mercoledì, agosto 08, 2007

Crisi dell'agricoltura, Foddis si dimetta

MOZIONE DIANA – ARTIZZU – LA SPISA – RANDAZZO Alberto – VARGIU – LADU – LIORI – MORO – SANNA Matteo – RASSU – LOMBARDO – CONTU – LICANDRO – SANJUST – PILERI – PETRINI – RANDAZZO Vittorio – CAPPAI – AMADU – CAPELLI – CUCCU Franco Ignazio – MILIA – PISANO – CASSANO – DEDONI – MURGIONI – GALLUS – FLORIS Mario – CHERCHI Oscar – FARIGU, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale ai sensi dei commi 2 e 3 dell’art. 54 del Regolamento consiliare, sulle gravissime inadempienze della Giunta regionale nei confronti del comparto agropastorale



PREMESSO che

  • L’agricoltura sarda attraversa la più drammatica crisi nella storia dell’autonomia regionale;

  • Gli agricoltori si trovano ad affrontare ogni giorno problemi enormi, potendo contare unicamente sulle loro forze;

  • Il numero delle imprese e degli occupati del comparto è in costante calo;

  • La capacità di penetrazione dei prodotti agroalimentari sardi sui mercati nazionali e internazionali è irrisoria, i costi di produzione sono altissimi, gli investimenti pubblici inesistenti quand’anche non si perdono a causa di una gestione irresponsabile delle risorse, essere colpiti da una calamità naturale o da una malattia delle piante o del bestiame significa, per agricoltori e allevatori, dover rinunciare per sempre all’attività;

  • Le campagne si spopolano, non nascono nuove imprese; il settore che dovrebbe e potrebbe trainare l’intera economia sarda, operando come volano di sviluppo per gli altri comparti economici, è a un passo dalla scomparsa e con esso lo sono le prospettive di sviluppo dell’intera Isola;

  • Senza l’apporto dell’agricoltura e della pastorizia, la Sardegna non potrà mai uscire dalle secche della stagnazione e della povertà;


CONSIDERATO che

  • Nella crisi del comparto agropastorale, i ritardi e le scelte sbagliate della Giunta regionale giocano un ruolo di primo piano, come dimostrano i diecimila agricoltori che il 20 marzo u.s. hanno paralizzato la città di Cagliari per un giorno intero con una manifestazione di protesta indetta dalle associazioni di categoria;

  • Quel giorno, il mondo dei campi chiedeva con forza delle risposte ai problemi vecchi e nuovi, ma gli impegni assunti dal Presidente della Regione e dall’Assessore regionale all’Agricoltura non hanno avuto alcun seguito;

  • Appare evidente che la linea politica della Giunta regionale in materia di agricoltura e allevamento va in direzione opposta rispetto agli interessi degli operatori del settore;

  • L’unico comparto legato all’agrozootecnia che gode di un sostegno da parte della Regione è quello cooperativistico, nel quale l’attuale Assessore all’Agricoltura ha conseguito brillanti risultati in qualità di dirigente;

  • Ciò non basta a giustificare un’Amministrazione regionale che dispensa ingenti risorse al mondo delle cooperative, trascurando le aziende private;


SOTTOLINEATO che

  • Le risorse che la Regione investe nell’agricoltura e nella pastorizia sono ampiamente insufficienti e per giunta programmate male, tanto che solo una minima parte riesce ad arrivare a destinazione, mentre il resto si perde, va ad alimentare i residui nel bilancio regionale o, nel caso dei fondi comunitari, viene disimpegnato e riprogrammato dalla Commissione europea a vantaggio di altre regioni;

  • 73 milioni di euro sono andati persi nel giugno scorso a causa del disimpegno dei fondi Feoga: 36 milioni di euro di fondi comunitari più le quote di cofinanziamento statali e regionali, che la Giunta regionale ha perso per non essere stata in grado di approvare le graduatorie dei bandi relativi alle misure Por 4.9 e 4.20 entro i termini prestabiliti;

