giovedì, agosto 23, 2007

Il Partito Democratico Sardo, una risorsa per la politica isolana - Lettera aperta

L’accelerazione che il processo costitutivo del Partito Democratico Sardo sta conoscendo in questi giorni non può essere guardata che in maniera positiva. L’aggregazione dei principali partiti della maggioranza che governa la Regione è un fattore destinato a portare chiarezza e semplificazione in uno scenario politico che, nell’Isola, si presenta più frammentato di quello nazionale. Ridurre il numero di voci con cui il centrosinistra si esprime può agevolare la nascita di un confronto costruttivo con chi oggi, in Consiglio regionale ma spesso anche nelle istituzioni locali, si trova a svolgere attività di opposizione e deve fare i conti con maggioranze che rigettano quasi sistematicamente qualsiasi proposta che non porti la loro firma, rendendo così inevitabile lo scontro.

La configurazione di partito di massa che si vuole dare al nuovo soggetto politico rappresenta una novità da non sottovalutare. Posto che il centrosinistra si trova a governare, soprattutto con esponenti facenti riferimento al nascente Partito Democratico Sardo, un numero significativo di istituzioni locali, a partire dalla stessa Regione, è auspicabile che il processo di trasformazione in corso possa portare all’apertura di un dialogo con la società isolana, in particolare con quell’ampia parte che a cadenza quasi quotidiana manifesta sotto i Palazzi di via Roma e viale Trento. E’ innegabile che il centrosinistra oggi non ha più un contatto diretto con la società sarda, a partire dal proprio elettorato. E’ una situazione da cui nessuno ha da guadagnare, a meno di non voler cavalcare strumentalmente l’onda del disfattismo basandosi sul concetto che quanti più errori vengono commessi da chi oggi sta al governo, tanto maggiori saranno i voti che chi sta all’opposizione prenderà alle prossime elezioni. Il prezzo da pagare, però, sarebbe troppo alto con una Sardegna già ridotta allo stremo.

La nascita del Partito Democratico Sardo potrà mostrarsi utile anche per restituire alla Giunta regionale le sue funzioni di organo collegiale di governo. Degli assessori che possano dirsi espressione diretta di un partito di così ampie dimensioni avranno una forte legittimazione che consentirà loro di acquisire l’autonomia e l’autorevolezza di cui oggi mancano in quanto, in molti casi, espressione individuale del governatore, suoi collaboratori di fiducia e non rappresentanti, seppure per via indiretta, dell’elettorato. L’esecutivo potrà così cessare di identificarsi totalmente con il Presidente e garantire il democratico riequilibrio dei poteri.

Per il centrodestra, il processo costitutivo del Partito Democratico Sardo rappresenta innegabilmente una sfida. La coalizione deve confrontarsi al suo interno su quale sia la miglior risposta da dare alle trasformazioni in atto nel centrosinistra e se un analogo processo di aggregazione può essere la soluzione ideale, a patto che non vi siano fughe in avanti individuali o maldestri tentativi di annessione. La Casa delle Libertà dovrà rifuggire dalle tentazioni verticistiche e promuovere una vera partecipazione popolare, che non può essere esclusiva della parte avversa.

Infine, la nascita del Partito Democratico Sardo consentirà di verificare la consistenza elettorale dell’intero centrosinistra, non solo del nuovo soggetto. E’ lecito aspettarsi che, una volta terminato il processo di aggregazione, i consiglieri regionali e gli amministratori locali di Ds, Margherita e Progetto Sardegna rassegnino le dimissioni dalle loro cariche, essendo venuta meno la legittimazione popolare che viene loro dall’essere stati eletti nelle file di partiti che allora non esisteranno più. Poiché il Partito democratico non sarà la semplice sommatoria di alcune forze politiche ma un soggetto affatto nuovo, come tale dovrà proporsi agli elettori per dimostrare la sua consistenza numerica e la condivisione delle sue proposte politiche da parte della gente, ed essere così pienamente legittimato a governare, qualora gli elettori dovessero decidere in tal senso.


on. Mario Diana

Cagliari, 23 agosto 2007

martedì, agosto 21, 2007

Subito a casa i vertici dell’Agenzia regionale delle entrate

Dopo l’imbarazzante farsa dei dati sulle presenze nei porti sardi delle imbarcazioni soggette all’imposta regionale sul turismo di lusso, ci aspettiamo che il presidente Soru provveda immediatamente ad azzerare i vertici dell’Agenzia regionale delle Entrate, che hanno dimostrato di essere del tutto inadeguati a gestire la partita delle imposte regionali”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori.

