martedì, maggio 15, 2012

Fiume Santo, investimenti mancati e strani interessi in un’interpellanza sulla centrale E.On.


 “Chi sta impedendo la costruzione del quinto gruppo a carbone nella centrale elettrica di Fiume Santo?” E’ ciò che chiede, in estrema sintesi, il capogruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana, che stamani ha tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’interpellanza sulla centrale di proprietà della multinazionale tedesca E.On. presentata insieme ai colleghi Tore Amadu, Nanni Campus e Antonello Peru.
“Il quinto gruppo a carbone è un’opera che mette in gioco 700 milioni di euro ed è l’unica infrastruttura energetica di queste dimensioni (si parla di 400 MegaWatt) autorizzata in Italia”, ha spiegato Diana. “Il piano industriale presentato da E.On. quando ha rilevato la centrale da Endesa era incentrato proprio sulla realizzazione del nuovo gruppo, in cambio della quale è stato concesso l’impianto di un parco fotovoltaico da 30 MW e la proroga dei vecchi gruppi ad olio combustibile, obsoleti ed inquinanti, fino al 31 dicembre 2013, data entro la quale dovranno essere definitivamente chiusi. A ciò si sarebbero dovuti aggiungere investimenti per altri 300 milioni per bonificare le aree inquinate dall’attività dei gruppo ad olio”.
“Nonostante gli impegni assunti, E.On. ha deciso di reinvestire in Brasile gli utili realizzati in Sardegna, aprendo la raccolta di manifestazioni di interesse da gruppi industriali intenzionati a portare a termine l’investimento per la costruzione del quinto gruppo”, ha proseguito Diana. “Secondo fonti sindacali, il gruppo Clivati-Indorama, che tanto di buono ha fatto e sta facendo per il polo chimico di Ottana, avrebbe manifestato formalmente il proprio interesse, senza però ricevere una risposta positiva da parte di E.On. Eppure, poche settimane fa, il premier Mario Monti è stato in ‘pellegrinaggio’ in Asia, in cerca di investitori, quali la thailandese Indorama, interessati a realizzare opere infrastrutturali in Italia. Nel contempo, però, il ministro Corrado Passera avallava sostanzialmente l’idea che non vi debbano essere investimenti in campo energetico in Sardegna. Perché il Governo non si attiva per favorire l’ingresso di un gruppo industriale pronto ad investire per creare occupazione e dare all’Isola una prospettiva di autonomia energetica? Perché non è intervenuto presso l’esecutivo tedesco per sostenere la trattativa già avviata?”
“Sembrerebbe esserci un problema legato ad interferenze italiane”, ha ipotizzato il capogruppo. “La gestione della rete elettrica è in mano a Terna, società del gruppo Enel, che a sua volta ha importanti interessi in Sardegna. Sono stati spesi 750 milioni per realizzare l’elettrodotto Sapei, che si giustifica solo se nell’Isola si produce energia in eccesso da trasferire verso il Continente. Quando chiuderanno i gruppi ad olio combustibile, Enel diventerà l’unico soggetto operante sul mercato energetico sardo e, con le centrali chiuse, il cavo Sapei servirebbe solo ad importare energia da vendere in Sardegna”.
“Nell’Isola abbiamo sempre sofferto la dipendenza energetica dal Continente”, ha sottolineato Campus, intervenuto in conferenza stampa con gli altri firmatari dell’interpellanza, per evidenziare la necessità di puntare all’autosufficienza. “Anche l’Enel è stata matrigna quando, venti anni fa, dopo aver sperimentato l’utilizzo dell’Orimulsion, più inquinante persino dell’olio combustibile, ha abbandonato la centrale, cedendola ad Endesa, per investire altrove. Oggi, oltre che inquinanti, i due gruppi ad olio sono pericolosi, perché hanno superato il loro limite massimo di vita”.
L’interpellanza, rivolta al Presidente della Regione e all’Assessore regionale all’Industria, è stata protocollata in mattinata e, subito dopo la discussione in Aula, sarà trasformata in mozione. “Non c’è alcuna responsabilità da parte del presidente Cappellacci e dell’assessore Zedda”, tiene a rimarcare Diana, “l’interpellanza serve per sollevare il problema, ma la responsabilità è tutta di E.On. e del Governo nazionale”.



INTERPELLANZA DIANA Mario – AMADU – CAMPUS – PERU sulla realizzazione del quinto gruppo a carbone in sostituzione delle due unità ad olio combustibile nella centrale termoelettrica di Fiume Santo


I sottoscritti,

PREMESSO che il Presidente del Consiglio dei Ministri e altri membri del Governo in carica si sono recentemente prodotti in un “pellegrinaggio” nei paesi asiatici al fine di convincere governi, fondi di investimento e imprese locali ad investire nel nostro Paese per realizzare opere in grado di consentire il rilancio dell’economia nazionale e la creazione di nuova occupazione;

CONSIDERATO che la multinazionale tedesca E.On. S.p.A., proprietaria della centrale termoelettrica di Fiume Santo, è in possesso da tempo delle autorizzazioni per la realizzazione nel sito di un nuovo gruppo di produzione alimentato a carbone;