  • All’enorme somma perduta si aggiunge l’incertezza in cui ancora oggi versa l’iter della progettazione integrata, con un esiguo numero di progetti approvati e nessuna certezza sulle reali prospettive di tale percorso;

  • Tutto ciò non si traduce solo nella perdita di ingenti risorse ma anche in un enorme esborso per gli agricoltori cui per partecipare ai bandi è stata richiesta la progettazione esecutiva delle opere da realizzare, non un semplice progetto di massima: migliaia di euro che chi non ha avuto la fortuna di essere finanziato, magari non per demerito suo ma semplicemente perché la Regione non può più disporre delle risorse da mettere a bando, non potrà mai recuperare;

  • Ciò è potuto accadere nonostante le ripetute segnalazioni mosse dalle associazioni di categoria fin dalle prime fasi dei bandi, che sono rimaste inascoltate;

  • Le associazioni hanno proposto procedure alternative più snelle, rapide e meno costose per gli agricoltori, di cui la Giunta regionale non ha tenuto alcun conto;

  • Un esempio emblematico dell’inadeguatezza dell’Amministrazione a gestire le procedure di spendita delle risorse comunitarie è dato dai contributi per la ricomposizione fondiaria, misura 4.19 del Por;

  • La graduatoria relativa all’annualità 2006 è stata approvata soltanto il 6 luglio u.s., mentre quella relativa all’annualità 2005 è stata approvata il 31 ottobre 2006;

  • I fondi stanziati sono dunque rimasti a lungo inutilizzati e, trattandosi di risorse comunitarie, a rischio di disimpegno;

  • Il Consiglio regionale ha respinto con voto a maggioranza, durante l’esame della L.R. 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), la proposta del gruppo consiliare di Alleanza Nazionale per l’istituzione di due fondi permanenti per finanziare gli indennizzi per le calamità naturali e per le epizoozie;

  • Solo strumenti simili possono consentire di avere indennizzi certi e rapidi, ma il Presidente della Regione ha dichiarato pubblicamente di essere contrario al sistema degli indennizzi e che, secondo lui, agricoltori e allevatori dovrebbero premunirsi contro calamità e malattie attraverso la stipulazione di polizze assicurative: un sistema comodo ed economico per la Regione, che potrebbe liberarsi del peso di dover programmare le proprie risorse in vista di eventi imprevedibili, ma che la crisi economica rende impraticabile;


VALUTATO che

  • L’incapacità di programmazione, insieme al rifiuto della concertazione, è a monte di gran parte delle scelte sbagliate o mancate dell’esecutivo;

  • Ne è la prova più lampante il Programma di sviluppo rurale 2007-2013, la cui bozza propositiva è stata adottata dalla Giunta con Del. n. 24/1 del 28 giugno 2007 e che prima di divenire operativo dovrà passare l’esame preliminare della Commissione europea e la contrattazione tra Regione e Ue: se tutto va bene, non potrà essere approvato prima di un anno; il mondo dei campi, però, non può aspettare tanto;

  • Il Piano paesaggistico regionale, adottato con Del. n. 22/3 del 24 maggio 2006, nelle intenzioni sbandierate dal Presidente della Regione sarebbe dovuto servire a frenare la speculazione edilizia sulle coste ma, lungi dal raggiungere tale scopo, sta riuscendo a trasformare le campagne sarde in un deserto;

  • Gli assurdi vincoli che impediscono quasi tutte le costruzioni nelle aziende agricole, che si trovino o meno nella fascia costiera, rendono impossibile dare vita a nuove imprese;

  • Le campagne si spopolano, i giovani che pure vorrebbero stabilirvisi vengono respinti dal muro dei divieti e scoprono quale unica alternativa l’emigrazione, mentre i prezzi delle abitazioni e degli affitti nei centri urbani salgono alle stelle;