“Ben altri dati sarebbe stato lecito aspettarsi da un organismo istituito a bella posta per l’esazione dei tributi regionali partoriti dalla mente del governatore che non quelli relativi ad appena ventinove scali, per giunta limitatamente al solo mese di luglio”, proseguono i due consiglieri. “A giugno, gli scali monitorati sono stati appena diciannove. I porti per i quali esiste un raffronto tra i dati del 2007 e quelli dello scorso anno, poi, sono ancora meno. Questi sono i dati su cui la Regione si basa per sostenere che le presenze sono in evidente aumento, mentre il calo denunciato dalla Rete dei Porti non può essere preso in considerazione perché riferito a dati parziali”.

“Se è così che lavora l’Agenzia regionale delle Entrate, che garanzie ci sono che le imposte regionali vengano applicate in maniera seria e imparziale?”, si chiedono Diana e Liori. “In fondo, finora si sa solo che l’esazione costa alle casse regionali milioni di euro, mentre non esiste alcuna certezza sulle somme incassate e sul tasso di evasione. Appare evidente che l’Agenzia non è in grado di svolgere i compiti che le sono stati assegnati e pertanto si rende necessaria un’immediata e profonda riorganizzazione, al fine di evitare che vengano commessi arbitri e ingiustizie, nell’attesa che l’approvazione della proposta di legge presentata dai gruppi di centrodestra in Consiglio regionale decreti l’abrogazione dei balzelli”.

venerdì, agosto 17, 2007

La Regione blocchi lo scempio in corso nella sede Inail di Carbonia

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Antonello Liori e Mario Diana, presenteranno, alla ripresa dei lavori del Consiglio regionale, un’interrogazione agli Assessori regionali agli Enti locali, Gianvalerio Sanna, e alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu, in merito ai lavori di ristrutturazione e ampliamento in corso presso la sede Inail di Carbonia, che mettono a repentaglio un edificio di inestimabile valore storico e architettonico e, con esso, la memoria stessa della città.

I due consiglieri fanno notare che i lavori in corso presso lo stabile di piazza Italia, “tra i primi edifici pubblici realizzati nell’abitato di Carbonia nonché pregevolissimo esempio della caratteristica architettura delle città di fondazione”, hanno già comportato “la demolizione di parte dell’edificio”. A testimonianza del valore storico e artistico del palazzo, nel testo dell’interrogazione si rammenta che era previsto il suo inserimento nell’edizione 2007 della manifestazione Monumenti Aperti, “reso però impossibile dall’indisponibilità dell’Istituto a fornire il personale necessario per l’apertura, la chiusura e la custodia dell’edificio stesso”.

Le modifiche che l’Inail intende apportare alla propria sede avrebbero pesanti effetti anche sul tessuto urbanistico dell’abitato di Carbonia, “fondata secondo i dettami urbanistici propri delle cosiddette ‘città-giardino’”, “pertanto appare quanto mai sconsiderato il progetto che prevede l’ampliamento di un edificio storico a discapito degli spazi verdi”. Inoltre, “importanti modifiche strutturali a un edificio di tale importanza potrebbero mettere a repentaglio la possibilità che la città di Carbonia sia dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco”.

I lavori hanno già destato l’attenzione della Soprintendenza per i Beni architettonici di Cagliari, che lo scorso 30 luglio “ha disposto il sequestro di parte del cantiere al fine di verificare le autorizzazioni e le concessioni”, in particolare per quanto riguarda la demolizione di un’ala dell’edificio. Ciononostante, “l’Ufficio tecnico del Comune di Carbonia ostacola i tentativi di verificare la regolarità dei lavori, posti in essere da consiglieri comunali e associazioni per la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico” quali Italia Nostra.

Pertanto, Liori e Diana chiedono che la Giunta regionale verifichi se i lavori risultano regolarmente autorizzati ai sensi delle normative vigenti e fornisca copia del progetto e delle relative autorizzazioni. Inoltre, chiedono se l’edificio è inserito nell’elenco dei beni identitari sottoposti a vincolo paesaggistico dal Piano paesaggistico regionale e, in caso contrario, che sia immediatamente inserito nell’elenco. Infine, i due consiglieri chiedono che l’esecutivo blocchi i lavori, disponga il ripristino dell’edificio nelle sue condizioni originali e si impegni a mettere a disposizione dell’Inail una sede più spaziosa, adeguata alle attuali esigenze dell’Istituto, “da identificarsi preferibilmente nei numerosi edifici pubblici inutilizzati siti nel centro urbano di Carbonia, previo restauro a carico del medesimo Istituto”.



