sabato, aprile 26, 2008

Guardie mediche, quanti morti la Dirindin vuole avere sulla coscienza?

La Giunta regionale ritiri immediatamente la delibera 53/7 dello scorso 27 dicembre, con cui dispone il dimezzamento delle guardie mediche sul territorio isolano e del personale in esse impiegato”: lo chiedono i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, che lanciano un appello alle forze sociali e ai cittadini delle zone interessate dai tagli al servizio di emergenza affinché si oppongano alla decisione dell’esecutivo.

“La delibera è un ciclone che minaccia di abbattersi sulle zone interne della Sardegna, quelle con il più alto tasso di spopolamento e con le maggiori difficoltà per gli spostamenti”, spiegano i due consiglieri. “Un gran numero di cittadini, soprattutto anziani, si ritroverà materialmente impossibilitato a raggiungere i presidi di guardia medica, mentre i medici in servizio dovranno coprire un territorio più ampio e pertanto non riusciranno a soddisfare tempestivamente tutte le richieste di interventi domiciliari. Qui non si parla soltanto dell’ennesima emergenza occupazionale che andrà ad investire l’Isola, la quale dovrà farsi carico di quattrocento nuovi disoccupati, cittadini sardi che perderanno il lavoro perché così ha deciso il governo regionale, ma della soppressione dell’assistenza sanitaria di emergenza in una vastissima parte della Sardegna”.

“E’ bene allora dire chiaramente come stanno le cose, senza facili edulcoramenti che farebbero comodo soltanto a chi vuole schivare le responsabilità delle proprie decisioni”, concludono Diana e Liori. “Ci sono delle persone che moriranno per colpa di questa delibera. Poche o tante, non ha alcuna importanza: adottando il piano di riordino delle guardie mediche, la giunta regionale ed in particolare l’Assessore alla Sanità, Nerina Dirindin, stanno mettendo in pericolo la vita stessa dei sardi. Per questo saremo al fianco di chiunque voglia opporsi a una decisione così irresponsabile per tutelare il diritto all’assistenza medica, soprattutto in situazioni di grave emergenza, riconosciuto dalla Costituzione italiana ma non dalla giunta Soru”.

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