sassari, di un ordine del giorno nel quale viene sottolineata la pessima situazione in cui versa l’Azienda”. Tutto ciò dimostra “il fallimento della politica dell’Assessore regionale alla Sanità, basata sull’affidamento dei posti di maggior potere nella sanità sarda a manager provenienti dal continente, sulla base di presunte e mai dimostrate maggiori competenza e rettitudine”.

Perciò, i due consiglieri chiedono all’Assessora di “rimuovere immediatamente” Zamboni dall’incarico di primario del reparto di chirurgia generale del Brotzu, di “chiudere temporaneamente il Centro trapianti” e di “presentare un dettagliato esposto” alla Procura della Repubblica di Cagliari su quanto accaduto, ipotizzando il reato di “interruzione di pubblico servizio”. Infine, Liori e Diana chiedono alla Dirindin “se intende assumersi la responsabilità politica della situazione insostenibile in cui versa la sanità sarda, alla luce dei casi esposti in premessa e di un livello generale dei servizi indegno di un paese civile, e trarne le debite conseguenze anche per quanto concerne la prosecuzione del proprio mandato assessoriale”.



INTERROGAZIONE LIORI – DIANA, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione in cui versa il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Brotzu e sulle relative responsabilità politiche



I sottoscritti,


PREMESSO che

  • Il 12 giugno u.s., il Centro trapianti dell’Ospedale Brotzu non è stato in grado di eseguire un trapianto di fegato, nonostante la disponibilità dell’organo e del ricevente, a causa della mancanza del quantitativo di sangue trasfusionale necessario a permettere l’esecuzione dell’intervento;

  • Si tratta del quarto trapianto di fegato rifiutato dal nosocomio cagliaritano negli ultimi nove mesi;

  • I precedenti rifiuti sono stati determinati principalmente dall’impossibilità di formare l’equipe specialistica necessaria per eseguire gli interventi, a causa della carente dotazione di personale e della sua cattiva gestione;


CONSIDERATO che

  • Il trapianto è un intervento chirurgico complesso che viene sempre eseguito con procedura d’urgenza e che richiede scelte difficili, perché in lista d’attesa ci sono tanti pazienti che attendono una soluzione per mali irreversibili;

  • La posizione di un paziente nella lista d’attesa dipende anche dallo stato di salute del paziente stesso, ma può capitare che un paziente posizionato in cima alla lista, che versa in gravissime condizioni, si trovi a dover attendere più di un paziente meno grave per ragioni di ricevibilità dell’organo disponibile;

  • Ne consegue che perdere un’occasione di trapianto può avere esiti fatali per il paziente;

  • Ne consegue inoltre che l’accuratezza nell’organizzazione e nella coesione dell’equipe sono di fondamentale importanza per il funzionamento di un Centro trapianti;


VERIFICATO che

  • La situazione in cui versa il Centro trapianti di fegato del Brotzu non ricalca minimamente quella testé descritta come ideale per il corretto funzionamento del Centro: l’equipe è sfaldata a causa dei continui contrasti tra il primario, dott. Fausto Zamboni, e il personale medico e paramedico, e sia l’articolazione dei turni di lavoro che i rapporti conflittuali tra il primario e i suoi collaboratori fanno sì che venga sovente a mancare il personale necessario per poter assicurare il regolare svolgimento dell’attività di trapianto;

  • A tutt’oggi, non risulta che sia stato assunto alcun provvedimento, né da parte del primario, né da parte dei dirigenti cui dovrebbe spettare il compito di coordinare l’attività dei diversi reparti dell’ospedale, finalizzato al superamento della situazione attuale;


SOTTOLINEATO che

  • La carenza di personale non è un evento che si verifica all’improvviso e qualunque dirigente dotato di un minimo di buon senso provvede per tempo a operare le necessarie sostituzioni, anche per mezzo dell’acquisto di prestazioni interne o in mobilità;

  • Per quanto concerne la carenza di sangue trasfusionale verificatasi il 12 giugno u.s., invece, l’ufficio stampa dell’azienda Brotzu ha riferito agli organi di informazione che è stata determinata dall’imprevedibile necessità, occorsa due giorni prima, di una grande quantità di sangue per il soccorso a un paziente in immediato pericolo di vita;

  • Tale spiegazione non può essere ritenuta soddisfacente, dal momento che la programmazione del fabbisogno di sangue trasfusionale deve necessariamente tenere conto del possibile verificarsi di episodi di emergenza, anche concomitanti;

