“Appaiono ingenerose le critiche mosse oggi dai leader sindacali alla giunta Cappellacci, che in appena tre mesi di lavoro è riuscita a stanziare ingenti risorse per affrontare le emergenze sociali della Sardegna e che sta gettando le basi delle politiche con cui, a partire dal prossimo anno, conta di affrontare i problemi strutturali che sono alla base del ritardo di sviluppo dell’Isola”, dichiara il capogruppo del Popolo Della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana, in replica alle accuse alla Giunta regionale mosse oggi dalle organizzazioni sindacali durante la conferenza stampa di presentazione dello sciopero generale del 10 luglio.
“Sono pienamente condivisibili i rilievi mossi sull’attuazione dell’Intesa Stato-Regione”, prosegue Diana, “e difatti il presidente Cappellacci si è già attivato presso il Governo nazionale ottenendo l’attivazione del tavolo tecnico per l’attuazione del documento. Per quanto riguarda invece la soluzione di problemi di più lunga data o magari determinati da cause esterne alla Sardegna come la crisi economica globale, sarebbe stato più giusto sospendere il giudizio sull’operato dell’esecutivo fino alla presentazione del Piano regionale di sviluppo e della finanziaria 2010. Se finora ci si è concentrati sulle misure emergenziali, è con tali provvedimenti che il centrodestra cercherà di dare corpo al suo progetto per il rilancio dell’Isola ed è su quelli che si aspetta sia valutata la sua azione di governo. Le parti sociali sono chiamate a contribuire a tale progetto attraverso il percorso che ha inizio con il confronto di questi giorni tra l’esecutivo, i sindacati, le associazioni di categoria e le autonomie locali”.
“L’auspicio è che la giornata di mobilitazione del 10 luglio non muti l’atteggiamento dei sindacati nei confronti della Giunta regionale”, conclude il capogruppo, “perché solo attraverso la collaborazione e l’ascolto reciproco si può pensare di mettere in campo le migliori energie per affrontare i gravi e numerosi problemi della Sardegna. Non è questo il momento delle divisioni ma della disponibilità ad assumersi responsabilità comuni nell’interesse unico dei sardi”.
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