“Chi sta impedendo la costruzione del quinto gruppo a
carbone nella centrale elettrica di Fiume Santo?” E’ ciò che
chiede, in estrema sintesi, il capogruppo del Popolo della Libertà
in Consiglio regionale, Mario Diana, che stamani ha tenuto una
conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’interpellanza
sulla centrale di proprietà della multinazionale tedesca E.On.
presentata insieme ai colleghi Tore Amadu, Nanni Campus e Antonello
Peru.
“Il quinto gruppo a carbone è un’opera che mette
in gioco 700 milioni di euro ed è l’unica infrastruttura
energetica di queste dimensioni (si parla di 400 MegaWatt)
autorizzata in Italia”, ha spiegato Diana. “Il piano industriale
presentato da E.On. quando ha rilevato la centrale da Endesa era
incentrato proprio sulla realizzazione del nuovo gruppo, in cambio
della quale è stato concesso l’impianto di un parco fotovoltaico
da 30 MW e la proroga dei vecchi gruppi ad olio combustibile,
obsoleti ed inquinanti, fino al 31 dicembre 2013, data entro la quale
dovranno essere definitivamente chiusi. A ciò si sarebbero dovuti
aggiungere investimenti per altri 300 milioni per bonificare le aree
inquinate dall’attività dei gruppo ad olio”.
“Nonostante gli impegni assunti, E.On. ha deciso di
reinvestire in Brasile gli utili realizzati in Sardegna, aprendo la
raccolta di manifestazioni di interesse da gruppi industriali
intenzionati a portare a termine l’investimento per la costruzione
del quinto gruppo”, ha proseguito Diana. “Secondo fonti
sindacali, il gruppo Clivati-Indorama, che tanto di buono ha fatto e
sta facendo per il polo chimico di Ottana, avrebbe manifestato
formalmente il proprio interesse, senza però ricevere una risposta
positiva da parte di E.On. Eppure, poche settimane fa, il premier
Mario Monti è stato in ‘pellegrinaggio’ in Asia, in cerca di
investitori, quali la thailandese Indorama, interessati a realizzare
opere infrastrutturali in Italia. Nel contempo, però, il ministro
Corrado Passera avallava sostanzialmente l’idea che non vi debbano
essere investimenti in campo energetico in Sardegna. Perché il
Governo non si attiva per favorire l’ingresso di un gruppo
industriale pronto ad investire per creare occupazione e dare
all’Isola una prospettiva di autonomia energetica? Perché non è
intervenuto presso l’esecutivo tedesco per sostenere la trattativa
già avviata?”
“Sembrerebbe esserci un problema legato ad
interferenze italiane”, ha ipotizzato il capogruppo. “La gestione
della rete elettrica è in mano a Terna, società del gruppo Enel,
che a sua volta ha importanti interessi in Sardegna. Sono stati spesi
750 milioni per realizzare l’elettrodotto Sapei, che si giustifica
solo se nell’Isola si produce energia in eccesso da trasferire
verso il Continente. Quando chiuderanno i gruppi ad olio
combustibile, Enel diventerà l’unico soggetto operante sul mercato
energetico sardo e, con le centrali chiuse, il cavo Sapei servirebbe
solo ad importare energia da vendere in Sardegna”.
“Nell’Isola abbiamo sempre sofferto la dipendenza
energetica dal Continente”, ha sottolineato Campus, intervenuto in
conferenza stampa con gli altri firmatari dell’interpellanza, per evidenziare la necessità
di puntare all’autosufficienza. “Anche l’Enel è stata matrigna
quando, venti anni fa, dopo aver sperimentato l’utilizzo
dell’Orimulsion, più inquinante persino dell’olio combustibile,
ha abbandonato la centrale, cedendola ad Endesa, per investire
altrove. Oggi, oltre che inquinanti, i due gruppi ad olio sono
pericolosi, perché hanno superato il loro limite massimo di vita”.
L’interpellanza, rivolta al Presidente della Regione
e all’Assessore regionale all’Industria, è stata protocollata in
mattinata e, subito dopo la discussione in Aula, sarà trasformata in
mozione. “Non c’è alcuna responsabilità da parte del presidente
Cappellacci e dell’assessore Zedda”, tiene a rimarcare Diana,
“l’interpellanza serve per sollevare il problema, ma la
responsabilità è tutta di E.On. e del Governo nazionale”.