  • A quanto si apprende dalla stampa, dall’ospedale Brotzu non è giunta alcuna richiesta di sangue al centro trasfusionale dell’ospedale Sirai di Carbonia, il quale risulta in possesso di scorte in eccedenza;

  • Considerata la distanza tra Carbonia e Cagliari, il centro trasfusionale dell’ospedale Sirai sarebbe stato in grado di far arrivare al Brotzu il sangue necessario per l’esecuzione del trapianto in un tempo stimabile in 40 minuti, sufficiente a fare sì che l’intervento non venisse rifiutato;

  • I fatti verificatisi il 12 giugno u.s. hanno fatto sì che un potenziale ricevente abbia perso il suo turno per l’intervento di trapianto, il che comporterà un’attesa di durata indefinita, con conseguenti ripercussioni sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico e un concreto pericolo di morte, data la gravità del male da cui è affetto;


VALUTATO che

  • Relativamente alla gravissima situazione in cui versa il centro trapianti di fegato dell’ospedale Brotzu, gli scriventi hanno presentato un’interrogazione il 28 marzo u.s., alla quale l’Assessore regionale alla Sanità ha dato una risposta del tutto insoddisfacente;

  • Nessuna misura è stata adottata dalla Giunta regionale per ottemperare alle richieste, avanzate dagli scriventi, di rimuovere dall’incarico il dott. Zamboni e di chiudere temporaneamente il Centro trapianti fino al ripristino delle sue condizioni di funzionamento ottimali;

  • Il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale n. 1, dott. Bruno Zanaroli, ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di rimettere il mandato entro la fine del corrente mese, con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza del contratto, preso atto del fallimento della propria gestione e in seguito all’approvazione unanime, da parte del Consiglio comunale di Sassari, di un ordine del giorno nel quale viene sottolineata la pessima situazione in cui versa l’Azienda;

  • Le dimissioni del dott. Zanaroli e i frequenti trapianti rifiutati dal reparto diretto dal dott. Zamboni dimostrano il fallimento della politica dell’Assessore regionale alla Sanità, basata sull’affidamento dei posti di maggior potere nella sanità sarda a manager provenienti dal continente, sulla base di presunte e mai dimostrate maggiori competenza e rettitudine;


CHIEDONO DI INTERROGARE

l’Assessore regionale alla Sanità

affinché riferisca

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di rimuovere immediatamente il dott. Fausto Zamboni dall’incarico di primario del reparto di chirurgia generale dell’ospedale Brotzu;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di chiudere temporaneamente il Centro trapianti e affinché i pazienti siano iscritti nelle liste d’attesa di altri Centri, fino a quando non saranno poste in essere tutte le condizioni necessarie al suo corretto funzionamento, impegnandosi contestualmente a fare sì che tale chiusura abbia la più breve durata possibile;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di presentare alla Procura della Repubblica di Cagliari un dettagliato esposto sui fatti accaduti il 12 giugno u.s. presso il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Brotzu, in merito alla possibilità che sia stato commesso il reato di interruzione di pubblico servizio;

  • Se intende assumersi la responsabilità politica della situazione insostenibile in cui versa la sanità sarda, alla luce dei casi esposti in premessa e di un livello generale dei servizi indegno di un paese civile, e trarne le debite conseguenze anche per quanto concerne la prosecuzione del proprio mandato assessoriale.

mercoledì, giugno 13, 2007

Ballottaggi, il prossimo passo sono le dimissioni di Soru

Non può certo bastare appellarsi ai difetti di comunicazione o a una presunta mancanza di coesione nella maggioranza che governa la Regione per spiegare la debacle del centrosinistra alle elezioni amministrative. Anziché accampare scuse maldestre, il governatore Renato Soru prenda atto delle sue responsabilità e si faccia da parte: i sardi hanno avuto modo di sperimentare le sue politiche per quasi tre anni, hanno potuto valutarle e hanno deciso che non ne vogliono più sapere. Il voto delle comunali è stato soprattutto un voto contro Soru il quale, ora che non ha più l’appoggio della maggioranza degli elettori, è tenuto a rassegnare le dimissioni per consentire ai sardi di scegliersi un nuovo governo, che sappia coglierne le istanze e le aspirazioni come non sa fare quello attualmente in carica”. A dichiararlo sono i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, a commento dei risultati dei ballottaggi di domenica e lunedì scorsi e delle prime reazioni politiche da parte del governatore e di altri esponenti della maggioranza.

