venerdì, aprile 09, 2010

Archeologia subacquea, no ad apertura di nuovo corso universitario a Olbia

In un quadro di generale difficoltà dell’università italiana, che si appresta a sperimentare la riforma proposta dal governo Berlusconi, attualmente in fase di approvazione, stupiscono certe fughe in avanti di stampo localistico che tendono a riproporre la frammentazione dei corsi universitari, avversata in modo stringente dal progetto di riforma”, dichiara il capogruppo del Popolo Della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana, insieme ai consiglieri Oscar Cherchi e Domenico Gallus. “I rumors politici, infatti, riportano che sarebbero in corso contatti con il Governo nazionale tesi a creare in Sardegna un nuovo corso di Archeologia subacquea oltre a quello attivato sin dall’anno accademico 2004-2005 ad Oristano dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, unico in Italia”.

“I lusinghieri risultati ottenuti, sia nell’ambito didattico che in quello della ricerca scientifica, oltre all’impiego di tre ricercatori, hanno accreditato il corso oristanese in ambito nazionale e internazionale”, proseguono Diana, Cherchi e Gallus. “L’Università di Sassari ha già in programma, sulla base dei parametri che saranno introdotti dalla riforma, di trasformare il percorso di studi in un corso di laurea magistrale in Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri del Mediterraneo, di carattere interuniversitario ed internazionale, mantenendo la sede ad Oristano. Il corso potrà collegarsi con l’istituendo Centro di eccellenza e di alta formazione per l’Archeologia subacquea, già finanziato dalla Giunta regionale con 4.750.000 euro di provenienza comunitaria. Appare pertanto inconcepibile che si proponga di attivare un nuovo corso universitario di Archeologia subacquea con sede ad Olbia, dopo che l’Università di Sassari, in accordo con gli enti pubblici territoriali di Oristano e il Consorzio Uno, ha portato avanti una coerente politica di alta formazione con il corso già esistente”.

“E’ auspicabile che i rumors rimangano tali e non approdino a nulla di concreto”, concludono i tre consiglieri, “poiché, se è vero che Olbia possiede straordinarie risorse archeologiche e competenze professionali di altissimo livello nel campo specifico dell’Archeologia subacquea, nell’ambito della Soprintendenza per i Beni archeologici (lo scavo delle navi del Tunnel di Olbia e la loro sapiente musealizzazione ne sono la perfetta riprova), è vero anche che tali risorse umane e scientifiche hanno sempre trovato una sponda in ambito accademico nell’Università di Sassari ed in particolare nella sua sede oristanese, luogo eletto di ricerche e convegni internazionali. La sinergia fra le varie componenti territoriali dell’Isola è la chiave di volta per lo sviluppo, non la guerra antica per la ‘secchia rapita’”.

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