VALUTATO che la realizzazione del nuovo gruppo, che prevede un investimento di circa 700 milioni di euro, può consentire l’impiego di mille lavoratori nei cinque anni necessari alla sua costruzione e, una volta entrato a pieno regime, di oltre 150 dipendenti diretti e 250 nell’indotto;

PRESO ATTO che il nuovo gruppo a carbone, situato accanto all’elettrodotto Sapei che collega la Sardegna alla Penisola, è un’opera strategica per il sistema energetico nazionale e regionale e necessaria per il miglior impiego dello stesso Sapei, costato oltre 700 milioni di euro al nostro Paese;

RAMMENTATO che la realizzazione del nuovo gruppo a carbone consentirebbe di limitare i gravi danni ambientali causati dai gruppi ad olio combustibile tuttora attivi, sebbene obsoleti e altamente inquinanti, nella centrale di Fiume Santo;

SOTTOLINEATO che E.On. ha manifestato l’intenzione di non procedere alla realizzazione del nuovo gruppo a carbone, che gode del consenso della Regione e degli Enti locali oltre che di ricchi incentivi pubblici, dirottando in altri Paesi, come il Brasile, i propri investimenti alimentati anche dai profitti fatti in Sardegna;

ACCLARATO quanto le scelte di politica economica della Germania mettano a rischio lo sviluppo di Paesi come il nostro, che vengono peraltro richiamati alla necessità di rispettare gli accordi internazionali sottoscritti (si veda la presa di posizione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, contro la richiesta della Francia di individuare urgenti misure per lo sviluppo, così come riportata dalla stampa nazionale: “… è buona consuetudine europea che ci si attenga agli accordi che sono stati firmati”);

EVIDENZIATO che i mancati interventi per l’ammodernamento della centrale, oltre alla perdita delle opportunità predette, determineranno l’esubero di 100 dipendenti interni ed altrettanti indiretti in un’area industriale, quale quella di Porto Torres, già gravata da una gravissima crisi produttiva ed occupazionale;

VERIFICATO che E.On. non ha ancora provveduto ad eseguire la bonifica del sito, cui è tenuta da precisi obblighi di legge, rinviando così sine die la costruzione del nuovo impianto;

CONSIDERATO ALTRESI’ che la stampa locale ha riportato dell’interesse che la multinazionale thailandese Indorama Corporation, attiva nel settore della chimica industriale, insieme alla Clivati Impianti Elettrici s.r.l. (il cui impegno congiunto ha già consentito la ripresa produttiva ed occupazionale del polo chimico di Ottana), avrebbe manifestato ad E.On. relativamente alla realizzazione in sua vece del nuovo gruppo a carbone;


CHIEDONO DI INTERPELLARE
il Presidente della Regione e l’Assessore regionale all’Industria
affinché riferiscano

  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di investire i massimi livelli istituzionali affinché intervengano presso i vertici aziendali di E.On. per scongiurare il disimpegno dall’investimento già autorizzato per il sito di Fiume Santo o, in alternativa, affinché siano prese in considerazione le eventuali offerte di soggetti interessati a realizzare l’impianto al posto dell’azienda tedesca;
  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare per sollecitare al Governo italiano una presa di posizione nei confronti del Governo federale tedesco, che non perde occasione per mostrarsi attento al rispetto delle regole e degli accordi in essere, volta ad assicurare che E.On. rispetti le intese liberamente sottoscritte con la Regione Autonoma della Sardegna;
  • Se risponde al vero che l’offerta avanzata dal gruppo Indorama-Clivati sarebbe stata respinta da E.On. e, in caso affermativo, se tale rifiuto abbia indotto le due aziende a desistere definitivamente dall’iniziativa, determinando con ciò un gravissimo danno al territorio, sia in termini occupazionali che ambientali;
  • Se risponde al vero che il Ministero dello Sviluppo Economico, come riferito alle organizzazioni sindacali dalla stessa E.On., avrebbe condiviso l’intenzione dell’azienda di non costruire il nuovo gruppo a carbone, avallando di fatto il mantenimento in attività dei vecchi gruppi a olio combustibile anziché stigmatizzare il comportamento di un’azienda che non investe in un’opera così importante per l’occupazione e lo sviluppo del nostro Paese e che non avrebbe consentito di farlo ad uno dei soggetti che il Governo, con la sua missione in Asia, ha cercato di interessare;
  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare per accertare l’adeguatezza della decisione assunta da Terna S.p.A., società del gruppo Enel S.p.A., di inserire la centrale di Fiume Santo tra i cosiddetti ‘impianti essenziali’ per il sistema energetico nazionale, corrispondendo così un compenso ad E.On. indipendentemente dall’effettivo funzionamento della centrale e disincentivando di fatto gli investimenti previsti per l’ammodernamento del sito produttivo;
  • Quali misure la Giunta regionale intende adottare al fine di contrastare il comportamento dilatorio di E.On. riguardo all’esecuzione delle bonifiche ambientali nel sito della centrale.

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