“Ormai, a Soru è rimasto ben poco da dire. I sardi conoscono fin troppo bene i contenuti e i risultati della sua azione di governo, mentre la presunta mancanza di coesione della maggioranza non esiste, dal momento che il centrosinistra si è sempre mantenuto fedele ai suoi ordini, salvo qualche episodio marginale”, proseguono i due consiglieri. “Dunque, le sue responsabilità sono chiare ed evidenti, così come quelle della coalizione che lo ha sostenuto e continua a sostenerlo in barba al mutato orientamento dei sardi che l’hanno votata nel 2004”.

“Per questo chiediamo che ci sia risparmiata la farsa di un rimpasto di Giunta in cui cambierà tutto per non cambiare nulla, un’operazione di facciata che lascerà il potere assoluto nelle mani del governatore con assessori diversi a fare da prestanome e parafulmini per le sue decisioni”, concludono Diana e Liori. “Non esistono più alternative alle elezioni anticipate. Soru si dimetta e consenta agli elettori di decidere una volta e per sempre che ne hanno avuto abbastanza di lui e delle sue politiche populiste, demagogiche e contrarie al bene comune dei sardi”.

domenica, giugno 10, 2007

Costi della politica, Soru dica la verità in Aula

Assistiamo all’ennesima scorrettezza del governatore Renato Soru, che ha pensato bene di condizionare non soltanto la chiusura della campagna elettorale per i ballottaggi ma persino il periodo di ‘silenzio elettorale’ con i suoi comizi a mezzo stampa in cui vanta mirabolanti risultati nei tagli alle spese della macchina burocratica regionale”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori. “Questa volta, però, non staremo a guardare: Soru dovrà riferire in Aula e dimostrare una volta per tutte a quanto ammontano i risparmi e a quanto gli aumenti di spesa causati dalla sua politica populista e demagogica”.

“Il governatore dice di aver tagliato mille posti di sottogoverno”, proseguono i due consiglieri. “A cosa si riferisce, precisamente? Si riferisce forse ai posti da consigliere e assessore nelle comunità montane, ancora perfettamente funzionanti secondo il vecchio ordinamento nonostante il loro scioglimento sia stato disposto per legge ormai da diverso tempo? Sarà forse che chi quella legge dovrebbe applicarla preferisce occupare gli organi di informazione con sparate a effetto nel tentativo di raggranellare qualche voto in più per i suoi candidati sindaco invece che lavorare per cercare di ottenere risultati concreti?”

“Le uniche cose reali sono la marea di consulenti che Soru ha convenzionato nel corso della legislatura, dei quali è impossibile persino conoscere i compensi perché si guarda bene dal rispondere alle interrogazioni che gli vengono presentate al riguardo, e i zgoffi tentativi di rafforzare il suo status di governatore-imperatore, come la proposta di raddoppiare il suo ufficio di gabinetto con relativi autisti, commessi e quant’altro. Quanti soldi guadagnano il direttore generale e il capo ufficio stampa della Presidenza della Regione? Impossibile saperlo: le nostre interrogazioni non hanno ancora avuto una risposta”, concludono Diana e Liori. “Per questo, la prossima settimana, i gruppi consiliari del centrodestra presenteranno una mozione per discutere in Aula delle spese del governatore, in modo tale che Soru possa dimostrare pubblicamente quanti soldi sta realmente facendo risparmiare ai sardi – ammesso e non concesso che ne stia facendo risparmiare – e altrettanto pubblicamente assumersi la responsabilità delle laute spese che le casse regionali devono sostenere per locupletare la sontuosa corte di fedelissimi di cui si è circondato”.

venerdì, giugno 08, 2007

Ente acque della Sardegna, un nome da cambiare subito

Il Consiglio regionale deve provvedere al più presto a cambiare nome all’Ente acque della Sardegna, nuova denominazione per il ‘vecchio’ – si fa per dire, visto che ha vissuto per meno di un anno – Ente delle risorse idriche della Sardegna (Eris) introdotta dalla finanziaria 2007”: lo segnalano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana. “L’abbreviazione Enas indicata nel testo della legge, infatti, è identica a quella adottata dall’Ente nazionale di assistenza sociale, patronato dell’Unione generale dei lavoratori (Ugl). Ciò non è consentito dalla legislazione nazionale ed espone la finanziaria a un ulteriore rischio di impugnazione oltre quelli già noti”.

