Coalizione di maggioranza in crisi, Consiglio paralizzato: è l’equazione che il centrodestra sostiene denunciando, insieme, la crisi della politica, nell’occhio del ciclone (il grillismo è un fenomeno di antipolitica allarmante), e l’impossibilità di governare. Quando, in una recente intervista, citata dall’on. Diana (An), il presidente del Consiglio, Spissu, riconosce che la maggioranza è da “ricostruire”, egli mette il dito nella piaga: le beghe del centrosinistra hanno disarmato l’organo legislativo e generano inevitabile malcontento nell’opinione pubblica. Infatti, alla resa dei conti, nei sardi cresce la delusione per le promesse fatte (il proclama elettorale di Soru), che, dopo tre anni di governo presidenziale, non sono state realizzate. La delusione rischia di coinvolgere l’intera classe politica. Soru (che a Sassari ha presentato il libro di Stella su “La Casta”) vorrebbe tirarsene fuori addossando agli altri il significato della decadenza. Ma così facendo – ha detto l’on. Diana, nel corso di una conferenza stampa – contribuisce a spaccare la sua maggioranza, a confinare tra i reprobi coloro che, nell’accesa disputa sulla leadership del Partito democratico, non lo sostengono, aggiungendo debolezza a debolezza e favorendo la paralisi del Consiglio (la maggioranza - sottolinea Diana – spesso non riesce a garantire il numero legale nelle Commissioni). Per cui sia l’aspetto istituzionale che quello politico finiscono per essere due facce della stessa medaglia.
Un Consiglio che non funziona, afferma il centrodestra, non garantisce i sardi. Per evitare d’essere accomunata nel giudizio negativo della gente, l’opposizione prende le distanze, riconosce cruciali i problemi della maggioranza, ritiene che siano difficilmente superabili e (on. Vargiu, Riformatori) chiede a Soru di dimettersi e di andare a nuove elezioni. Anche con la stessa legge elettorale, la cui modifica non sembra in cima ai pensieri del centrosinistra nonostante alcuni aspetti assai poco condivisibili (ad esempio, il listino del presidente, dove i nomi indicati sono eletti senza alcun voto popolare).
Tra il 14 (voto per il segretario del Pd, ormai una lotta a coltello) ed il 21 ottobre (voto sulla statutaria) si dovrebbe giungere all’epilogo di una vicenda politica che, ha detto l’on. La Spisa, capogruppo di Forza Italia, “si commenta da sè, scorrendo il “bollettino della Commissioni”, che riporta l il lungo elenco di leggi presentate e rimaste nel cassetto. Leggi, sottolinea La Spisa, proposte dalla giunta e dalla maggioranza, oltre che dell’opposizione, che non vanno avanti proprio per le divisioni interne di chi governa. Cita la legge sulla riforma della scuola, sul riordino delle aree industriali e dei consorzi di bonifica, sull’organizzazione degli uffici regionali, sul riordino delle agenzie. Cose importanti per il riflesso che avrebbero sull’economia sarda, rimaste al palo.
Si respira aria di Tangentopoli – sostiene l’on. Ladu (Fortza Paris) – per la crisi di sfiducia che condanna la politica. Il rapporto con la gente è scandito dai risultati, che sono affatto insufficienti, nonostante la Regione impieghi, per il rilancio economico, risorse di bilanci futuri. Tutti gli indicatori economici sono di segno negativo, rispetto al recente passato e, soprattutto, rispetto alle promesse di ieri (programma elettorale Soru).
Dunque, è necessario voltare pagina. Diventa importante – ha detto l’on. Farigu, (Nuovo Psi) – il risultato del voto referendario sulla statutaria. Se quella legge, “fatta ad personam per legittimare il potere assoluto del presidente”, verrà cassata, il giudizio dei sardi nei confronti di Soru sarà esplicito e renderà indispensabile il ricorso alle urne. In caso contrario “la follia del personaggio” minaccerà il futuro della democrazia. (adel)
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