venerdì, settembre 17, 2010

Crisi Epolis ed Unità, classe politica si unisca per difendere voci critiche

Destano non poca preoccupazione le notizie che provengono dal mondo dell’editoria, in particolare per quanto riguarda la crisi aziendale in cui versa il gruppo Epolis ed il ventilato ridimensionamento dell’Unità”, dichiara il capogruppo del Popolo Della Libertà in Consiglio regionale, Mario Diana.

“Un centrodestra che voglia definirsi realmente liberale deve sentire l’obbligo di intervenire in difesa della libertà di informazione, anche a tutela delle testate giornalistiche di riferimento dell’opposto schieramento politico, come è il caso dell’Unità”, argomenta Diana. “Agli aspetti strettamente occupazionali, infatti, che pure rivestono grande importanza (ed è questo il caso di Epolis, vertenza che rischia di abbattersi come un uragano su un panorama editoriale sardo già in condizioni drammatiche), si aggiungono quelli legati al ruolo di vigilanza e di stimolo che i media schierati con l’opposizione hanno nei confronti di chi sta al governo, ruolo riconosciuto come fondamentale in ogni democrazia moderna. Un centrodestra liberale non può prescindere, nella sua attività di governo, da un’opposizione di centrosinistra forte e ben rappresentata presso l’opinione pubblica; per questo, il centrosinistra non può permettersi di fare a meno del suo storico quotidiano di riferimento”.

“Ritengo pertanto necessario lanciare un appello all’intera classe politica sarda, di tutti gli schieramenti, affinché metta in campo ogni possibile soluzione per evitare che due importanti voci critiche del panorama editoriale locale e nazionale scompaiano o vedano ridimensionata la loro presenza”, conclude il capogruppo. “La Giunta regionale è già fattivamente impegnata nell’affrontare la vertenza Epolis; auspichiamo che tale impegno venga mantenuto e porti a risultati concreti, in particolare per quanto riguarda la redazione cagliaritana del gruppo, e che il centrosinistra voglia adoperarsi, anche al proprio interno, affinché il quotidiano fondato da Antonio Gramsci non chiuda le edizioni di Toscana ed Emilia Romagna”.

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