  • Obiettivo dichiarato del Piano paesaggistico regionale è una campagna incontaminata, che non prevede la presenza dell’uomo, ma questa sarebbe una campagna abbandonata a se stessa, in balia del degrado e degli incendiari, una campagna priva di ogni tutela sotto il profilo ambientale;

  • Gli effetti negativi dell’applicazione del Piano paesaggistico regionale sono già tangibili, come dimostra il drammatico incremento degli incendi dolosi che sta caratterizzando l’estate 2007, complice anche un Piano regionale antincendi nella cui redazione la Giunta regionale ha anteposto le politiche di risparmio alla tutela del patrimonio ambientale e dell’incolumità dei cittadini;


VERIFICATO che

  • Le piccole e medie aziende del comparto zootecnico non godono di alcuna attenzione e devono affrontare da sole un mercato in cui partono penalizzate dall’insularità e dalla scarsa produttività che gli allevamenti sardi soffrono per numerose ragioni, ataviche e non;

  • Prosegue indisturbata l’importazione illegale di bestiame da macello da altri paesi europei, come i famigerati maialetti olandesi e agnelli rumeni, animali considerati di scarto dagli allevamenti di provenienza che vengono macellati nei mattatoi isolani e commercializzati come prodotti sardi, con danni gravissimi per i nostri allevatori e per l’immagine dei nostri prodotti;

  • Il Piano per l’eradicazione delle pesti suine, adottato con decreto dell’Assessore alla Sanità n. 11277/9 del 16 maggio 2007, si concentra soprattutto su misure volte a limitare l’attività venatoria mentre non è prevista alcuna forma di incentivazione per le aziende zootecniche che adottano pratiche di allevamento volte a minimizzare i rischi di contagio;


PRESO ATTO che

  • La riforma degli enti agricoli regionali, avviata con la L.R. 21 aprile 2005, n. 7 (legge finanziaria 2005), si è arenata ed è stata successivamente ‘riformata’ con una legge specifica, la L.R. 8 agosto 2006, n. 13, che risulta tuttora inapplicata;

  • Ersat Sardegna ed Era Sardegna, gli enti istituiti con il primo, abortito tentativo di riforma, continuano a esistere e, si fa per dire, a operare, in una situazione di incertezza che incide negativamente sul rapporto tra il mondo dei campi e le istituzioni regionali e sulla capacità di programmazione della Regione in materia di agricoltura e zootecnia;

  • Un’altra riforma di cui si parla da tempo ma che ancora non è approdata in Aula è quella dei consorzi di bonifica, più volte annunciata dalla Giunta regionale ed esitata dalla commissione competente;

  • L’ultima versione della proposta prevede l’esclusione delle associazioni di categoria dal governo dei consorzi, che si vorrebbe porre interamente nelle mani della politica;

  • Anche questo è un sintomo della fiducia che la Giunta regionale e la maggioranza nutrono nei confronti degli agricoltori e delle realtà che li rappresentano;

  • Nonostante le ripetute proteste da parte delle associazioni, l’Assessore all’Agricoltura assicura di non voler modificare il disegno di legge: questa è l’idea di concertazione che muove l’esecutivo regionale;

  • Intanto, gli agricoltori devono sperare che l’Assessore, nella sua infinita magnanimità, voglia di volta in volta prorogare la sospensione delle cosiddette ‘cartelle pazze’, mentre sul costo dell’acqua continua a regnare l’incertezza;


IL CONSIGLIO REGIONALE

impegna la Giunta regionale

  • A mutare drasticamente le proprie politiche in materia di agricoltura e allevamento;

  • A fare del comparto agropastorale il nucleo portante dello sviluppo economico della Sardegna, la massima priorità nelle politiche di sostegno allo sviluppo;

  • A basare la programmazione nel comparto agropastorale sulla concertazione, sull’ascolto delle istanze e delle proposte che il mondo dei campi rivolge all’esecutivo per il tramite delle associazioni di categoria, perché nessuno meglio di loro può conoscere i problemi del comparto;