INTERROGAZIONE LIORI – DIANA, con richiesta di risposta scritta, sui lavori di ristrutturazione e ampliamento in corso presso la sede Inail di Carbonia


I sottoscritti,

PREMESSO che presso la sede Inail di Carbonia, sita in piazza Italia, sono in corso importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento che hanno già comportato la demolizione di parte dell’edificio, del quale si prevede l’ampliamento;

CONSIDERATO che la sede Inail è ospitata in un edificio di impareggiabile valore storico e architettonico, essendo tra i primi edifici pubblici realizzati nell’abitato di Carbonia nonché pregevolissimo esempio della caratteristica architettura delle città di fondazione;

RAMMENTATO che era previsto l’inserimento dell’edificio nell’edizione 2007 della manifestazione regionale Monumenti Aperti, reso però impossibile dall’indisponibilità dell’Istituto a fornire il personale necessario per l’apertura, la chiusura e la custodia dell’edificio stesso;

SOTTOLINEATO che Carbonia è stata fondata secondo i dettami urbanistici propri delle cosiddette ‘città-giardino’, che oggi si sta cercando di recuperare nella progettazione dei nuovi quartieri di diverse città della Sardegna, pertanto appare quanto mai sconsiderato il progetto che prevede l’ampliamento di un edificio storico a discapito degli spazi verdi;

PRESO ATTO che importanti modifiche strutturali a un edificio di tale importanza potrebbero mettere a repentaglio la possibilità che la città di Carbonia sia dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco;

VALUTATO che l’edificio è soggetto alla tutela della Soprintendenza per i Beni architettonici di Cagliari, la quale, il 30 luglio u.s., ha disposto il sequestro di parte del cantiere al fine di verificare le autorizzazioni e le concessioni relative ai lavori in corso, con particolare riferimento alla demolizione di un’ala dell’edificio; i lavori proseguono però nella parte del cantiere non interessata dal provvedimento di sequestro;

VERIFICATO che l’Ufficio tecnico del Comune di Carbonia ostacola i tentativi di verificare la regolarità dei lavori, posti in essere da consiglieri comunali e associazioni per la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico;


CHIEDONO DI INTERROGARE

gli Assessori regionali agli Enti locali e alla Cultura

affinché riferiscano

  • Se risulta che i lavori in corso presso la sede Inail di Carbonia siano stati regolarmente autorizzati dall’Ufficio tecnico comunale ai sensi delle normative vigenti e affinché forniscano copia del progetto di ristrutturazione e delle relative autorizzazioni;

  • Se l’edificio è inserito nell’elenco dei beni identitari facente parte integrante del Piano paesaggistico regionale e, in caso contrario, quali misure la Giunta regionale intende adottare affinché sia immediatamente inserito nell’elenco;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di bloccare i lavori di ristrutturazione e ampliamento in corso nell’edificio e di disporre il ripristino di quest’ultimo nello stato precedente l’avvio dei lavori;

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di mettere a disposizione dell’Inail una sede più spaziosa, adeguata alle attuali esigenze dell’Istituto, da identificarsi preferibilmente nei numerosi edifici pubblici inutilizzati siti nel centro urbano di Carbonia, previo restauro a carico del medesimo Istituto.

martedì, agosto 14, 2007

Emergenza clandestini, perché in viale Trento tutto tace?

I continui sbarchi di clandestini che si stanno verificando in questi giorni nel Sud della Sardegna denotano un’emergenza senza precedenti”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori. “Il periodo scelto, proprio a ridosso di Ferragosto, la continuità degli sbarchi e la loro distribuzione lungo la costa denotano un evidente disegno criminoso finalizzato ad aggirare i controlli delle forze dell’ordine. La cronaca riporta numeri preoccupanti per quanto riguarda i clandestini individuati durante o subito dopo lo sbarco e condotti nei centri di prima accoglienza del continente, ma è probabile che siano almeno altrettanti quelli che riescono a sottrarsi alla procedura di espulsione. Mentre la Sardegna si avvia a diventare il Paese di Bengodi per scafisti e trafficanti di uomini, con gravissime ripercussioni sull’ordine pubblico e sull’immagine dell’Isola, in viale Trento tutto tace”.

“Non una parola si è levata dal Presidente della Regione”, sottolineano i due consiglieri. “Il governo Prodi ha abbandonato a se stessa la Sardegna, confidando nel mare e nella distanza affinché possano tenere i clandestini lontani dalla penisola. Perché il presidente Soru non interviene presso il governo ‘amico’ affinché siano varate misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza? Perché il fenomeno degli sbarchi di clandestini, che va avanti ormai da mesi, non è stato inserito nell’Intesa istituzionale di cui, dopo un anno di annunci trionfalistici, sembrano essersi perse le tracce?”

