“Lo sbarco ‘militare’, con tanto di mezzo anfibio, messo in scena da un imprenditore milanese sulla spiaggia di Budelli, ha evidenziato problemi che vanno ben oltre il fatto in sé e che devono essere affrontati urgentemente da tutti gli organi competenti”, dichiara il capogruppo del Popolo Della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana. “Non basta certo indignarsi per la maleducazione delle persone per potersi illudere di aver fatto tutto il possibile, ma è necessario affrontare una volta per tutte il problema di come impedire ai maleducati di nuocere all’ambiente e all’immagine della Sardegna”.
“Le immagini del fuoristrada anfibio che, dopo essere rimasto a lungo parcheggiato sul bagnasciuga, si immerge indisturbato nelle acque della celebre Spiaggia Rosa, stanno facendo il giro del mondo e questo non è certo un bene per l’Isola”, prosegue Diana. “L’accaduto dimostra soprattutto una cosa: davanti all’illegalità siamo pressoché indifesi. Non è certo compito della Regione vigilare su ciò che accade in mare, ancor più se l’area in questione ricade nel perimetro di un parco nazionale, ma la Regione dovrà farsi carico di richiamare alle proprie responsabilità chi ha permesso che venisse commesso uno scempio simile. Gli sfregi subiti dalle coste sarde negli anni passati, evidentemente, non hanno insegnato nulla: non si può lasciare che episodi del genere si verifichino per intervenire poi, a cose fatte, denunciando i responsabili; il sistema di vigilanza deve essere in grado di salvaguardare realmente l’ambiente, impedendo per quanto possibile il verificarsi delle violazioni o quantomeno intervenendo tempestivamente per perseguire i responsabili”.
“Quanto accaduto deve però far riflettere anche sulla possibilità di adottare misure di prevenzione adeguate”, conclude il capogruppo. “Si può facilmente capire l’utilizzo di un mezzo anfibio da parte della Protezione Civile, ma che necessità c’è per un privato di guidare un veicolo del genere? Evidentemente nessuna, pertanto si dovrebbe pensare a vietarne la circolazione sul territorio regionale, fatti salvi quelli impiegati, per l’appunto, dalla Protezione Civile: una misura drastica ma necessaria per tutelare l’ambiente della Sardegna”.
1 commento:
Vietare la circolazione dei mezzi anfibi sulle strade, per i privati, è come dire che non si possono usare macchine che raggiungono velocità non ammesse dal codice della strada. Non dico che non bisogna prendere in considerazione l'uso esclusivo di questi mezzi da parte delle autorità specializzate (protezione civile, vigili del fuoco, ecc.), ma che: se si pensi una cosa del genere, allora sarebbe ingiusto non allargare questa logica anche a altre categorie di mezzi, come quelli molto potenti e quindi apparentemente ben al di sopra rispetto al livello di necessità.
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