“Per risolvere un errore materiale che non vogliamo si tramuti nell’ennesimo caso di superficialità legislativa come quelli cui ci stiamo abituando in questa legislatura, ci attiveremo immediatamente”, proseguono e concludono i due consiglieri. “Già dalla prossima settimana, presenteremo una proposta di legge per modificare l’art. 13, comma 12, della finanziaria, sostituendo il nome Enas. Auspichiamo che la maggioranza voglia collaborare affinché tale modifica possa essere approvata in tempi rapidi e con il consenso unanime dell’intero Consiglio, cui si permetterebbe così di sottrarsi a un’altra di quelle brutte figure in cui le istituzioni democratiche non dovrebbero mai cadere”.

mercoledì, giugno 06, 2007

Tassa sui cani, al ridicolo non c’è limite

La tassa sui cani che il governatore Renato Soru si appresta a introdurre lascia senza parole. Ormai, l’unica priorità che guida l’azione di governo della Regione è l’invenzione di nuove imposte con cui tartassare i sardi. Soru è riuscito a portare la fantasia al potere, ma per usarla contro i cittadini”: è il commento dei consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, alla notizia dell’imminente introduzione di una tassa che colpirà i proprietari di cani, i cui introiti saranno usati per coprire le spese di cattura dei randagi e il loro mantenimento nei canili municipali.

“Davvero il governatore ritiene giusto colpire i proprietari responsabili per rifarsi dei costi sostenuti dalle casse pubbliche per colpa di chi abbandona gli animali?”, proseguono i due consiglieri. “Davvero il governatore non si rende conto che così facendo non otterrà altro che un incremento esponenziale degli abbandoni e dunque del randagismo? L’unica cosa di cui certamente si rende conto è l’accanimento scientifico che sta riservando ai cacciatori sin dall’inizio della legislatura, una strategia ipocrita da parte di chi non ha il coraggio di vietare del tutto l’attività venatoria per non perdere voti”.

“Intanto, chiediamo sin da ora l’intervento del Wwf per difendere i cani dalla furia vessatoria di Soru”, concludono Diana e Liori. “Non osiamo immaginare le prossime iniziative della Giunta. Ci sarà anche un’imposta per i cani titolari di seconde cucce a uso turistico nella fascia costiera? Insomma, non passa giorno in cui il governatore ci dimostra che al ridicolo non c’è davvero limite”.

martedì, giugno 05, 2007

Il governatore Soru porta a Oristano una pioggia di promesse elettorali

E’ inaccettabile che il presidente Soru abbia deciso di fissare la firma dell’Intesa istituzionale con la Provincia di Oristano ad appena due giorni dal ballottaggio per le elezioni nel Comune capoluogo. Venerdì, il presidente sarà a Oristano per promettere una pioggia di milioni: il giusto premio per le recenti acquisizioni del centrosinistra oristanese e una mossa astuta per cercare di conquistare i voti degli indecisi”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori.

“Per fortuna, sappiamo bene che gli Oristanesi non si lasceranno abbindolare dalle iniziative elettoralistiche del governatore e dei suoi luogotenenti, perché sanno fin troppo bene quali disastri le politiche della giunta Soru stanno causando nel loro territorio”, proseguono i due consiglieri. “Non sarà promettendo una pioggia di milioni che non arriveranno mai, che il governatore potrà cancellare i suoi sciagurati provvedimenti contro lo sviluppo della Sardegna e in particolare dell’Oristanese”.

“Abbiamo già visto a Nuoro cosa sono le Intese istituzionali di Soru, atti calati dall’alto senza alcuna consultazione con le comunità locali”, concludono Diana e Liori. “Anche a Oristano sarà così: nessuna concertazione ma solo una magnanima elargizione per premiare le nuove fedeltà recentemente acquisite. A Soru suggeriamo di scegliere quantomeno una data più opportuna, perché gli Oristanesi non si presteranno a subire passivamente la campagna elettorale sua, del centrosinistra e di chi li sostiene, ma coglieranno l’occasione per mostrargli cosa realmente pensano delle sue politiche contro le zone interne e contro lo sviluppo”.