“La Sardegna è terra di frontiera”, concludono Diana e Liori, “e come tale deve essere riconosciuta dal governo, che deve dedicarle le attenzioni necessarie a fare fronte a un simile status. Alla Regione spetta il compito di attivarsi per sollecitare tale riconoscimento, ma la Giunta non sembra interessarsi minimamente del problema”.

mercoledì, agosto 08, 2007

Mal di Ventre, la Regione faccia la sua parte

Accogliamo con soddisfazione la notizia della messa in vendita dell’Isola di Mal di Ventre, che finalmente potrà così tornare nel pieno possesso della popolazione del territorio. A patto però che gli attori istituzionali che devono muoversi affinché ciò avvenga, Regione in primis, non si tirino indietro”, dichiarano i consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori.

“La soluzione migliore sarebbe che l’Isola fosse acquistata dal Comune di Cabras, nel cui territorio ricade”, spiegano i due consiglieri. “Per fare ciò serve però uno sforzo finanziario che l’ente locale non è in grado di sostenere e per questo la Regione deve scendere in campo al suo fianco, mettendo a disposizione le risorse necessarie”.

“In alternativa”, concludono Diana e Liori, “proponiamo che sia la Conservatoria delle Coste ad acquistarla, così come è nelle sue finalità. A meno che la Conservatoria non abbia deciso di escludere dai suoi interessi i beni di inestimabile valore paesaggistico ma su cui è impossibile lucrare, visti i vincoli che vi gravano”.

Crisi dell'agricoltura, Foddis si dimetta

MOZIONE DIANA – ARTIZZU – LA SPISA – RANDAZZO Alberto – VARGIU – LADU – LIORI – MORO – SANNA Matteo – RASSU – LOMBARDO – CONTU – LICANDRO – SANJUST – PILERI – PETRINI – RANDAZZO Vittorio – CAPPAI – AMADU – CAPELLI – CUCCU Franco Ignazio – MILIA – PISANO – CASSANO – DEDONI – MURGIONI – GALLUS – FLORIS Mario – CHERCHI Oscar – FARIGU, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale ai sensi dei commi 2 e 3 dell’art. 54 del Regolamento consiliare, sulle gravissime inadempienze della Giunta regionale nei confronti del comparto agropastorale



PREMESSO che

  • L’agricoltura sarda attraversa la più drammatica crisi nella storia dell’autonomia regionale;

  • Gli agricoltori si trovano ad affrontare ogni giorno problemi enormi, potendo contare unicamente sulle loro forze;

  • Il numero delle imprese e degli occupati del comparto è in costante calo;

  • La capacità di penetrazione dei prodotti agroalimentari sardi sui mercati nazionali e internazionali è irrisoria, i costi di produzione sono altissimi, gli investimenti pubblici inesistenti quand’anche non si perdono a causa di una gestione irresponsabile delle risorse, essere colpiti da una calamità naturale o da una malattia delle piante o del bestiame significa, per agricoltori e allevatori, dover rinunciare per sempre all’attività;

  • Le campagne si spopolano, non nascono nuove imprese; il settore che dovrebbe e potrebbe trainare l’intera economia sarda, operando come volano di sviluppo per gli altri comparti economici, è a un passo dalla scomparsa e con esso lo sono le prospettive di sviluppo dell’intera Isola;

  • Senza l’apporto dell’agricoltura e della pastorizia, la Sardegna non potrà mai uscire dalle secche della stagnazione e della povertà;


CONSIDERATO che

  • Nella crisi del comparto agropastorale, i ritardi e le scelte sbagliate della Giunta regionale giocano un ruolo di primo piano, come dimostrano i diecimila agricoltori che il 20 marzo u.s. hanno paralizzato la città di Cagliari per un giorno intero con una manifestazione di protesta indetta dalle associazioni di categoria;

  • Quel giorno, il mondo dei campi chiedeva con forza delle risposte ai problemi vecchi e nuovi, ma gli impegni assunti dal Presidente della Regione e dall’Assessore regionale all’Agricoltura non hanno avuto alcun seguito;

  • Appare evidente che la linea politica della Giunta regionale in materia di agricoltura e allevamento va in direzione opposta rispetto agli interessi degli operatori del settore;

  • L’unico comparto legato all’agrozootecnia che gode di un sostegno da parte della Regione è quello cooperativistico, nel quale l’attuale Assessore all’Agricoltura ha conseguito brillanti risultati in qualità di dirigente;

