“Grazie agli assurdi divieti imposti dalla giunta Soru, la caccia in Sardegna diventa sempre più difficile”, denunciano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori. “Con l’apertura della caccia al cinghiale sono entrate in vigore le limitazioni imposte dal Piano di eradicazione delle pesti suine adottato dall’Assessora alla Sanità, Nerina Dirindin, nel maggio scorso. Oggi è di fatto impossibile per i cacciatori praticare la caccia al cinghiale al di fuori del territorio del proprio Comune di residenza”.
“La scorsa domenica a molti cacciatori sardi, complice la totale e colpevole mancanza di informazioni sulle direttive decise dall’Assessora piemontese, è stata impedita l’attività venatoria perché rei di avere ‘sconfinato’ al di fuori del proprio centro di residenza”, proseguono i due consiglieri. “Ciò perché, stando a quanto riportato dall’assessora Dirindin in risposta a una nostra interrogazione del giugno scorso, ‘le misure restrittive, che di fatto nelle zone infette limitano l’esercizio della caccia al cinghiale ai soli residenti, discendono dalla necessità di scongiurare il rischio di trasporto di carni potenzialmente infette nelle zone indenni da peste suina africana’. E’ lecito domandarsi: perché devono essere necessariamente i cacciatori non residenti a trasportare le carni potenzialmente infette nelle zone indenni? Il Piano, infatti, non impedisce a un cacciatore residente in una zona infetta di regalare ad amici e parenti residenti in zone indenni le carni di animali abbattuti nella propria zona di residenza”.
“In realtà, appare impossibile capire perché non sia sufficiente applicare anche ai non residenti le stesse precauzioni previste per i residenti, vale a dire l’obbligo di stoccaggio delle carni in celle frigorifere a tenuta stagna intanto che vengono eseguite le analisi sui campioni prelevati sugli animali abbattuti: se la carne degli animali risultati negativi non può causare danno ai residenti, perché ne dovrebbe causare ai non residenti?”, concludono Diana e Liori. “Pertanto, quelli imposti dal Piano per l’eradicazione delle pesti suine appaiono come gli ennesimi divieti assurdi e irrazionali imposti con il solo scopo di limitare arbitrariamente la caccia, attività evidentemente non gradita da un esecutivo che, forse per non scontentare una parte dei propri elettori o perché i soldi delle tasse pagate dai cacciatori fanno sempre comodo, non ha il coraggio di prendere una posizione chiara ed esplicita al riguardo e di assumersi le relative responsabilità”.
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