lunedì, giugno 04, 2007

Ecco il nuovo Assessore al Bilancio: Renato Soru

Come dagli ordini impartiti dal presidente Soru, non appena approvata la finanziaria, l’assessore Dadea, che ha avuto ad interim la delega al Bilancio e alla Programmazione allo scopo di seguire l’iter consiliare della manovra, ha rimesso la delega nelle mani del governatore. Il quale, come ha annunciato nei giorni scorsi, ha provveduto a nominare un nuovo assessore con delega piena: se stesso”: è il commento dei consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, alla notizia del passaggio della delega al Bilancio e alla Programmazione dall’Assessore alle Riforme, Massimo Dadea, al Presidente della Regione, Renato Soru.

“Ci piacerebbe conoscere con esattezza qual è l’attuale composizione della Giunta regionale”, proseguono i due consiglieri, “perché tra interim, dimissioni e defenestrazioni abbiamo perso il conto. I continui cambi all’interno dell’esecutivo tolgono al Consiglio regionale ogni punto di riferimento: com’è possibile rapportarsi con un organo di governo la cui composizione varia da un giorno all’altro?”.

“Intanto”, concludono Diana e Liori, “Soru è tornato a ricoprire l’incarico di Assessore al Bilancio e alla Programmazione, e potrà cominciare sin da subito a dettare le linee della prossima finanziaria, che dovrà essere presentata entro meno di quattro mesi. A questo punto, se mai sarà nominato questo fantomatico nuovo assessore con delega piena, magari nell’ottica di un allargamento della maggioranza, il suo ruolo è già deciso: apporre la firma e assumersi la responsabilità di quanto partorito dal governatore. Il ruolo politico degli assessori continua a essere calpestato: nella monocrazia soriana c’è spazio per un solo pensiero, quello del governatore, mentre gli altri possono aspirare al massimo al ruolo di esecutori materiali”.

venerdì, giugno 01, 2007

Ecco le politiche attive per il lavoro di Soru: 6 mila posti da cavia umana

Dal momento che i sardi non possono essere un popolo di camerieri, il presidente Soru ha trovato per loro un’occupazione alternativa: la cavia umana. Finalmente è stato alzato il velo sotto cui era tenuta nascosta Fase Uno, la società fondata dalla Regione per assistere la sperimentazione farmaceutica e il deposito dei nuovi brevetti, ma non si tratta di una bella sorpresa. Fase Uno, infatti, farà sperimentazione clinica su un bacino di 5-6 mila volontari sardi, che avranno l’onore di testare sul loro corpo se le nuove molecole guariscono le malattie e, soprattutto, se hanno effetti collaterali letali”: è quanto dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, dopo aver letto il Piano strategico e il Programma di attività di Fase Uno srl, società fondata dalla Regione nei mesi scorsi.

“In realtà, non sono veri e propri posti di lavoro: trattandosi di volontari, non percepiranno un centesimo, se non la soddisfazione di mettere a repentaglio la propria salute per amore della scienza”, proseguono i due consiglieri. “Per loro, infatti, non è previsto alcuno stanziamento. Del resto, partendo con i 3.885.000 euro stanziati dalla Regione, considerato che 85 mila euro serviranno per remunerare il comitato scientifico che governerà la società, che 3 milioni serviranno per finanziare un ‘bando di selezione per agenti diagnostici e terapeutici’, che 200 mila serviranno per ‘affittare’ un reparto dell’ospedale Brotzu con il relativo personale e che il resto se ne andrà in spese di gestione e investimenti in attrezzature mediche, è chiaro che per le 5-6 mila cavie non avanzerà nulla”.

“Nulla dagli investimenti e nulla dai ricavi: quelli di Fase Uno saranno modesti, ammesso che ve ne siano, e saranno interamente reinvestiti in altre ricerche, mentre i miliardi li faranno le aziende farmaceutiche che depositeranno i brevetti e produrranno i nuovi farmaci in esclusiva, vendendoli a caro prezzo”, concludono Liori e Diana. “E non dimentichiamo Shardna, la società di ricerche biotech del presidente Soru, che certamente guarderà con molto interesse il progetto (ma di questo avremo modo di parlare più diffusamente nei prossimi giorni). In tutto questo, per i sardi ci sarà solo da rischiare la salute, e magari anche la vita, gratis, per amore della scienza. E di un governatore che non li vuole camerieri”.