  • Ciò non basta a giustificare un’Amministrazione regionale che dispensa ingenti risorse al mondo delle cooperative, trascurando le aziende private;


SOTTOLINEATO che

  • Le risorse che la Regione investe nell’agricoltura e nella pastorizia sono ampiamente insufficienti e per giunta programmate male, tanto che solo una minima parte riesce ad arrivare a destinazione, mentre il resto si perde, va ad alimentare i residui nel bilancio regionale o, nel caso dei fondi comunitari, viene disimpegnato e riprogrammato dalla Commissione europea a vantaggio di altre regioni;

  • 73 milioni di euro sono andati persi nel giugno scorso a causa del disimpegno dei fondi Feoga: 36 milioni di euro di fondi comunitari più le quote di cofinanziamento statali e regionali, che la Giunta regionale ha perso per non essere stata in grado di approvare le graduatorie dei bandi relativi alle misure Por 4.9 e 4.20 entro i termini prestabiliti;

  • All’enorme somma perduta si aggiunge l’incertezza in cui ancora oggi versa l’iter della progettazione integrata, con un esiguo numero di progetti approvati e nessuna certezza sulle reali prospettive di tale percorso;

  • Tutto ciò non si traduce solo nella perdita di ingenti risorse ma anche in un enorme esborso per gli agricoltori cui per partecipare ai bandi è stata richiesta la progettazione esecutiva delle opere da realizzare, non un semplice progetto di massima: migliaia di euro che chi non ha avuto la fortuna di essere finanziato, magari non per demerito suo ma semplicemente perché la Regione non può più disporre delle risorse da mettere a bando, non potrà mai recuperare;

  • Ciò è potuto accadere nonostante le ripetute segnalazioni mosse dalle associazioni di categoria fin dalle prime fasi dei bandi, che sono rimaste inascoltate;

  • Le associazioni hanno proposto procedure alternative più snelle, rapide e meno costose per gli agricoltori, di cui la Giunta regionale non ha tenuto alcun conto;

  • Un esempio emblematico dell’inadeguatezza dell’Amministrazione a gestire le procedure di spendita delle risorse comunitarie è dato dai contributi per la ricomposizione fondiaria, misura 4.19 del Por;

  • La graduatoria relativa all’annualità 2006 è stata approvata soltanto il 6 luglio u.s., mentre quella relativa all’annualità 2005 è stata approvata il 31 ottobre 2006;

  • I fondi stanziati sono dunque rimasti a lungo inutilizzati e, trattandosi di risorse comunitarie, a rischio di disimpegno;

  • Il Consiglio regionale ha respinto con voto a maggioranza, durante l’esame della L.R. 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), la proposta del gruppo consiliare di Alleanza Nazionale per l’istituzione di due fondi permanenti per finanziare gli indennizzi per le calamità naturali e per le epizoozie;

  • Solo strumenti simili possono consentire di avere indennizzi certi e rapidi, ma il Presidente della Regione ha dichiarato pubblicamente di essere contrario al sistema degli indennizzi e che, secondo lui, agricoltori e allevatori dovrebbero premunirsi contro calamità e malattie attraverso la stipulazione di polizze assicurative: un sistema comodo ed economico per la Regione, che potrebbe liberarsi del peso di dover programmare le proprie risorse in vista di eventi imprevedibili, ma che la crisi economica rende impraticabile;


VALUTATO che

  • L’incapacità di programmazione, insieme al rifiuto della concertazione, è a monte di gran parte delle scelte sbagliate o mancate dell’esecutivo;

  • Ne è la prova più lampante il Programma di sviluppo rurale 2007-2013, la cui bozza propositiva è stata adottata dalla Giunta con Del. n. 24/1 del 28 giugno 2007 e che prima di divenire operativo dovrà passare l’esame preliminare della Commissione europea e la contrattazione tra Regione e Ue: se tutto va bene, non potrà essere approvato prima di un anno; il mondo dei campi, però, non può aspettare tanto;

  • Il Piano paesaggistico regionale, adottato con Del. n. 22/3 del 24 maggio 2006, nelle intenzioni sbandierate dal Presidente della Regione sarebbe dovuto servire a frenare la speculazione edilizia sulle coste ma, lungi dal raggiungere tale scopo, sta riuscendo a trasformare le campagne sarde in un deserto;

  • Gli assurdi vincoli che impediscono quasi tutte le costruzioni nelle aziende agricole, che si trovino o meno nella fascia costiera, rendono impossibile dare vita a nuove imprese;

  • Le campagne si spopolano, i giovani che pure vorrebbero stabilirvisi vengono respinti dal muro dei divieti e scoprono quale unica alternativa l’emigrazione, mentre i prezzi delle abitazioni e degli affitti nei centri urbani salgono alle stelle;

