I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, hanno presentato un’interrogazione all’Assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis, per chiedere la modifica dei requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo fissati dalla Giunta regionale.
Nell’interrogazione, i due consiglieri tracciano una cronistoria dei requisiti per il riconoscimento a partire dalla prima disciplina del settore, avvenuta nel 2001 a livello statale. Allora, per le organizzazioni di qualsiasi comparto, erano richiesti almeno cento produttori e un volume di prodotto commercializzato pari al 5 per cento dell’intera produzione regionale. Nel periodo 2002-2006, quando sono stati applicati tali requisiti, le organizzazioni del comparto suinicolo sardo hanno dovuto fare i conti con una sovrastima della produzione: i dati Istat sono arrivati a superare del 266,69% quelli rilevati dall’Assessorato regionale alla Sanità nei centri di macellazione autorizzati. Il volume minimo di produzione commercializzata veniva calcolato sulla base di una produzione regionale (sovrastimata) di 180 miliardi di lire, per cui le singole organizzazioni dovevano dimostrare un volume di affari di almeno 4 miliardi e mezzo (considerato che i requisiti minimi venivano dimezzati per le Regioni Obiettivo 1) per avere il riconoscimento: numeri impossibili da raggiungere per il modesto comparto isolano, tanto che le organizzazioni di produttori si sono viste costrette a ricorrere al Tar.
Nel 2005, il governo ha modificato i requisiti, portando a cinque il numero minimo di associati e a 3 milioni di euro il volume minimo di produzione commercializzata. Successivamente, in seguito alla concertazione tra lo Stato e le Regioni, il volume minimo per il solo comparto suino è sceso a 1 milione di euro o, in alternativa, il 3 per cento della produzione regionale. Nello scorso mese di luglio, la Giunta regionale ha adottato requisiti minimi superiori a quelli nazionali, come consentito dalla legge: cento produttori associati e 3 milioni di euro di fatturato. Tali requisiti, si legge nell’interrogazione, “risultano eccessivi in raffronto alle caratteristiche peculiari del comparto suinicolo sardo, che già in passato ha subito ingenti danni economici dovuti all’impossibilità di ottenere il riconoscimento delle organizzazioni di produttori nonostante i requisiti minimi fossero inferiori a quelli attualmente fissati dalla Regione”. Inoltre, “il comparto suinicolo sardo si trova a fare i conti con il perdurare del fenomeno dell’importazione illegale di bestiame da macello e con le periodiche recrudescenze della peste suina africana, con conseguenti, gravi ripercussioni sulla capacità produttiva delle aziende e sul valore di mercato della produzione”. Oltre al danno, la beffa: la concorrenza sleale del bestiame importato illegalmente e gli effetti della peste suina renderanno più difficile raggiungere i requisiti, facendo così perdere alle organizzazioni i contributi per i quali è necessario il riconoscimento.
Diana e Liori chiedono dunque all’assessore Foddis per quali ragioni sono stati fissati tali requisiti e sulla base di quali dati si ritiene che essi siano “realisticamente compatibili con le dimensioni del comparto suinicolo sardo”. Infine, i due consiglieri chiedono la revoca della delibera o la sua rettifica con la rimodulazione dei requisiti minimi.