INTERPELLANZA
DIANA Mario – AMADU – CAMPUS – PERU sulla
realizzazione del quinto gruppo a carbone in sostituzione delle due
unità ad olio combustibile nella centrale termoelettrica di Fiume
Santo
I
sottoscritti,
PREMESSO
che il Presidente del Consiglio dei Ministri e altri membri del
Governo in carica si sono recentemente prodotti in un
“pellegrinaggio” nei paesi asiatici al fine di convincere
governi, fondi di investimento e imprese locali ad investire nel
nostro Paese per realizzare opere in grado di consentire il rilancio
dell’economia nazionale e la creazione di nuova occupazione;
CONSIDERATO
che la multinazionale tedesca E.On. S.p.A., proprietaria della
centrale termoelettrica di Fiume Santo, è in possesso da tempo delle
autorizzazioni per la realizzazione nel sito di un nuovo gruppo di
produzione alimentato a carbone;
VALUTATO
che la realizzazione del nuovo gruppo, che prevede un investimento di
circa 700 milioni di euro, può consentire l’impiego di mille
lavoratori nei cinque anni necessari alla sua costruzione e, una
volta entrato a pieno regime, di oltre 150 dipendenti diretti e 250
nell’indotto;
PRESO
ATTO che il nuovo gruppo a carbone, situato accanto
all’elettrodotto Sapei che collega la Sardegna alla Penisola, è
un’opera strategica per il sistema energetico nazionale e regionale
e necessaria per il miglior impiego dello stesso Sapei, costato oltre
700 milioni di euro al nostro Paese;
RAMMENTATO
che la realizzazione del nuovo gruppo a carbone consentirebbe di
limitare i gravi danni ambientali causati dai gruppi ad olio
combustibile tuttora attivi, sebbene obsoleti e altamente inquinanti,
nella centrale di Fiume Santo;
SOTTOLINEATO
che E.On. ha manifestato l’intenzione di non procedere alla
realizzazione del nuovo gruppo a carbone, che gode del consenso della
Regione e degli Enti locali oltre che di ricchi incentivi pubblici,
dirottando in altri Paesi, come il Brasile, i propri investimenti
alimentati anche dai profitti fatti in Sardegna;
ACCLARATO
quanto le scelte di politica economica della Germania mettano a
rischio lo sviluppo di Paesi come il nostro, che vengono peraltro
richiamati alla necessità di rispettare gli accordi internazionali
sottoscritti (si veda la presa di posizione del presidente della
Bundesbank, Jens Weidmann, contro la richiesta della Francia di
individuare urgenti misure per lo sviluppo, così come riportata
dalla stampa nazionale: “… è buona consuetudine europea che ci
si attenga agli accordi che sono stati firmati”);
EVIDENZIATO
che i mancati interventi per l’ammodernamento della centrale,
oltre alla perdita delle opportunità predette, determineranno
l’esubero di 100 dipendenti interni ed altrettanti indiretti in
un’area industriale, quale quella di Porto Torres, già gravata da
una gravissima crisi produttiva ed occupazionale;
VERIFICATO
che E.On. non ha ancora provveduto ad eseguire la bonifica del
sito, cui è tenuta da precisi obblighi di legge, rinviando così
sine die la costruzione del nuovo impianto;
CONSIDERATO
ALTRESI’ che la stampa
locale ha riportato dell’interesse che la multinazionale
thailandese Indorama Corporation, attiva nel settore della chimica
industriale, insieme alla Clivati Impianti Elettrici s.r.l. (il cui
impegno congiunto ha già consentito la ripresa produttiva ed
occupazionale del polo chimico di Ottana), avrebbe manifestato ad
E.On. relativamente alla realizzazione in sua vece del nuovo gruppo a
carbone;
CHIEDONO
DI INTERPELLARE
il
Presidente della Regione e l’Assessore regionale all’Industria
affinché
riferiscano
Quali
misure la Giunta regionale intende adottare al fine di investire i
massimi livelli istituzionali affinché intervengano presso i
vertici aziendali di E.On. per scongiurare il disimpegno
dall’investimento già autorizzato per il sito di Fiume Santo o,
in alternativa, affinché siano prese in considerazione le eventuali
offerte di soggetti interessati a realizzare l’impianto al posto
dell’azienda tedesca;
Quali
misure la Giunta regionale intende adottare per sollecitare al
Governo italiano una presa di posizione nei confronti del Governo
federale tedesco, che non perde occasione per mostrarsi attento al
rispetto delle regole e
degli accordi in essere, volta ad assicurare che E.On. rispetti le
intese liberamente sottoscritte con la Regione Autonoma della
Sardegna;
Se
risponde al vero che l’offerta avanzata dal gruppo
Indorama-Clivati sarebbe stata respinta da E.On. e, in caso
affermativo, se tale rifiuto abbia indotto le due aziende a
desistere definitivamente dall’iniziativa, determinando con ciò
un gravissimo danno al territorio, sia in termini occupazionali che
ambientali;
Se
risponde al vero che il Ministero dello Sviluppo Economico, come
riferito alle organizzazioni sindacali dalla stessa E.On., avrebbe
condiviso l’intenzione dell’azienda di non costruire il nuovo
gruppo a carbone, avallando di fatto il mantenimento in attività
dei vecchi gruppi a olio combustibile anziché stigmatizzare il
comportamento di un’azienda che non investe in un’opera così
importante per l’occupazione e lo sviluppo del nostro Paese e che
non avrebbe consentito di farlo ad uno dei soggetti che il Governo,
con la sua missione in Asia, ha cercato di interessare;
Quali
misure la Giunta regionale intende adottare per accertare
l’adeguatezza della decisione assunta da Terna S.p.A., società
del gruppo Enel S.p.A., di inserire la centrale di Fiume Santo tra i
cosiddetti ‘impianti essenziali’ per il sistema energetico
nazionale, corrispondendo così un compenso ad E.On.
indipendentemente dall’effettivo funzionamento della centrale e
disincentivando di fatto gli investimenti previsti per
l’ammodernamento del sito produttivo;