  • Obiettivo dichiarato del Piano paesaggistico regionale è una campagna incontaminata, che non prevede la presenza dell’uomo, ma questa sarebbe una campagna abbandonata a se stessa, in balia del degrado e degli incendiari, una campagna priva di ogni tutela sotto il profilo ambientale;

  • Gli effetti negativi dell’applicazione del Piano paesaggistico regionale sono già tangibili, come dimostra il drammatico incremento degli incendi dolosi che sta caratterizzando l’estate 2007, complice anche un Piano regionale antincendi nella cui redazione la Giunta regionale ha anteposto le politiche di risparmio alla tutela del patrimonio ambientale e dell’incolumità dei cittadini;


VERIFICATO che

  • Le piccole e medie aziende del comparto zootecnico non godono di alcuna attenzione e devono affrontare da sole un mercato in cui partono penalizzate dall’insularità e dalla scarsa produttività che gli allevamenti sardi soffrono per numerose ragioni, ataviche e non;

  • Prosegue indisturbata l’importazione illegale di bestiame da macello da altri paesi europei, come i famigerati maialetti olandesi e agnelli rumeni, animali considerati di scarto dagli allevamenti di provenienza che vengono macellati nei mattatoi isolani e commercializzati come prodotti sardi, con danni gravissimi per i nostri allevatori e per l’immagine dei nostri prodotti;

  • Il Piano per l’eradicazione delle pesti suine, adottato con decreto dell’Assessore alla Sanità n. 11277/9 del 16 maggio 2007, si concentra soprattutto su misure volte a limitare l’attività venatoria mentre non è prevista alcuna forma di incentivazione per le aziende zootecniche che adottano pratiche di allevamento volte a minimizzare i rischi di contagio;


PRESO ATTO che

  • La riforma degli enti agricoli regionali, avviata con la L.R. 21 aprile 2005, n. 7 (legge finanziaria 2005), si è arenata ed è stata successivamente ‘riformata’ con una legge specifica, la L.R. 8 agosto 2006, n. 13, che risulta tuttora inapplicata;

  • Ersat Sardegna ed Era Sardegna, gli enti istituiti con il primo, abortito tentativo di riforma, continuano a esistere e, si fa per dire, a operare, in una situazione di incertezza che incide negativamente sul rapporto tra il mondo dei campi e le istituzioni regionali e sulla capacità di programmazione della Regione in materia di agricoltura e zootecnia;

  • Un’altra riforma di cui si parla da tempo ma che ancora non è approdata in Aula è quella dei consorzi di bonifica, più volte annunciata dalla Giunta regionale ed esitata dalla commissione competente;

  • L’ultima versione della proposta prevede l’esclusione delle associazioni di categoria dal governo dei consorzi, che si vorrebbe porre interamente nelle mani della politica;

  • Anche questo è un sintomo della fiducia che la Giunta regionale e la maggioranza nutrono nei confronti degli agricoltori e delle realtà che li rappresentano;

  • Nonostante le ripetute proteste da parte delle associazioni, l’Assessore all’Agricoltura assicura di non voler modificare il disegno di legge: questa è l’idea di concertazione che muove l’esecutivo regionale;

  • Intanto, gli agricoltori devono sperare che l’Assessore, nella sua infinita magnanimità, voglia di volta in volta prorogare la sospensione delle cosiddette ‘cartelle pazze’, mentre sul costo dell’acqua continua a regnare l’incertezza;


IL CONSIGLIO REGIONALE

impegna la Giunta regionale

  • A mutare drasticamente le proprie politiche in materia di agricoltura e allevamento;

  • A fare del comparto agropastorale il nucleo portante dello sviluppo economico della Sardegna, la massima priorità nelle politiche di sostegno allo sviluppo;

  • A basare la programmazione nel comparto agropastorale sulla concertazione, sull’ascolto delle istanze e delle proposte che il mondo dei campi rivolge all’esecutivo per il tramite delle associazioni di categoria, perché nessuno meglio di loro può conoscere i problemi del comparto;

  • A proporre una vera riforma degli enti regionali, che abbia un’impostazione moderna e funzionale e che istituisca un ordinamento snello ed efficiente, non fatto di carrozzoni da usare per elargire consulenze ai soliti noti o a qualche illusionista importato dal continente;

  • A rivedere profondamente le procedure per i bandi relativi ai fondi comunitari, rendendole più semplici ed economiche per i partecipanti; la progettazione esecutiva dovrà essere eseguita solo a graduatoria approvata, riducendo così le spese per la partecipazione ed evitando che le aziende debbano sobbarcarsi costi insostenibili per poi non poter neppure accedere alle risorse;