INTERROGAZIONE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sui requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo
I sottoscritti,
PREMESSO che
Le organizzazioni di produttori agricoli sono state regolamentate una prima volta con D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 228, il quale prevede quali requisiti minimi per il riconoscimento da parte delle Regioni un numero minimo di cento associati e un volume di produzione commercializzata pari almeno al 5% della produzione regionale;
Ai sensi del decreto di cui sopra, le Regioni ricadenti nell’Obiettivo 1 del Quadro comunitario di sostegno dell’Unione Europea erano autorizzate a dimezzare il volume minimo di produzione commercializzata;
In Sardegna, il volume di produzione del comparto suinicolo, così come rilevato dall’Istat, risultava all’epoca ampiamente sovrastimato, tanto che, nell’applicare il decreto di cui sopra, il volume minimo di produzione commercializzata veniva calcolato sulla base di una produzione complessiva regionale pari a £ 180.000.000.000 e risultava pertanto pari a £ 4.500.000.000;
Il raffronto tra i dati in possesso dell’Istat, frutto di stime, e quelli rilevati dall’Assessorato regionale alla Sanità, provenienti dai centri di macellazione autorizzati, evidenziano, per il solo anno 2002, una discrepanza del 266,69%: a fronte di 890.663 capi stimati dall’Istat, ne sono risultati macellati solamente 242.892 (di cui 195.573 lattonzoli e 123.690 magroni, da cui vanno sottratti 76.371 capi importati in Sardegna per la macellazione);
La media calcolata negli anni 2002-2006 è di 188.800 lattonzoli e 116.280 magroni all’anno, da cui sottrarre 46.570 capi importati, per un totale di 258.510 capi allevati e macellati nell’Isola;
Tale dato evidenzia ulteriormente la sovrastima praticata dall’Istat, causa del mancato riconoscimento di organizzazioni di produttori in possesso dei requisiti previsti dal D.Lgs. n. 228/2001;
La sovrastima è stata oggetto di ricorso al Tribunale amministrativo regionale da parte delle organizzazioni di produttori aspiranti al riconoscimento;
CONSIDERATO che
Le organizzazioni di produttori sono state successivamente disciplinate con D.Lgs. 27 maggio 2005, n. 102, il quale ha fissato in cinque il numero minimo di associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata;
A seguito della concertazione in sede di Conferenza Stato-Regioni, il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali ha stabilito definitivamente, con Decreto 12 febbraio 2007, n. 85, i requisiti minimi per le organizzazioni di produttori, fissando, relativamente al comparto suinicolo, in cinque il numero minimo di associati e in € 1.000.000 o il 3% della produzione regionale il volume minimo di produzione commercializzata;
VALUTATO che
Con Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007, la Giunta regionale ha emanato le proprie direttive per quanto concerne il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, così come previsto dal D.Lgs. n. 102/2005, il quale attribuisce alle Regioni il potere di stabilire requisiti minimi più elevati di quelli stabiliti dallo Stato;
La delibera di cui sopra, relativamente al comparto suinicolo, fissa in cento il numero minimo di associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata;
SOTTOLINEATO che
Alla luce di quanto illustrato in premessa, i requisiti previsti nella Del. n. 27/16 risultano eccessivi in raffronto alle caratteristiche peculiari del comparto suinicolo sardo, che già in passato ha subito ingenti danni economici dovuti all’impossibilità di ottenere il riconoscimento delle organizzazioni di produttori nonostante i requisiti minimi fossero inferiori a quelli attualmente fissati dalla Regione;
Il comparto suinicolo sardo si trova a fare i conti con il perdurare del fenomeno dell’importazione illegale di bestiame da macello e con le periodiche recrudescenze della peste suina africana, con conseguenti, gravi ripercussioni sulla capacità produttiva delle aziende e sul valore di mercato della produzione;
Tali problemi, oltre a rendere più difficile il rispetto dei requisiti minimi fissati dalla Regione per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, causano danni economici gravissimi al comparto, che saranno ulteriormente aggravati dalla perdita dei contributi alle organizzazioni di produttori, i quali vengono corrisposti solo in seguito al riconoscimento delle organizzazioni da parte della Regione;
CHIEDONO DI INTERROGARE
l’Assessore regionale all’Agricoltura
affinché riferisca
Per quali ragioni la Giunta regionale ha ritenuto di fissare in cento il numero minimo di produttori associati e in € 3.000.000 il volume minimo di produzione commercializzata per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo e sulla base di quali dati ritiene che tali requisiti siano realisticamente compatibili con le dimensioni del comparto suinicolo sardo;
Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di revocare la Del. n. 27/16 del 17 luglio 2007 o, in alternativa, di rettificarla rimodulando i requisiti minimi richiesti per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori del comparto suinicolo.
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