  • A proporre una vera riforma degli enti regionali, che abbia un’impostazione moderna e funzionale e che istituisca un ordinamento snello ed efficiente, non fatto di carrozzoni da usare per elargire consulenze ai soliti noti o a qualche illusionista importato dal continente;

  • A rivedere profondamente le procedure per i bandi relativi ai fondi comunitari, rendendole più semplici ed economiche per i partecipanti; la progettazione esecutiva dovrà essere eseguita solo a graduatoria approvata, riducendo così le spese per la partecipazione ed evitando che le aziende debbano sobbarcarsi costi insostenibili per poi non poter neppure accedere alle risorse;

  • A rendere inoltre le procedure di cui sopra più snelle e rapide, al fine di accelerare la spendita delle risorse e liberare la Regione dalla spada di Damocle del disimpegno automatico;

  • A risarcire gli imprenditori agricoli che hanno partecipato a bandi per i quali era richiesta la presentazione di progetti esecutivi e che non sono stati ammessi al finanziamento;

  • A impegnarsi nella semplificazione e nella razionalizzazione dell’Amministrazione, coerentemente con gli impegni assunti in campagna elettorale e nelle dichiarazioni programmatiche esposte al cospetto del Consiglio regionale;

  • A non effettuare, nei propri atti e nelle proprie proposte, discriminazioni tra le aziende agricole sulla base della tipologia e delle dimensioni, poiché tutte costituiscono un patrimonio dell’economia sarda e l’esistenza di realtà diverse deve essere valorizzata come un punto di forza;

  • Ad agevolare e sostenere la creazione di nuove aziende agricole e a incentivare i giovani che intendono trasferirsi nelle campagne per abitarvi e per avviare iniziative imprenditoriali;

  • A promuovere un modello di sviluppo delle zone interne della Sardegna basato sul modello toscano, con un territorio in grado di attrarre il turismo anche e soprattutto grazie all’agricoltura, agli effetti positivi che la presenza umana ha sul paesaggio nelle campagne, oltre all’attrattività delle nostre peculiari produzioni agroalimentari;

  • Ad apportare le modifiche agli strumenti di pianificazione paesaggistica che si rendono necessarie al fine di porre in essere i punti precedenti;

  • A demandare l’applicazione degli strumenti di pianificazione paesaggistica ai Comuni, al fine di rendere più efficace il controllo del territorio e di rendere i tempi di istruttoria compatibili con le esigenze delle imprese;

  • A tutelare e sostenere la qualità e la tipicità dei prodotti agroalimentari sardi sia sul mercato interno che su quelli nazionale ed estero, con investimenti in grado di assicurare un miglior livello di promozione e di penetrazione, coinvolgendo la totalità delle aziende, non solo poche fortunate selezionate con criteri tutt’altro che trasparenti come è accaduto con la costosa e inutile iniziativa ospitata a Londra dai grandi magazzini Harrods;

  • A promuovere un sistema di continuità territoriale per le merci, senza il quale i produttori sardi saranno sempre penalizzati rispetto ai concorrenti;

  • A rivedere il sistema di erogazione degli indennizzi per le calamità naturali e le epizoozie, che devono essere correttamente dimensionati ai danni subiti e immediatamente disponibili;

  • A modificare il Piano per l’erogazione delle pesti suine, prevedendo forme di incentivazione per la creazione di aziende modello in grado di veicolare il messaggio che l’adozione delle buone pratiche necessarie a evitare il contagio può avere ricadute positive sullo sviluppo dell’impresa e quindi sul suo volume d’affari;


impegna inoltre

l’Assessore regionale all’Agricoltura

  • A prendere atto delle proprie responsabilità relativamente allo stato di crisi in cui versa il comparto agrozootecnico sardo e a rassegnare le dimissioni dall’incarico, non ritenendo la sua figura adatta a porre in essere gli impegni testé affidati alla Giunta regionale.

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