  • A rendere inoltre le procedure di cui sopra più snelle e rapide, al fine di accelerare la spendita delle risorse e liberare la Regione dalla spada di Damocle del disimpegno automatico;

  • A risarcire gli imprenditori agricoli che hanno partecipato a bandi per i quali era richiesta la presentazione di progetti esecutivi e che non sono stati ammessi al finanziamento;

  • A impegnarsi nella semplificazione e nella razionalizzazione dell’Amministrazione, coerentemente con gli impegni assunti in campagna elettorale e nelle dichiarazioni programmatiche esposte al cospetto del Consiglio regionale;

  • A non effettuare, nei propri atti e nelle proprie proposte, discriminazioni tra le aziende agricole sulla base della tipologia e delle dimensioni, poiché tutte costituiscono un patrimonio dell’economia sarda e l’esistenza di realtà diverse deve essere valorizzata come un punto di forza;

  • Ad agevolare e sostenere la creazione di nuove aziende agricole e a incentivare i giovani che intendono trasferirsi nelle campagne per abitarvi e per avviare iniziative imprenditoriali;

  • A promuovere un modello di sviluppo delle zone interne della Sardegna basato sul modello toscano, con un territorio in grado di attrarre il turismo anche e soprattutto grazie all’agricoltura, agli effetti positivi che la presenza umana ha sul paesaggio nelle campagne, oltre all’attrattività delle nostre peculiari produzioni agroalimentari;

  • Ad apportare le modifiche agli strumenti di pianificazione paesaggistica che si rendono necessarie al fine di porre in essere i punti precedenti;

  • A demandare l’applicazione degli strumenti di pianificazione paesaggistica ai Comuni, al fine di rendere più efficace il controllo del territorio e di rendere i tempi di istruttoria compatibili con le esigenze delle imprese;

  • A tutelare e sostenere la qualità e la tipicità dei prodotti agroalimentari sardi sia sul mercato interno che su quelli nazionale ed estero, con investimenti in grado di assicurare un miglior livello di promozione e di penetrazione, coinvolgendo la totalità delle aziende, non solo poche fortunate selezionate con criteri tutt’altro che trasparenti come è accaduto con la costosa e inutile iniziativa ospitata a Londra dai grandi magazzini Harrods;

  • A promuovere un sistema di continuità territoriale per le merci, senza il quale i produttori sardi saranno sempre penalizzati rispetto ai concorrenti;

  • A rivedere il sistema di erogazione degli indennizzi per le calamità naturali e le epizoozie, che devono essere correttamente dimensionati ai danni subiti e immediatamente disponibili;

  • A modificare il Piano per l’erogazione delle pesti suine, prevedendo forme di incentivazione per la creazione di aziende modello in grado di veicolare il messaggio che l’adozione delle buone pratiche necessarie a evitare il contagio può avere ricadute positive sullo sviluppo dell’impresa e quindi sul suo volume d’affari;


impegna inoltre

l’Assessore regionale all’Agricoltura

  • A prendere atto delle proprie responsabilità relativamente allo stato di crisi in cui versa il comparto agrozootecnico sardo e a rassegnare le dimissioni dall’incarico, non ritenendo la sua figura adatta a porre in essere gli impegni testé affidati alla Giunta regionale.

venerdì, agosto 03, 2007

Dopo Soru, anche Prodi decide di affossare il turismo in Sardegna

I consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori, hanno presentato un’interrogazione urgente al Presidente della Regione, Renato Soru, e all’Assessore regionale agli Enti locali, Gianvalerio Sanna, sull’aumento dei canoni demaniali per le concessioni di aree marittime con finalità turistico-ricreativa e in particolare dei porticcioli turistici.

L’aumento è stato introdotto con la legge finanziaria dello Stato per il 2007 ed è pari al 300 per cento. Nel mese di luglio, l’Assessorato agli Enti locali ha inviato ai gestori dei porti turistici la richiesta di trasmettere i riscontri dell’avvenuto pagamento, confermando tale aumento. “I contratti annuali siglati dai diportisti”, fanno notare i due consiglieri nell’interrogazione, “hanno valore a partire dal 1 gennaio, pertanto allo stato attuale non è possibile intervenire con modifiche che tengano conto dell’ingente incremento dei canoni demaniali a carico dei gestori” e comunque le tariffe saranno “sensibilmente incrementate a partire dal prossimo anno in proporzione all’aumento subito dai canoni demaniali”. Tali aumenti si andranno a sommare agli effetti dell’imposta regionale sulle imbarcazioni da diporto “la quale, secondo i dati forniti da numerosi operatori, ha determinato un sensibile decremento degli approdi nell’Isola”. La finanziaria dà inoltre facoltà alle Regioni di introdurre un’addizionale pari al 100 per cento dei nuovi importi, che subirebbero così un aumento del 600 per cento rispetto allo scorso anno.

