Un no assoluto alla soppressione dell’Università diffusa in Sardegna è giunto dal consigliere regionale di Alleanza Nazionale, Mario Diana, Vicepresidente della Commissione Bilancio, a seguito dell’audizione dei rettori delle Università sarde sulla manovra finanziaria per il 2008 che si è tenuta stamani in Commissione. “Mi sarei aspettato ben altro atteggiamento da parte dei rettori”, spiega Diana, “davanti al taglio di 1.750.000 euro proposto per le sedi centrali e di ben 4 milioni di euro, pari alla metà dei finanziamenti previsti nella precedente finanziaria, che minaccia di colpire quelle periferiche”.
“La riduzione delle risorse in finanziaria penalizzerà soprattutto i poli universitari di Oristano e Nuoro”, prosegue il consigliere. “A Oristano sarà fortemente ridimensionato il corso di laurea in archeologia subacquea, unica realtà del genere in tutta Italia, che potrebbe trasformarsi in un semplice corso senza titoli. A Nuoro, i due corsi di laurea dovranno condividere in parte i docenti, con conseguenti disagi per gli studenti. Le ripercussioni saranno gravissime non solo per quanto riguarda il diritto allo studio, ma anche per lo stesso sviluppo economico delle zone interne, per il quale non si può prescindere dalla presenza dell’Università nel territorio”.
“Il timore”, conclude Diana, “è che i rettori dei due Atenei sardi vogliano sposare l’orientamento del governatore Renato Soru, il quale si è dichiarato contrario alla politica dell’Università diffusa a favore della centralizzazione dell’offerta formativa. E’ come se i rettori, dopo averli proposti e sostenuti con l’appoggio della Regione e degli enti locali, stiano ora prendendo le distanze dai corsi di laurea diffusi nel territorio. Un simile orientamento favorirebbe il sottosviluppo e lo spopolamento; il centrodestra dovrà perciò farsi carico di apportare le necessarie modifiche alla finanziaria e, qualora dovesse essere confermata la nuova linea assunta dai rettori, sostenere gli enti locali che volessero adottare forme organizzative diverse da quella attuale al fine di avere garantita la presenza dell’Università nelle zone interne della Sardegna”.
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