“Sono certo che il senso dell’interrogazione da me presentata ieri in merito alla grave crisi aziendale che ha colpito il gruppo editoriale Epolis e che sta mettendo a repentaglio il posto di lavoro di circa duecento validissimi professionisti, in gran parte sardi, è chiaro ed è stato perfettamente capito da chiunque”, precisa il consigliere regionale di Alleanza Nazionale, Mario Diana, in seguito all’articolo apparso sul sito Internet L’Altra Voce. “In particolare, sono certo che è stato capito perfettamente dal giornalista Giorgio Melis, il quale proprio per questo ha pensato bene di travisarlo e utilizzarlo per i propri discutibili scopi, che nulla hanno a che vedere con la solidarietà nei confronti di un organo di informazione che rischia di chiudere i battenti e con tanti suoi colleghi nei cui confronti Melis, come è noto, nutre unicamente sentimenti di rivalsa”.
“L’interrogazione chiede esplicitamente se il prestito di 3 milioni di euro che la Sfirs avrebbe erogato in favore di Epolis è sufficiente al superamento della crisi aziendale”, prosegue Diana, “se è stato erogato tempestivamente e se la Regione e la finanziaria regionale sono disponibili a ulteriori interventi per sostenere l’azienda. Ci vuole molta malafede per considerare tale richiesta di chiarimenti un attacco alle testate del gruppo, Il Giornale di Sardegna in primis, e ai giornalisti che vi lavorano, e Melis ne ha messa persino più del necessario”.
“Così come ci vuole molta malafede per fingersi paladini di una causa che si vorrebbe vedere persa. Nello stesso articolo, Melis passa dal solidarizzare con toni accorati con i lavoratori di Epolis a fornire notizie palesemente false in merito a una chiusura che, a suo dire, sarebbe già realtà”, conclude il consigliere. “Così L’Altra Voce cerca di affossare definitivamente l’azienda proprio nel momento in cui ha bisogno del massimo sostegno, non certo di azioni di sciacallaggio mosse da un modo sleale di concepire la libera concorrenza. Quanto alle velleità da sindacalista di Melis, che ricordiamo non avere alcun titolo per parlare a nome e per conto del comitato di redazione del Giornale di Sardegna, potranno certo essere esercitate più proficuamente in altre realtà, come quelle dei siti Internet in cui giovani giornalisti sono impiegati a titolo gratuito per imparare da colleghi ben più esperti, magari in età da pensione, la (poco) nobile arte della disinformazione”.
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