Diana e Liori chiedono dunque al Presidente e all’Assessore di riferire cosa la Giunta regionale intende fare per “tutelare il turismo diportistico, settore di vitale importanza per lo sviluppo turistico della Sardegna, messo in crisi dai costi eccessivi che i turisti si trovano a sostenere per ormeggiare le loro imbarcazioni nell’Isola” e se l’esecutivo “intende avvalersi della facoltà di introdurre l’addizionale regionale sui canoni demaniali”.



INTERROGAZIONE URGENTE DIANA – LIORI, con richiesta di risposta scritta, sull’aumento dei canoni demaniali per concessioni di aree marittime con finalità turistico-ricreativa


I sottoscritti,


PREMESSO che l’art. 1, commi 251-257, della L. 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria dello Stato), ha modificato la disciplina e gli importi dei canoni demaniali per concessioni di aree marittime con finalità turistico-ricreativa;

CONSIDERATO che, in seguito a tale modifica, gli importi dei canoni demaniali hanno subito aumenti di circa il 300%;

RAMMENTATO che in Sardegna sono in essere numerose concessioni di aree marittime con finalità turistico-ricreativa, data la spiccata propensione turistica dell’Isola;

VALUTATO che, nel mese di luglio, i servizi territoriali Demanio e patrimonio dell’Assessorato agli Enti locali hanno inviato ai titolari di concessioni relative a porticcioli turistici richiesta di trasmettere i riscontri dell’avvenuto pagamento dei canoni demaniali, confermando l’incremento degli stessi pari a circa il 300% rispetto allo scorso anno;

SOTTOLINEATO che i contratti annuali siglati dai diportisti con i gestori dei porticcioli turistici hanno valore a partire dal 1 gennaio, pertanto allo stato attuale non è possibile intervenire con modifiche che tengano conto dell’ingente incremento dei canoni demaniali a carico dei gestori;

PRESO ATTO che le tariffe dei porticcioli turistici saranno comunque sensibilmente incrementate a partire dal prossimo anno in proporzione all’aumento subito dai canoni demaniali, al fine di consentire ai gestori di fare fronte a tale adempimento;

ACCLARATO che il settore del turismo da diporto in Sardegna è messo a rischio dall’imposta regionale sulle unità da diporto, introdotta dall’art. 4 della L.R. 11 maggio 2006, n. 4, e modificata dall’art. 3 della L.R. 29 maggio 2007, n. 2, la quale, secondo i dati forniti da numerosi operatori, ha determinato un sensibile decremento degli approdi nell’Isola;

VERIFICATO che la L. 296/2006 dà inoltre facoltà alle Regioni di imporre sui canoni demaniali un’addizionale pari al 100% che, se venisse adottata, porterebbe l’aumento dei canoni al 600% rispetto allo scorso anno;


CHIEDONO DI INTERROGARE

il Presidente della Regione e l’Assessore regionale agli Enti locali

affinché riferiscano

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di tutelare il turismo diportistico, settore di vitale importanza per lo sviluppo turistico della Sardegna, messo in crisi dai costi eccessivi che i turisti si trovano a sostenere per ormeggiare le loro imbarcazioni nell’Isola;

  • Se la Giunta regionale intende avvalersi della facoltà di introdurre l’addizionale regionale sui canoni demaniali.

giovedì, agosto 02, 2007

Statutaria, pieno appoggio al referendum

Piena adesione alla campagna promossa dal comitato per il referendum confermativo sulla legge statutaria” è stata espressa dai consiglieri regionali di Alleanza Nazionale, Mario Diana e Antonello Liori. “Quanto da noi sostenuto nel corso del dibattito consiliare sul disegno di legge e le proposte da noi presentate sotto forma di emendamenti sono perfettamente in linea con le posizioni espresse stamani dal comitato referendario, cui pertanto va tutto il nostro appoggio”.

“La battaglia affinché la legge statutaria approvata dalla maggioranza che governa la Regione non sia confermata dovrà essere combattuta mettendo in campo tutte le energie disponibili”, concludono i due consiglieri. “Pertanto, ci impegnamo si da ora a sostenere e a partecipare a tutte le iniziative che saranno poste in essere dal comitato promotore”.