martedì, aprile 17, 2012

Borghezio, perché invece della Sardegna non vendere il dio Po?


Quando ho deciso di dedicare il mio impegno alla politica, l’ho fatto pensando di potermi occupare di cose, se non indispensabili, quantomeno utili per la vita dei cittadini. Questo, ovviamente, non dovrebbe contemplare l’avere a che fare con le fantasiose uscite di tale Mario Borghezio, di professione – parrebbe – parlamentare europeo”, dichiara il capogruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana, replicando a quanto affermato oggi dall’europarlamentare della Lega Nord durante la trasmissione KlausCondicio.
“Il pittoresco personaggio si è lanciato in un’altra delle sue estrose proposte: vendere la Sardegna, insieme alla Sicilia e alla Campania, per risanare il bilancio statale disastrato”, prosegue Diana. “Al netto della legittima curiosità di sapere se Borghezio, insieme alla Sardegna, intenda vendere anche i Sardi e con quale destinazione d’uso, viene istintivo replicare alla sua trovata proponendo un’alternativa non certo più peregrina: perché, invece, non vendere il Po? Sebbene sia comprensibile lo sconcerto che, nell’immediato, possono provare i leghisti davanti alla proposta di privarsi del fiume che venerano come un’improbabile – e certamente inconsapevole – divinità, la proposta sarebbe assai più facilmente praticabile rispetto a quella avanzata da Borghezio e oltretutto non presenterebbe la controindicazione di privare le casse statali delle entrate fiscali generosamente elargite dai diversi milioni di cittadini italiani residenti in Sicilia, in Campania e in Sardegna”.
“Con la cessione del fiume ai privati, lo Stato potrebbe ripianare gli ingenti debiti che ha nei confronti della Sardegna”, conclude il capogruppo, “che richiedono di essere onorati senza ulteriori indugi perché conseguenza di un dettato costituzionale che non si può pensare di piegare alle esigenze di cassa: fino a prova contraria, checché ne dica Borghezio, la Sardegna fa ancora parte della Repubblica italiana ed i suoi sacrosanti diritti devono essere riconosciuti fino in fondo. Anche a costo di rinunciare al dio Po”.

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